ED IL TEMPIO FUNERARIO DELLA PIRAMIDE ROMBOIDALE
Di Luisa Bovitutti

La nostra visita al sito piramidale prosegue lungo il suo perimetro esterno; essa era racchiusa da un ampio recinto quadrato, con lato di m. 299 circa, del quale sopravvivono solo tracce; sul lato sud, a m. 52 di distanza sorge una piramide satellite con rivestimento in calcare bianco oggi praticamente scomparso, sebbene il nucleo dell’edificio sia ancora in buone condizioni.

Essa doveva essere alta m. 26,00 ed aveva una base quadrata con lato di m. 52,80; era destinata al culto o forse alla sepoltura della regina Hetepheres, moglie di Snefru, poi probabilmente traslata con il suo sontuoso corredo funerario in una tomba accanto alla piramide del figlio Cheope a Giza.
Questa costruzione fu inventariata da Lepsius come LVII ed è da poco visitabile in quanto il cunicolo interno è stato liberato dalla sabbia che vi era filtrata nel corso dei millenni; naturalmente Silvia ed io non ci siamo fatte sfuggire l’occasione e siamo scese lungo il corridoio che arriva sotto il livello del suolo per poi risalire e sbucare in una modesta camera a volta aggettante alta m. 7, all’interno della quale gli archeologi trovarono solo cocci di vasi.


Sul lato nord della piramide principale sorgeva un luogo di culto di cui restano pochissime vestigia; ad est, invece, è ben riconoscibile la pianta del tempio funerario, costituito da una cappella per le offerte e da alcuni locali annessi circondati da un muro di mattoni crudi; qui terminava la rampa processionale che iniziava al tempio a valle.

All’interno della cappella si elevavano due stele in calcare alte almeno nove metri iscritte con la titolatura del sovrano, oggi ridotte all’altezza di un paio di metri; tra di esse si trova un altare in calcare, sotto il quale c’è ancora la tavola per le offerte in alabastro con la forma del geroglifico hotep.


Ci ha suggerito una delle guardie che sorveglia l’area di inginocchiarci sulla tavola appoggiando in modo reverente la fronte sull’incavo che rappresenta il pane, perché questo semplice rito ci avrebbe portato fortuna…. a noi non so, a lui certamente sì, perché poi ci ha regalato in gran segreto un pezzetto di alabastro, si è soffermato a chiacchierare con noi e si è guadagnato un buon bakshish, che lo aiuterà a mantenere i suoi tre bambini.

Per ulteriori notizie, leggete sul nostro sito il bell’articolo di Grazia Musso, a questo link: https://laciviltaegizia.org/?s=piramide+di+amenemhat+III

Oltre a quelle già citate nel primo post su Dahshur, ho consultato le seguenti fonti: