Necropoli tebane

TT38 – TOMBA DI DJESERKARASENEB

Djeserkaraseneb in geroglifici
Planimetria schematica della tomba TT38[1] [2]

Epoca:                                   XVIII Dinastia

Titolare

TitolareTitoloNecropoli[3]Dinastia/PeriodoNote[4]
DjeserkarasenebScriba, contabile del grano nei granai delle divine offerte di AmonSheikh Abd el-QurnaXVIII dinastia (Thutmosi IV)all’estremità orientale dell’area

Biografia

Ritratto del titolare di TT38, Djeserkareseneb

Djeserkaraseneb (ma anche Zeser-kha-racsonb, talvolta indicato con l’abbreviazione Djeserka), fu Scriba contabile dei granai di Amon[5] e Amministratore del Secondo Profeta di Amon; Wazronpet fu sua moglie. Suoi figli furono Menkheper, Scriba[6]; Neferhebef, anch’egli indicato come scriba e guardiano di oche; Nebse[n]y, scriba a sua volta e Supervisore dei tessitori di Amon; Nebtawi, indicata come “amata figlia e signora della casa” e Meryra, a sua volta indicata come “amata figlia”.

La tomba

TT38 è costituita da un breve corridoio, in cui sono rappresentati il defunto e la moglie in offertorio al dio Ra, che dà accesso ad un’ulteriore piccola sala trasversale in cui il defunto, la moglie ed alcuni figli sono rappresentati nell’atto di porgere fiori e bruciare incenso agli dei o, lato sud, sono seduti a banchetto[7]. In altre scene, di tipo familiare, Djeserkaraseneb assiste alla pesatura del frumento e offre libagioni alla dea dei raccolti Iside-Thermutis, mentre il prodotto, vagliato, viene deposto ai suoi piedi per l’offerta agli dei.

Donna che reca un ramo di palma con datteri

In altre scene, i figli depongono offerte di uva e datteri dinanzi al defunto ed alla moglie Wazronpet. Poco oltre Djeserkaraseneb e Wazronpet assistono ad un concerto tenuto da musiciste tra cui suonatrici di liuto, di arpa, di lira e flauto doppio (scena simile a quella esistente nella TT75)[8].

Scena di toletta femminile dalla TT38 (MET eg30.4.8)

Fonti

  1. Porter e Moss 1927,  pp. 69.
  2. Gardiner e Weigall 1913
  3. Donadoni 1999,  p. 115.
  4. Gardiner e Weigall 1913, pp. 18-19
  5. Porter e Moss 1927,  pp. 69-70.
  6. Manniche 1997, pp. 29-36.
  7. Mekhitarian 1994, pp. 1-16.

[1]      La prima numerazione delle tombe, dalla n.ro 1 alla 253, risale al 1913 con l’edizione del “Topographical Catalogue of the Private Tombs of Thebes” di Alan Gardiner e Arthur Weigall. Le tombe erano numerate in ordine di scoperta e non geografico; ugualmente in ordine cronologico di scoperta sono le tombe dalla 253 in poi.

[2]      Nella sua epoca di utilizzo, l’area era nota come “Quella di fronte al suo Signore” (con riferimento alla riva orientale, dove si trovavano le strutture dei Palazzi di residenza dei re e i templi dei principali dei) o, più semplicemente, “Occidente di Tebe”.

[3]      le Tombe dei Nobili, benché raggruppate in un’unica area, sono di fatto distribuite su più necropoli distinte.

[4]      Le note, sovente di inquadramento topografico della tomba, sono tratte dal “Topographical Catalogue” di Gardiner e Weigall, ed. 1913 e fanno perciò riferimento alla situazione del’epoca.

[5]      Il titolo completo, riportato all’interno della tomba, era: Scriba contabile dei granai di Amon, contabile del grano nel granaio delle divine offerte e dei templi che sono sotto la sua giurisdizione. Altri titoli sono ricavabili da un’iscrizione che lo indica come: “l’unico dal fidato consiglio, amato da tutti, esatto e giusto di cuore, imparziale, lodato dal suo Maestro ogni giorno, non […], servo del suo Maestro, supervisore del latte di mucca […]”.

[6]      Si tratta verosimilmente del figlio maggiore giacché in una immagine parietale è rappresentato della stessa altezza del padre e della madre.

[7]      Tale banchetto viene ritenuto “strano” poiché tutti i presenti sono giovani e mentre sono visibili bevande, specie vino, non sono rappresentati cibi. Si è perciò ipotizzato che non di un banchetto si tratti, in realtà, bensì di una rappresentazione della “Bella festa delle Valle” dedicata ad Hathor, dea della gioia, dell’ubriachezza e dell’amore.

[8]      La TT38 è stata oggetto di depredazioni in tempi alquanto recenti del ‘900, con asportazione sistematica di alcune parti dei dipinti parietali comparsi in varie mostre a livello mondiale.

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