Piccola Guida Turistica

LA MASTABA DI TI

L’ingresso a pilastri che immette nel cortile porticato della mastaba
Foto mia

Usciti dal Serapeum ripercorriamo a ritroso per un breve tratto il Viale delle Sfingi per poi svoltare a sinistra e seguire la strada verso la mastaba di Ti e della sua famiglia (la moglie Neferhetepes e i suoi quattro figli), che sorge a circa cento metri a nord ovest dalla Piramide a gradoni; la visita è irrinunciabile anche se ci siamo già stati perchè è ricca di dettagli e si scoprono sempre scene nuove.

La statua di Ti visibile attraverso la fessura del serdab.
Foto mia

Essa fu scoperta da Mariette nel 1860 e si trova sotto il livello del suolo perchè nel corso dei secoli è stata sepolta dalla sabbia che l’ha preservata in ottime condizioni; pur essendo molto più piccola di quella di Mereruka è di grande impatto perchè ha ancora il cortile porticato antistante ed il serdab ed i rilievi ancora in buona parte integri su buona parte delle pareti.

Uno dei corridoi riccamente decorati.
FOTO DI ALDO VITRO’

Vi entriamo con reverenza ed attraversato il cortile veniamo accolti dallo stesso Ti (più esattamente dal suo Ka), che da 4.500 anni in forma di statua osserva il visitatore da una lunga fessura del serdab posto sull’angolo destro in fondo al portico: guardate sul nostro sito a questo link: https://laciviltaegizia.org/2023/11/10/serdab-statue-of-ti/ e troverete una notevole immagine di questa statua scattata e commentata da Jacqueline Engel.

Una delle false porte di Ti
FOTO DI SILVIA VITRO’

Egli sembra sorvegliare attentamente chi osa presentarsi al suo cospetto e nella sua fissità ha un atteggiamento altero: visti il suo potere e la sua ricchezza poteva ben permetterselo!

La cattura degli uccelli con la rete.
Nel registro in basso si vede il sovrintendente che dà il segnale di tirare la fune per chiudere la rete.
FOTO MIA
La cattura degli uccelli con la rete: gli uomini a terra, al segnale del loro capo, in piedi, tirano energicamente le funi per far richiudere la rete sugli uccelli che vi si sono posati.
FOTO MIA

Ti infatti era un altissimo funzionario che visse verso la metà della V dinastia, salì i gradini della sua strepitosa carriera al servizio di quattro sovrani (Neferirkara Kakai, Shepseskara, Neferefra e Niuserra) e pur non essendo di nobili origini sposò la principessa reale Neferhetepes. Nella mastaba sono scolpiti i suoi numerosi titoli sia civili che religiosi, che ne testimoniano la posizione sociale molto elevata e la grande influenza che gli derivava dalla vicinanza con il re: era definito, tra l’altro, “Amico Unico del Faraone”, “Amministratore del palazzo”, “Capo dei parrucchieri del re”, “Sacerdote ritualista” e risulta essere stato fu sovrintendente delle piramidi di Neferirkare e Niuserre e dei templi solari di Sahure e Neferefra.

Dopo aver falciato il grano, i contadini preparano ed ammucchiano i covoni (sotto) e poi, dopo averli messi nei sacchi hanno caricato gli asini per il trasporto. Un sacco è caduto a terra e gli uomini stanno cercando di rimetterlo sulla groppa del povero animale. Delizioso è l’asinello davanti alla fila che precede la madre (sopra).
Foto di Kairoinfo4u, da Flickr

Le parte ipogea della tomba, che si raggiunge da una scala nel centro del cortile, non è visitabile, ma i due corridoi interni, l’ambiente successivo e la cappella per le offerte, interamente decorate, portano il visitatore a fare un viaggio a ritroso nel tempo, ricostruendo come in un gigantesco diorama la vita che si svolgeva lungo le rive del Nilo nel corso della V dinastia.

Tre contadini dissodano il terreno con la zappa e dietro di loro un terzo semina.
Foto di Kairoinfo4u, da Flickr

Ti appare in tutta la sua grandezza (non solo metaforica, in quanto è raffigurato in dimensioni reali accanto agli altri personaggi minuscoli) mentre osserva il lavoro dei suoi servi (contadini, mandriani, macellai, carpentieri navali, scultori, ebanisti, vasai, orafi….) e le processioni di offerte che provengono dai suoi domini.

Gli impiegati amministrativi di Ti: uno scriba con in mano il suo materiale scrittorio ed altri due con il loro papiro già compilato (o da compilare).
Foto di kairoinfo4u, da Flickr

Anche con riferimento alla Mastaba di Ti mi limiterò a proporvi alcune tra le foto che ho scattato, non bellissime perchè gli ambienti sono lunghi e stretti e poco illuminati: sul nostro sito, al link seguente, potrete trovare un dettagliatissimo articolo scritto da Andrea Petta e Grazia Musso, con un bel repertorio fotografico https://laciviltaegizia.org/2021/03/06/la-mastaba-di-ti/

I mandriani guadano il Nilo con la mandria. Il fiume è rappresentato come una striscia blu. caratterizzata da incisioni a zig zag, che danno l’impressione del movimento e del fluire dell’acqua.
FOTO DI KAIROINFO4U DA FLICKR

Entrando nella mastaba di Ti l’occhio del visitatore è catturato dalla magnificenza del complesso architettonico e dall’insieme delle immagini, che coprono interamente le alte pareti, ma spesso gli sfuggono mille piccoli particolari di una suggestività unica.

Ne ho trovati alcuni in rete, che vi propongo qui: la scena con l’asino in primo piano è proprio divertente!

Questa scena divertente descrive gli sforzi dei contadini per convincere un asino recalcitrante a lasciarsi caricare con i covoni di grano da portare verso i magazzini.
Sulla sinistra un servo ha in mano un sacco enorme pieno di covoni, che sembra uno scudo verticale, che dovrà essere caricato sul dorso dell’asino. Il conducente dell’animale, davanti a lui, sembra avere fretta ed è irritato perchè l’asino è recalcitrante, gli afferra con la mano sinistra la zampa anteriore destra tesa mentre con la mano destra gli torce l’orecchio, esclamando: “Accettalo!” (il carico).
L’uomo dietro è ancora più furioso e sta per colpire con il suo bastone il povero somarello, insultandolo pesantemente: “Indossalo (il sacco), stronzo!”.
FOTO DA OSIRISNET
Questa scena è tenerissima: il somarello precede la fila degli asini che trasportano i sacchi di grano per stare vicino alla sua mamma, che è la prima del gruppo.
FOTO DA OSIRISNET
Il supervisore bastonato: gli egizi erano molto ironici, e spesso aggiungevano scene simpatiche alle decorazioni parietali, rese ancora più vivide dall’aggiunta di frasi illustrative, come se fossero dei fumetti. Questa scena, nella quale si vede “Il guardiano Iunenek” che bastona un “Capo del magazzino” forse è stata inserita dallo stesso decoratore della parete per vendicarsi di quest’ultimo che a sua volta lo aveva percosso.
FOTO DA OSIRISNET
L’offerente: questa giovane proviene da una delle fattorie di Ti, e porta i prodotti delle sue terre. Indossa un lungo abito trasparenti sbracciato, bracciali ai polsi ed un bel collare a più fili. Con un braccio sorregge sulla testa un cestino pieno di frutta e con l’altra tiene in braccio un piccolo di gazzella.
FOTO: DA TUMBLR

Vi trascrivo anche un breve frammento tratto dalla cronaca di viaggio di Amelia Edwards, l’egittologa inglese di cui vi ho già parlato, che ci dà un’idea delle sensazioni suscitate dalla tomba all’indomani della sua scoperta, non dissimili da quelle che ancora oggi offre ai visitatori.

FONTI:

  • OSIRISNET
  • EDWARDS A., A thousand miles up the Nile, 1831, cit.

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