Di Luisa Bovitutti
Menfi fu forse la più grande e splendida metropoli del suo tempo, caratterizzata da grandiosi templi, magnifici palazzi, estesi edifici amministrativi e sontuose residenze private; nel periodo della sua massima estensione essa raggiunse probabilmente i centomila abitanti ed oltre ad essere stata per lungo tempo la capitale del regno fu fino al II secolo d. C. un importante centro commerciale e religioso che attirava moltissimi mercanti e pellegrini.

Oggi della gloria passata non rimangono che modeste tracce per lo più risalenti al Nuovo Regno, al Periodo Tardo ed al Periodo Romano, site nei pressi del villaggio di Mit Rahina, dove alcune statue e frammenti calcarei scolpiti sono esposti in un piccolo museo e nel parchetto limitrofo.
Di ritorno al Cairo ci fermiamo brevemente, più che altro per rendere omaggio a quella che fu la prima capitale delle Due terre unite.
Menfi venne edificata alla fine del quarto millennio a. C. all’ingresso del Delta del Nilo, in una zona insolitamente stretta della valle già abitata fin dal neolitico, dalla quale il Sovrano poteva controllare gli accessi fluviali al Delta ed al Mediterraneo e le numerose rotte commerciali che attraversavano il deserto collegando le oasi del Sahara al Mar Rosso.

Ricostruzione di Jean Claude Golvin, a questo link: https://jeanclaudegolvin.com/en/memphis/
Il fondatore della città fu probabilmente Narmer (chiamato anche Menes), primo sovrano dell’Egitto unificato, tant’è che nella regione si sono ritrovate molte tombe di alti dignitari vissuti durante la I dinastia; il nucleo originario dell’insediamento fu una cittadella fortificata protodinastica simile al complesso funerario di Djoser, costruita in mattoni di fango e circondata da un’imponente cerchia di mura e forseda un canale collegato al Nilo edospitante templi, cortili cerimoniali, palazzi e caserme.

Manetone riferisce che il nome più antico dell’insediamento fu “inb-HD” ossia “muri bianchi”, dal nome della cinta muraria in mattoni crudi intonacati di bianco o rivestita di calcare scintillante al sole, che racchiudeva anche il complesso del Tempio di Ptah, ossia la “Casa del Ka di Ptah” (Hut-KA-ptH) che divenne in seguito sinonimo dell’intero paese (Hutkaptah = Aegypto – Egitto).
Alla fine della VI dinastia la città mutò nuovamente il nome in Mn-nfr (“Il duraturo e bello” o “La perfezione è stabile”, tradotto in Memphis dai greci) dal nome del vicino complesso piramidale del sovrano Pepi I che finì per designare tutta la zona.

La città dell’Antico Regno si espanse intorno al nucleo protodinastico a nord di Mit Rahina, vicino alle tombe della I dinastia; in seguito si spostò verso il villaggio in conseguenza dei cambiamenti del corso del Nilo.
Probabilmente fin da allora nella città si trovavano le principali officine reali, con certezza esistite nel Nuovo Regno in quanto documentate da una serie di iscrizioni e fiorenti in epoca tolemaica e romana così come emerge dal ritrovamento di laboratori artigiani e dalla datazione delle ceramiche e degli utensili da cucina in essi rinvenuti in loco dal 2001 ad oggi dalla prof. Galina Belova e dal team del Centro per gli Studi Egittologici dell’Accademia Russa delle Scienze di Mosca.
Menfi divenne subito il centro amministrativo del regno ed acquisì il ruolo di capitale probabilmente con Djoser, che scelse la vicina Sakkara come sede del suo complesso funerario e della sua rivoluzionaria piramide a gradoni; con Userkaf, primo re della V dinastia, la città ebbe uno sviluppo notevole grazie all’edificazione del grandioso tempio in onore del dio Ptah, protettore della città, nonostante il sovrano avesse spostato la necropoli reale ad Abusir ed avesse privilegiato il culto di Ra edificando il primo di una serie di templi solari.
Verso la fine della VI dinastia, in conseguenza del lunghissimo regno di Pepi II, per troppi anni incapace di governare con autorevolezza, il potere centrale cominciò a sgretolarsi ed i nomarchi locali iniziarono a governare in modo indipendente, segnando il tramonto dell’Antico Regno e l’inizio del Primo periodo intermedio.
Nonostante l’incerta situazione politica interna ed il trasferimento della capitale ad Eracleopoli intervenuto tra l’VIII e la IX dinastia, Menfi mantenne il suo prestigio come luogo di culto e lo protrasse anche nel corso del Medio Regno sebbene Mentuhotep II, tebano vincitore della guerra promossa dai suoi predecessori contro i re di Eracleopoli l’avesse spogliata delle sue ricchezze portandole a Tebe, divenuta nuova capitale delle Due Terre.

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Nel Secondo Periodo Intermedio il Basso Egitto venne conquistato dagli Hyksos che depredarono nuovamente Menfi per abbellire Avaris, scelta come loro capitale.
Con la cacciata degli invasori e la riunificazione dell’Egitto ad opera di Ahmose I ebbe inizio il Nuovo Regno: Tebe divenne il cuore politico delle Due Terre regno mentre Menfi rifiorì come centro religioso e commerciale, mantenendo il suo prestigio anche sotto la dominazione assira, persiana, macedone e romana, pur essendo stata offuscata dallo splendore di Alessandria, trasformata da Tolomeo II in un centro culturale di primaria importanza attraverso la realizzazione della grande biblioteca e dell’università.
Menfi sopravvisse fino al II secolo d.C. quando con l’ascesa del cristianesimo il suo astro tramontò definitivamente in quanto i templi e i santuari cessarono di essere frequentati ed andò in rovina; nel VII secolo d.C., epoca dell’invasione araba i suoi edifici vennero smantellati per riutilizzare i pregiati materiali per la costruzione di Fustat, prima capitale dell’Egitto islamico, assorbita poi dal moderno Cairo.

Oggi il sito è stato incluso dall’UNESCO nella lista del patrimonio mondiale nel 1979 d.C. come luogo di speciale significato culturale; nonostante ciò Menfi è una città ancora oggi poco investigata, perchè la pianura alluvionale tra il Nilo e Sakkara dove essa sorgeva è oggi sede di campi coltivati, di palmeti, di moderni agglomerati abitativi (il villaggio di Mit Rahina ed i suoi sobborghi) e di strutture turistiche che rendono difficoltosi o addirittura precludono gli scavi.
Solo nel 1985 è stato possibile stabilire con esattezza la posizione del tempio di Ptah e dell’originario insediamento umano, e fino a pochi anni orsono erano stati riportati alla luce solo modesti resti di un tempio del Nuovo Regno forse dedicato al culto di Ramesse II, le vestigia dei palazzi di Merenptah e di Apries (Haaibra Wahibra, sovrano della XXVI dinastia), il famoso colosso di Ramesse II in calcare siliceo ed una grande sfinge in alabastro che in origine doveva trovarsi all’ingresso del tempio di Ptah insieme a numerose altre.
Il nucleo protodinastico dell’insediamento sembrava perduto in quanto in zona non era mai stata trovata alcuna struttura di data anteriore al Medio Regno, sia per l’importante innalzamento della pianura dovuto al limo depositato nei millenni dalla piena del Nilo, sia per il cambiamento del corso del fiume.
Nel 2015 il Centro per gli Studi Egittologici dell’Accademia Russa delle Scienze di Mosca che sotto la guida della Prof. Galina Belova dal 2001 sta scavando a Menfi ha tuttavia effettuato una notevole scoperta nell’area chiamata Kom Tuman, portando alla luce oltre le fondamenta di un massiccio muro difensivo, largo ben otto metri e rivestito su entrambi i lati con un intonaco a base di calcare dallo spessore medio di 5 cm che alla luce del sole appare bianco.
Dopo avere analizzato i riferimenti testuali alla città più antica ed averli confrontati con le testimonianze archeologiche, la prof. Belova è giunta alla conclusione (confermata e condivisa dal ministero delle Antichità egiziano) che si tratti del leggendario “muro bianco” e che Kom Tuman potrebbe essere l’ubicazione dell’antica fortezza egizia, ancora esistente nel 130 d. C. in occasione della visita in Egitto dell’imperatore Adriano e di Antinoo.

FOTO A QUESTO LINK: https://www.researchgate.net/…/319618302_Kom_Tuman… di G. Belova e di S. V. Ivanov.
In effetti nel rapporto di scavo relativo al 2021 si legge che il muro, tutto intonacato di bianco faceva parte di un massiccio bastione posto a difesa di un grande edificio ad uso militare in uso ancora quantomeno all’epoca persiana; i numerosi strati rinvenuti nell’area hanno testimoniato che l’edificio originario era molto risalente nel tempo e che quello più esterno venne edificato probabilmente nel Nuovo Regno.
La prosecuzione degli scavi non è stata semplice, in quanto si è reso necessario demolire degli edifici moderni ed affrontare l’ostilità della popolazione, al punto che la polizia turistica e il dipartimento di sicurezza di Giza hanno dovuto intensificare la protezione del sito e degli egittologi.
Le varie campagne di scavo hanno inoltre permesso di rinvenire laboratori per la lavorazione del vetro, della maiolica e del rame contenenti fornaci in buone condizioni, crogioli con resti di pigmento blu sulle superfici interne e grumi di pigmento utilizzati per la realizzazione del “blu egizio”, frammenti di vasi in maiolica, amuleti, figurine e stampi in terracotta per la loro produzione, mole, martelli e pietre per lucidare, pesi di varie misure, resti di forni fusori per il rame, oggetti difettosi in leghe di rame e scorie derivanti dalla fusione del rame.

FOTO A QUESTO LINK: https://www.researchgate.net/…/319618302_Kom_Tuman… di G. Belova e di S. V. Ivanov.
Insieme alle ceramiche di produzione locale ne sono state rinvenute anche altre provenienti dalla Grecia ed anfore cnidie del IV e III secolo a.C..
Nel corso delle campagne successive al 2015 sono continuati a Kom Tuman gli scavi delle rovine del Palazzo di Apries, già noti nel 1909 ed identificati come tali da F. Petrie, e sono venuti alla luce molteplici ambienti; sono stati inoltre iniziati i lavori in un’area denominata “Zona del Tempio” in quanto caratterizzata da numerosi blocchi isolati di granito e pietra calcarea che di solito sono associati ai templi.
Inoltre gli anziani del luogo ricordavano che quando erano giovani si potevano ancora notare enormi colonne affondate nel terreno; nel 2021 inoltre sono stati ritrovati nello strato più recente del terreno frammenti di blocchi con iscrizioni geroglifiche che segnalano l’antica esistenza di un grande edificio, forse il tempio di Mitra citato nelle fonti scritte che lo collocano proprio in questa zona.

Foto di pubblico dominio
FONTI:
- https://french.memphistours.com/…/wiki/la-ville-de-memphis
- VERNER M., Memphis: il muro bianco, a questo link: https://www.universitypressscholarship.com/…/upso…
- MARK J. J., Menfi (antico Egitto), a questo link:
https://www.worldhistory.org/Memphis_(Ancient_Egypt)/ - https://www.ucl.ac.uk/…/digital…/memphis/background.html
- https://www.arce.org/event/galina-belova-white-walls-memphis
- https://www.journeytoegypt.com/en/blog/memphis-egypt
- https://isaw.nyu.edu/…/2019/mystery-of-the-white-walls
- https://www.researchgate.net/…/319618302_Kom_Tuman… di G. Belova e di S. V. Ivanov.
- https://www.researchgate.net/…/640ae4f666f8522c38936bf3/