Di Piero Cargnino

Den, quinto sovrano della I dinastia, figlio di Djet e (forse) della moglie principale la sorellastra Mer(it)neith la quale alla morte del marito subentrò come reggente in suo nome.
Questo causò probabilmente contrasti con alti funzionari di corte che si ritenevano favoriti alla successione di Djet ma nessuno dei pretendenti riuscì a prevalere su Den.
Quel poco che si conosce di Den è quanto riportato sulla Pietra di Palermo e su alcune etichette d’avorio trovate presso la sua tomba ad Abydos ed a Saqqara.
Salito al trono Den si preoccupò di intrattenere una politica di distensione verso i nomarchi del Delta per mantenerseli fedeli, a tal fine creò un apposito centro per la loro amministrazione.
Fu durante il suo regno che nacquero due nuovi simboli della sovranità che verranno poi adottati dai sovrani che lo seguirono, il primo fu la “Doppia Corona” (nebti) col significato di “Le due Signore” (Le due Potenti); il secondo è un titolo che caratterizza appieno la potenza del faraone, “Colui che appartiene al giunco ed all’ape” che in effetti rimarca che il faraone è il “Re dell’Alto e Basso Egitto”.

Un altro titolo col quale è conosciuto è quello di “uomo del deserto” assunto, probabilmente, in seguito ad una vittoriosa spedizione nel deserto del Sinai dalla quale tornò con un ingente bottino del quale facevano parte anche alcune fanciulle destinate all’harem reale.
Sposò, in qualità di regina principale, Seshemetka, dalla quale ebbe come figlio Anedjib che in seguito gli succederà al trono, ed altre due mogli Semat e Serethor.

Secondo Sesto Africano ed Eusebio di Cesarea avrebbe regnato 20 anni mentre la Pietra di Palermo gliene assegna più di 40. La cosa è più probabile in quanto si sa che al 30° anno di regno celebrò la sua prima festa giubilare (la festa Sed) mentre intorno al suo 32° anno iniziò ad intraprendere una politica di regolamentazione delle acque del Nilo, a tal proposito viene menzionata l’esecuzione di un canale per deviare l’acqua del fiume allo scopo di irrigare i campi. Va precisato che trattasi della prima opera di tale portata in Egitto.

Den muore probabilmente intorno al 2995 a.C. e, come quasi tutti i sovrani della I dinastia si fa costruire due tombe, quella ufficiale, denominata tomba T, a Umm el-Qa’ab presso Abydos ed un cenotafio nella necropoli di Saqqara numerata 3035.
Come detto a proposito del faraone Djer, nella tomba del sovrano Den venne rinvenuta l’impronta di un sigillo a rullo che riporta i glifi del nome di sua madre, Mer(it)neith preceduto da quello della dea avvoltoio Nekhbet che aveva il ruolo di protettrice del sovrano dell’Alto Egitto.

A partire dal regno di Den si inaugurò l’uso di far precedere la sala sepolcrale da uno scalone intagliato nella roccia.
Un’ultima notizia che riguarda questo sovrano è stata annunciata di recente dal Segretario di Stato egiziano per le Antichità, Mohamed Ibrahim Ali che riguarda il ritrovamento ad Abu Rawash, circa otto chilometri a nord di Giza, di una barca che risalirebbe al 3000 avanti Cristo circa, quando sull’antico Egitto regnava il faraone Den della prima dinastia, la più antica barca faraonica finora ritrovata. Si tratterebbe della barca che avrebbe dovuto traghettare il sovrano nell’aldilà. Il team dell’istituto francese di Archeologia orientale che ha ritrovato il reperto ha provveduto al suo recupero ed a curarne il trasporto al Museo egizio del Cairo per il restauro (notizia ansa).
Fonti e bibliografia:
- Maurizio Damiano, “Antico Egitto”, Electa, 2001
- Cimmino, Franco, “Dizionario delle dinastie faraoniche” – Bompiani, Milano 2003
- Edwards I.E.S. “Il dinastico antico in Egitto – Storia antica del Medio Oriente” Il Saggiatore, Milano 1972
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Einaudi, Torino 1997
- Maurizio Damiano-Appia, “Dizionario enciclopedico dell’antico Egitto e delle civiltà nubiane”, Mondadori, 1996
- Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Laterza, Bari, 1990
- Virgilio Ortega, “L’affascinante mondo dell’Antico Egitto” De Agostini, Novara, 1999