“COSE (ANCORA PIÙ) MERAVIGLIOSE”

IL “GIOVANE MEMNONE”

Il Faraone accoglie i visitatori nella sezione del British Museum dedicata all’Antico Egitto. Con la giusta illuminazione si distinguono nettamente i due colori del granito in cui è scolpita la statua.

Si tratta della parte superiore di una statua colossale di Ramses II inizialmente posta, insieme alla sua gemella, davanti al Ramesseum. La parte inferiore della statua è rimasta in Egitto.

La base del “Giovane Memnone” ancora davanti al Ramesseum e una ricostruzione digitale della statua originale

Fu chiamato “il giovane Memnone” in onore del mitico re di persia e dell’Etiopia, figlio di Titone e di Eos, ucciso da Achille durante la guerra di Troia e che secondo Omero nell’Odissea fu “il più bello tra tutti i guerrieri che presero parte alla guerra di Troia”.

Fu quindi, in pratica, la prima opera egizia considerata “artistica” dagli inglesi, tanto da accostarla all’arte greca.

I visitatori del British Museum al cospetto di sua maestà

Ha la caratteristica di essere in granito di due tonalità (grigio e rosa); lo scultore ha sfruttato questa peculiarità scolpendo il viso nella parte più rosata per esaltarlo maggiormente.

Il sovrano indossa il classico nemes; l’ureo che adornava la fronte è andato perduto quasi del tutto. Da notare che gli ampi occhi a mandorla, in contrasto con l’iconografia classica egizia, sono leggermente inclinati verso il basso, come il Faraone divinizzato guardasse dall’alto i semplici mortali.

Lo sguardo benevolo del Faraone si posa sui suoi sudditi. Secondo Belzoni, quando vide il busto per la prima volta “aveva il viso rivolto verso il cielo, e s’avrebbe detto che egli mi sorrideva all’idea di essere trasportato in Inghilterra”
Il sorriso di Ramses finemente intagliato nel granito

L’iscrizione verticale sul retro del busto riporta i nomi ed i titoli del Faraone ed una parte della dedica ad Amon-Ra.

Anche la visione dal retro con l’iscrizione di dedica ad Amon Ra evidenzia la doppia colorazione della statua

Le dimensioni sono impressionanti: è alto 2,66 metri e supera di poco i due metri in larghezza all’altezza delle spalle. Il suo peso supera le sette tonnellate e, come abbiamo visto, la sua difficoltà di trasporto si trasformò per Belzoni nell’opportunità della sua vita. Il foro nella spalla destra della statua, infatti, sarebbe frutto del tentativo fallito da parte dei francesi di rimuovere la statua prima di Belzoni.

La testa della statua gemella ancora al Ramesseum

Tra le leggende metropolitane che accompagnano questa statua, sarebbe stata la fonte di ispirazione del poeta inglese Shelley per scrivere il sonetto “Ozymandias”:

Percy Bysshe Shelley (1792-1822). Fu anche il marito di Mary Shelley, quella di Frankenstein per intenderci

Riferimenti

  • Webster D, Giovanni Belzoni: Strongman Archaeologist, 1990
  • Belzoni GB, Narrative of the recent discoveries in Egypt and Nubia, 1835
  • De Andrade-Eggers, Discovering Ancient Egypt In Modernity: The Contribution Of An Antiquarian, Giovanni Belzoni. Herodoto, 2016
  • Zatterin M. Il gigante del Nilo, 2002
  • Sevadio G, L’italiano più famoso del mondo, Bompiani 2018

Foto: © British Museum, Londra – Wikipedia

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