Piccola Guida Turistica

LA PIRAMIDE A DOPPIA PENDENZA O ROMBOIDALE

La piramide a doppia pendenza, che presenta ancora quasi tutto il suo rivestimento originale anche se in epoca recente sono stati necessari puntelli esterni per contenere il rischio di crolli.
Essa infatti venne costruita con blocchi di pietra molto grandi ed irregolari, ed il rivestimento venne “cementato” sulla superficie per rendere più solide le pareti a rischio cedimento e per lisciarle; l’asportazione delle lastre di calcare diventava quindi molto difficoltoso e fonte di pericolo perché la struttura avrebbe potuto cedere. Foto: Silvia Vitrò

La perfezione della Grande Piramide di Giza si fonda sulle conoscenze acquisite sul campo dagli architetti di Snefru, primo faraone della IV dinastia e padre di Cheope, i quali, prima di raggiungere un buon risultato con la piramide rossa di Dahshur, incontrarono ben due fallimenti, edificandone una a Meidum crollata in breve tempo, ed un’altra di cui parlerò ora, sempre a Dahshur, che li costrinse a correggere in corso d’opera l’inclinazione delle pareti laterali, rivelatesi inidonee a garantire la stabilità dell’edificio che sorgeva su di un terreno friabile e che fin da subito iniziò a presentare pericolose crepe.

Un angolo della piramide che si sta sgretolando. Foto: Silvia Vitrò

E così la piramide, che nel progetto originario avrebbe dovuto raggiungere l’altezza di m. 128,5, arrivò alla fine a m. 104,71 per una superficie di base pari a m. 188,6.

Per salvaguardare la buona reputazione degli architetti egizi, mi preme sottolineare l’estrema complessità dell’opera, che doveva essere realizzata partendo dall’interno e quindi dalla realizzazione delle tre camere funerarie: la più bassa che rappresentava il mondo sotterraneo, quella intermedia che segnava l’assunzione al cielo del Sovrano, quella superiore che rappresentava il suo nuovo mondo.

Questa prima operazione prevedeva lo scavo di un pozzo delle dimensioni di m. 7 x 7 e profondo 22,5; il “guscio” di pietra veniva aggiunto in seguito e costruito prevedendo i corridoi d’accesso, che avevano anche la funzione di consentire l’ascesa diretta del re defunto fino alle stelle circumpolari.

La pianta della prima parte dell’interno della piramide: il corridoio giunge nelle viscere della terra da destra e sbuca nell’anticamera; a metà altezza dell’anticamera vi è l’ingresso alla camera inferiore, in faccia al quale vi è il “camino”. Quasi in cima alla volta si apre il “budello”. Le varie aperture sono oggi raggiungibili tramite torri di scale.

A questi link https://laciviltaegizia.org/…/27/la-piramide-romboidale/ e https://laciviltaegizia.org/…/la-piramide-romboidale…/ troverete interessanti articoli di Grazia Musso e Piero Cargnino su questo monumento, che segna una tappa fondamentale nel processo evolutivo che condusse dalla piramide a gradoni a quella a facce lisce.

Snefru, per la prima volta nella storia, introdusse importanti modifiche nel complesso piramidale: ne modificò l’orientamento dall’asse nord-sud, tipico della III dinastia, a quello est-ovest perchè in quel periodo cominciò ad affermarsi l’associazione tra il faraone ed il disco solare, che nasce a est e tramonta ad ovest, per poi risorgere il giorno successivo; lo arricchì con un tempio funerario ed un tempio a valle collegati da una rampa processionale; fece edificare una piramide satellite per il culto o, secondo alcuni, per la propria regina, la grande Hetepheres.

La pianta dell’interno della piramide: a sinistra la camera inferiore, dalla quale si diparte il “budello di pietra”, ossia quel serpentone che sbuca nel corridoio che conduce alla camera superiore, posta a destra. Assolutamente particolari sono quelle due costruzioni perpendicolari al corridoio, poste una prima ed una dopo il budello: si tratta di spesse saracinesche di pietra destinate a scendere diagonalmente dopo la sepoltura del Faraone ed a sigillare definitivamente la camera sepolcrale.
Il disegno della saracinesca di pietra: dopo la sepoltura sarebbe stato tolto il perno visibile sulla sinistra ed il lastrone di pietra sarebbe scivolato verso il basso incastrandosi perfettamente nel suo alloggiamento e sigillando la camera sepolcrale.

La piramide romboidale, chiusa al pubblico nel 1965 e finalmente riaperta nel 2019, ha due ingressi, uno sul lato ovest ad oltre 32 metri dal livello del suolo, che conduce alla camera sepolcrale superiore ed attualmente chiuso, ed uno su quello nord che porta a quella inferiore e da lì a quella superiore tramite un cunicolo forse scavato dagli antichi ladri; esso è posto a circa m. 12 di altezza ed è accessibile grazie una scala esterna.

Il corridoio che porta nel cuore della piramide è lungo m. 79,53 ed affonda nel sottosuolo per m. 25; esso è illuminato, dotato sia a destra che a sinistra di comodi corrimano ed è lastricato con assi sulle quali a distanza regolare sono inchiodate orizzontalmente barre di legno che impediscono di scivolare.

Peraltro è impossibile percorrerlo eretti, perchè ha sezione quadrata con lati di un metro, ed occorre procedere piegati a 90° prestando attenzione a non sbattere la testa sul soffitto e facendo una gran fatica: per questo ho preferito camminare all’indietro guardandomi i piedi ed ancorandomi ai corrimano, come si fa scendendo da una scala a pioli, risparmiandomi mal di schiena e capocciate.

Il corridoio discendente dell’ingresso sul lato nord: ho messo questa foto con la mia immagine per darvi un’idea delle dimensioni: io sono alta m. 1,60 e qui sto scendendo, applicando la tecnica “alpinistica” di cui vi ho parlato. Foto: Silvia Vitrò

Alla fine di questo corridoio il tragitto comincia a salire tramite una stretta e ripida scala di legno che immette in un vestibolo sotterraneo non rifinito con base di m. 6 x 5 metri e che si estende in altezza per m. 12; a circa m. 7 dal suolo si trova l’ingresso della camera sepolcrale inferiore, raggiungibile tramite scale di legno moderne, posizionate per facilitare i visitatori.

Alla fine del corridoio discendente, nella roccia che costituisce il basamento naturale della piramide è stato scavato questo lungo e stretto corridoio ascendente che conduce all’anticamera incompiuta, con volta aggettante; per agevolare i visitatori, è stata collocata una scalinata in legno. Foto: Silvia Vitrò
La torre di scale che permette di salire verso la cuspide della camera inferiore; guardando con attenzione si notano i lastroni aggettanti, che sporgono l’uno da quello precedente di circa quindici centimetri. Foto: Silvia Vitrò

Essa, di forma rettangolare, arriva alla notevole altezza di m. 17,30 ed è caratterizzata dalla presenza di un pozzo verticale alto m. 14 detto “il camino”, il cui uso è tuttora sconosciuto; a m. 12 dal pavimento si apre il famoso cunicolo claustrofobico non rifinito, lungo circa m. 18 e con un dislivello di 5, che la mette in comunicazione con il corridoio proveniente dall’ingresso sul lato ovest che raggiunge la camera funeraria superiore.

Il “budello di pietra” rozzamente scavato che congiunge la camera sepolcrale inferiore al corridoio che conduce a quella superiore. Foto: Leon Petrosyan
Per darvi un’idea delle dimensioni del corridoio che immette nella camera sepolcrale superiore. Foto: Leon Petrosyan

Sia l’anticamera che le camere sepolcrali hanno pareti aggettanti, ossia costituite da lastroni sovrapposti progressivamente sporgenti che costituiscono il soffitto, perché gli Egizi non conoscevano l’arco e la volta, introdotti secoli dopo dagli Etruschi; questo limite, tuttavia, non deve indurre a sminuire le loro capacità architettoniche: basti pensare che anche i Maya, la cui civiltà nacque e fiorì duemila anni dopo Snefru, si avvalevano della medesima tecnica.

L’ultima parte del corridoio che dalla facciata ovest conduce alla camera sepolcrale superiore, nella quale sbuca il “budello di pietra”. Foto: Silvia Vitrò

La camera superiore oggi è molto danneggiata e sembra quasi una grotta, in quanto i tentativi esperiti nell’antichità per alleggerire le pareti assottigliandole e la cattiva qualità della pietra utilizzata hanno fatto sì che i lastroni aggettanti si sgretolassero nel corso dei secoli.

La scalinata che permette di raggiungere il punto più alto della camera sepolcrale superiore. Foto: Silvia Vitrò

Essa, alta m. 14, era occupata da un grande catafalco in pietra recante i cartigli di Snefru e da numerose travi in legno di cedro dall’uso sconosciuto, probabilmente appartenenti al carico che il sovrano importò dal Libano al quale si fa cenno sulla Pietra di Palermo.

L’interno della camera sepolcrale superiore che ospita un catafalco in pietra (quei lastroni chiari a forma di parallelepipedo posti a sinistra).
Gli architetti provvidero a rinforzare la struttura con le grosse travi di cedro che sono ancora oggi in loco. Foto: Silvia Vitrò

La cuspide del soffitto della camera superiore; i lastroni aggettanti sono stati ridotti di spessore, si sono spezzati per il peso e si sono in più parti frantumati, al punto che la volta ha perso completamente il suo elegante aspetto originario. Per evitare crolli gli egizi avevano posizionato anche quel grosso palo di cedro che si nota al centro ed avevano in più punti riparato le crepe con la malta. I costruttori di Snefru avevano fatto un buon lavoro, visto che i rattoppi sono ancora in essere dopo 4.500 anni, ma il sovrano preferì non fidarsi della solidità dell’edificio e dispose che si costruisse una nuova piramide…. immagino il disappunto degli architetti e delle maestranze, ammesso che siano riusciti a sfuggire all’ira del Faraone! Foto: Silvia Vitrò

Un’ampia crepa nella struttura puntellata con l’utilizzo delle solite travi di cedro. Foto: Leon Petrosyan

Tuttavia nella piramide non sono stati rinvenuti resti di sepoltura, per cui gli studiosi tendono ad escludere che sia stata utilizzata in quanto troppo instabile e piena di crepe dovute all’assestamento del terreno, stuccate con malta gessosa ed ancora oggi visibili.

La visita alle camere funerarie è molto suggestiva ma sinceramente non alla portata di tutti, perché è faticosa (non dimentichiamo, oltre al numero esagerato di gradini, il caldo e il minimo ricambio d’aria), i cunicoli che permettono di raggiungerla sono molto bassi e un tratto è claustrofobico perché si restringe al punto che bisogna quasi procedere carponi: non avrei rinunciato per niente al mondo, ma quando mi sono trovata davanti a quel buco….avrei voluto pesare una ventina di chili in meno!

Una turista inglese entrata con noi è stata presa dal panico al momento di uscire e si è bloccata nella piazzola antistante quel budello di pietra senza trovare il coraggio di entrarvi; per fortuna siamo riuscite a calmarla e con pazienza, un passo alla volta, l’abbiamo scortata fino a quando non ha ripreso sicurezza vedendo la luce del sole alla fine del tunnel.

Ad ogni modo, se appena il fisico ve lo consente e non soffrite negli ambienti chiusi, portatevi abbondanti scorte d’acqua e non perdetevi questa avventura quasi in solitaria: le emozioni che si provano rispetto alla visita delle piramidi di Cheope e Chefren, al cui interno si creano due file ininterrotte di turisti in entrata ed in uscita, sono decisamente differenti.

FONTI:

FOTOGRAFIE di Silvia Vitrò e Leon Petrosyan

PIANTINE da https://it.wikipedia.org/wiki/Piramide_romboidale

DISEGNO DELLA SARACINESCA DI PIETRA da https://commons.wikimedia.org/…/Category:Interior_of…

Lascia un commento