Autentici falsi

LE “MERAVIGLIE” DI HERACLEION

Da qualche tempo sono riapparsi post su Heracleion-Thonis, la città sommersa di fronte ad Alessandria d’Egitto.

Eh sì, perché la rete funziona così: qualcuno pubblica una bufala acchiappa like e, a pioggia, molti riprendono la notizia, arricchendola di informazioni assurde ed inventate di sana pianta.

Generalmente, io commento i post che riportano notizie fake cercando di correggere le falsità riportate. Questo è successo recentemente su questa notizia e la reazione è stata:

– sono stata bannata e i miei commenti cancellati

– Sono stata totalmente ignorata e le informazioni false rimaste come tali

– Sono stata contraddetta cercando di dimostrare il contrario

Poiché circolano molte informazioni false e l’intelligenza artificiale si nutre di esse, quest’ultima, se interrogata, essendo le informazioni false più numerose delle informazioni corrette, ripeterà le notizie false. Ecco perché è importante correggere tali notizie.

Questo improbabile faraone viene spacciato come esistente al largo di Alessandria anche da tour operators egiziani. Si tratta invece di un museo subacqueo in Crimea
https://chroniclesofukraine.quora.com/Underwater-Museum…
https://www.greenme.it/…/europa/museo-sottomarino-russia/

Ritorniamo adesso su Heracleion-Thonis. I resti della città, che vide il periodo di massima prosperità tra il VI e IV secolo a.C, si trovano a circa 2,5 km dalla costa, nella baia di Abu Qir, non distante da Alessandria.

Affondò nel VI o VII secolo d.C a causa di grandi terremoti o inondazioni.

Fu riscoperta nel 2000 dall’archeologo subacqueo francese Franck Goddio. Gran parte dei reperti scoperti si trovano oggi al Museo Archeologico di Alessandria.

Ed eccoci ora ai reperti spacciati come originali. I bufalari calcano la mano identificando Heracleion come Atlantide, ovviamente.

Tra le foto fake, quelle che mi fanno più sorridere sono

– il fantastico leone con la zampa appoggiata sul mondo (eh già perché gli egizi rappresentavano già il mondo come un globo 😁…) che appartiene in realtà ad un cimitero subacqueo americano

Leone con il globo terrestre, ovviamente non egizio.
Questo gruppo scultoreo si trova nel Neptune Memorial Reef,in Florida.
https://www.deeperblue.com/neptune-memorial-


– Il tempio sommerso, ovviamente quasi totalmente intatto, che invece altro non è che l’immagine di un videogioco, Assassin’s Creed Origins (illustrato anche nella nostra pagina ma con la dicitura che tutte le immagini provengono dal videogioco…https://laciviltaegizia.org/2023/08/10/heracleion/)

Autentici falsi

IL PAPIRO TULLI, THUTMOSE III E GLI UFO

Nel 1934 , Alberto Tulli, allora direttore del Pontificio Museo del Vaticano, scovò sulla bancarella di un antiquario del Cairo un prezioso papiro, scritto in ieratico.

Tulli non poté acquistarlo a causa del prezzo elevato ma gli fu concesso di copiarlo per studiarlo ed eventualmente concluderne l’acquisto.

Nella trascrizione del testo in geroglifico fu coinvolto anche l ‘abate Étienne Drioton, direttore del Museo egizio del Cairo.

Il papiro datato all’anno 22 del Faraone Thutmosis III, raccontava di cerchi di fuoco apparsi in cielo ed altri fenomeni inspiegabili quali pesci e uccelli piovuti a terra, ma risultava incompleto in alcune parti “strategiche”.

Gli ufologi dell’epoca si scatenarono ed usarono il papiro come prova dei contatti di civiltà aliene con il nostro pianeta. Tra gli ufologi che ne parlarono il principe Boris de Rachewiltz, che affermò di aver analizzato e tradotto il papiro.

Wikipedia ci racconta che “La notizia arrivò in Italia nel 1963 per mezzo di Solas Boncompagni, un clipeologo (studioso degli UFOnell’antichità) che pubblicò sulla rivista Clypeus una diversa traduzione annotata del testo in italiano.In questa versione della storia troviamo il particolare del mancato acquisto del papiro originale, che sarebbe stato semplicemente ricopiato dal professor Tulli. Boncompagni scriverà poi in un articolo del 1995 che nella sua nuova traduzione aveva “cercato di interpretare anche le molte lacune dovute a cancellature che figuravano nella traduzione stessa”.

Il papiro nel frattempo era introvabile e, nonostante le teorie complottistiche che vedevano coinvolti ambienti del Vaticano, nel 1968 l’ispettore del Museo Gregoriano Egizio, mons. dott. Gianfranco Nolli, comunicò laconicamente che il papiro non era di proprietà del Museo ed era sostanzialmente disperso, forse dagli eredi Tulli.

Nell’aprile 2006 Franco Bussino di Egittologia.net analizzò il testo del papiro e scoprì che molti passaggi riportavano intere porzioni di papiri riportati dall’Egyptian Grammar di Alan Gardiner pubblicata nel 1927, inclusi due errori di trascrizione.

Il papiro quindi si rivelò una sofisticata bufala, copia di vari papiri, che per anni aveva ingannato ufologi improvvisatisi egittologi.

Fonti

Qui un bel racconto dell’ intricata vicenda da parte di Nicola Reggiani, dottore di ricerca in Storia e cultore della materia in Storia Greca presso l’Università degli Studi di Parma:

https://samgha.wordpress.com/…/lo-strano-caso-del…/

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Papiro_Tulli

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IL PASSAPORTO DI RAMSES II

Qui il falso non è l’immagine inserita nello “pseudo passaporto” ma lo è il passaporto stesso.

Il documento che sostiene di essere il passaporto è stata originariamente pubblicato sul sito archeologico Heritage Daily.

La parte iniziale dell’ articolo: Il passaporto di Ramesse II

“ Ramesse II, noto anche come Ramesse il Grande, fu il terzo faraone della diciannovesima dinastia egizia.

Nel 1976, ai suoi resti fu rilasciato un passaporto egiziano (quasi 3mila anni dopo la sua morte) affinché potesse essere trasportato a Parigi per un trattamento irradiato per prevenire la crescita di funghi “….

Alla fine dell’articolo una citazione precisa:

Immagine di intestazione – Creazione del passaporto da parte di un artista – L’immagine è a scopo rappresentativo – Il passaporto vero e proprio non è disponibile al pubblico.

Il particolare del “passaporto” che ne svela l’origine

Tutta la forza mediatica su questo fatto, è di fatto dovuta su come si è svolto l’arrivo in Francia di questa mummia. L’aereo militare francese che portò i resti di Ramesse dal museo del Cairo fu accolto dalla “Garde Republicaine”, l’equivalente francese di una guardia d’onore dei marine statunitensi, secondo un articolo del 1976 del New York Times.

L’arrivo di Ramesse II all’aeroporto militare di Le Bourget a Parigi nel 1976

https://mediterraneoantico.it/…/nome-ramesse-ii-segni…/

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LA MUMMIA DI RAMSES II

Anche per la mummia di Ramses II, così come per quella di Sety I, di cui abbiamo parlato nella precedente uscita della rubrica, circolano in rete foto di repliche spacciate come la mummia originale.

La mummia originale di Ramses II, famosissima, è visibile in queste prime due foto.

La vera mummia di Ramses II, conservata al NMEC, Cairo

La replica si differenzia dalla vera mummia e ha dato il via ad accesi dibattiti in rete perché è stata usata per ricreare il vero volto di Ramses (con risultati alle volte esilaranti).

La replica della mummia di Ramses II, realizzata dalla Lubatti Designs unlimited

In realtà, l’autore della replica è Lubatti Designs unlimited

https://web.archive.org/…//lubattidesigns.com/props.html

che realizza, ancor oggi, maschere di scena e figurine. Al link potrete vedere la maschera incriminata.

L’oggetto di scena di Ramses è stato realizzato alla fine degli anni ’90, sulla base della mummia reale. Una buona realizzazione, senza dubbio, perché ha ingannato così tante persone.

Una delle fantasiose ricostruzioni del volto di Ramses II partendo dalla replica della Lubatti Designs

Anche in questo caso, vale il solito suggerimento: mai fermarsi alla prima impressione e cercare le fonti!

Un’altra fantasiosa ricostruzione del volto di Ramses II partendo dalla replica. Praticamente Ramses II si è trasformato in Marco Travaglio o lo stilista Balestra

Fonte: https://fakehistoryhunter.net/…/not-the-real-head-of…/

Autentici falsi

LA MUMMIA DI SETHY I

Alcuni di voi sanno che non amo pubblicare le foto delle mummie perché suscitano una curiosità spesso morbosa, ma farò un’eccezione per la rubrica AUTENTICI FALSI.

Oggi vi mostrerò la mummia di Sety I , per esteso Seti-Merenptah (sty mry-n-ptḥ), traducibile come “Uomo di Seth-amato da Ptah”.

Si tratta di un esempio straordinario dell’arte della mummificazione, tale da rendere la mummia di Sety una delle migliori mai realizzate.

Il volto bello, elegante, regale ed austero del sovrano colpisce chiunque lo guardi.

Sety I morì intorno a 45 anni, un’età già abbastanza avanzata per gli egizi, per cause sconosciute.

La mummia fu scoperta nel 1881, nel nascondiglio delle mummie reali a Deir el-Bahari, e identificata grazie al nome inscritto sul coperchio del sarcofago. Fu sbendata da Gaston Maspero il 9 giugno 1886.

In rete circola da tempo la foto di una mummia che viene presentata come quella di Sety I. Si tratta invece di una riproduzione eseguita per la mostra “National Geographic, Treasures of the Earth” visibile al Children’s Museum di Indianapolis.


Il museo specifica in maniera chiara che si tratta di una riproduzione, ma molti, alcuni inconsapevolmente, altri volontariamente, continuano a spacciarla come reale.

Molti di voi riconosceranno sicuramente la foto della “falsa mummia” perché è apparsa a più riprese in rete.

Se volete verificare voi stessi, entrate in questo link e potrete visitare il museo, davvero carino!

https://my.matterport.com/show/?m=KAza518ZUap&brand=0&back=1

Nelle immagini del post troverete la foto dell’allestimento del museo.

La morale è sempre la stessa: la ricerca si deve basare su fonti certe, incrociando i dati in nostro possesso e non si deve mai fermare alla prima impressione.

Autentici falsi

LA MONETA PIU’ ANTICA


La moneta più antica della storia è di Tutankhamon?

Dalla Svizzera arriva una notizia che potrebbe riscrivere la storia della moneta.
Infatti il 18 novembre 2019 la casa d’aste Numismatica Genevensis metterà in vendita una moneta attribuita al faraone Tutankhamon. Questo oggetto risalirebbe dunque a quasi sette secoli prima delle più antiche monete ad oggi conosciute, emesse dal regno di Lidia dal 685 a.C.

Si tratta di un lingotto-moneta in argento contenente un’iscrizione geroglifica con il nome del faraone: “Tutankhamon reggente di Eliopoli dell’Alto Egitto”, ovvero di Tebe. Risalirebbe al periodo 1345-1327 a.C. e proverrebbe da un tesoretto fenicio ritrovato in Libano.
Pesa 41,55 grammi, ha dimensioni di 42 x 20 millimetri ed è spesso 7 millimetri. Il grado di purezza dell’argento è del 98,54%, forse il più alto raggiungibile in quell’epoca. In alto vi è il segno lasciato dalla tenaglia usata per tenere fermo il lingotto mentre veniva coniato, mentre l’argento non era ancora del tutto solidificato.

Questa moneta è stata studiata solo di recente, anche se apparteneva alla collezione di Roger Pereire (morto nel 1968), per poi essere acquistata da un collezionista di Ginevra che ora ha deciso di venderla. Il prezzo di partenza sarà di 30.000 franchi svizzeri, pari a poco più di 27.000 euro.

Da molto tempo gli storici si domandano come un impero così potente come quello egiziano abbia potuto commerciare senza monete. In effetti le prime monete egiziane conosciute finora erano delle imitazioni di tetradracme ateniesi e degli stateri d’oro del faraone Nektanebo II (361-343 a.C.), precedenti di poco la conquista di Alessandro Magno.

Però esiste un testo, posteriore di due secoli e mezzo regno di Tutankhamon, che ci riferisce le disavventure di un certo Unamon. Costui era incaricato dell’acquisto di legno per una barca destinata alle processioni fluviali in onore di Amon-Ra a Tebe.
Un uomo del suo equipaggio sarebbe fuggito con un vaso d’oro del peso di cinque deben, quattro brocche d’argento del peso di venti deben e un piccolo sacco contenente undici deben d’argento. Quest’ultimo era certamente riempito di piccoli lingotti.

L’estrema rarità di questi oggetti si spiega con il fatto che gli egizi non possedevano alcuna miniera d’argento. Essi entravano in possesso di questo metallo grazie agli scambi commerciali con città del Vicino Oriente come Ugarit, Byblos e Beirut. Si può quindi pensare che tali oggetti erano riservati a dei fini particolari o cerimoniali.

L’esistenza di tali lingotti in argento è stata confermata dal tesoro di Tod, che ne conteneva dodici. Attualmente sono conservati al Louvre e al museo del Cairo.
La particolarità che distingue il presente lingotto è la presenza di una iscrizione che gli attribuisce una data precisa e la garanzia di un’autorità. Se fosse autentico, questo rarissimo lingotto costituirebbe quindi il primo oggetto monetario datato della storia umana.

Va sottolineato il fatto che il nome del re non è circondato dall’usuale cartiglio reale, ovvero un ovale sottolineato da un tratto, simbolizzante l’universalità della regalità faraonica. Infatti in questo caso sia il cartiglio che il lingotto hanno forma di brocca, ovvero la stessa forma del geroglifico che significa “argento” e “lingotto”. Questa forma era quindi chiaramente familiare agli antichi egizi.

Foto e testo da:

https://www.coinbooks.org/v22/esylum_v22n44a22.html

Autentici falsi

IL “GENERALE OSSIPUMPHNOFERU”

Di questa mummia in straordinario stato di conservazione avevo già parlato tempo fa, ma visto che ultimamente sta riapparendo su Facebook, approfittiamone per fare chiarezza. Non si tratta di un falso, in quanto la mummia è autentica, ma sono false le notizie sulla sua identità con cui viene presentata sui social.

Qualche tempo fa era apparsa su alcune testate e blog italiani la notizia che questa mummia molto ben conservata, con capelli e barba biondi/Rossi, apparterebbe nientepopodimeno al generale Sobek Um Shaf, comandante dell’esercito di Ramses II, probabilmente uno shardana, il misterioso “popolo del mare” che potrebbe avere origine sarde.

Su Facebook, anche recentemente, questa mummia viene anche presentata come quella del Generale Ossipumphnoferu, prodigioso militare vissuto sotto il regno di Thutmose III.

Vediamo cosa dicono i fatti.

– La mummia in questione è oggi conservata al Museum of Natural Sciences di Houston, probabilmente in prestito dal Michael C Carlos Museum Emory University. In passato si trovava al Niagara Falls Museum.

– La didascalia del museo dice che si tratta di un uomo, il cosiddetto “generale Ossipumphnoferu”. Secondo il museo, si tratta di una mummia di epoca romana, databile tra il 30 a.C. e il 330 d.C.

– Con ulteriori ricerche, scopriamo che la mummia in questione proveniva dal Niagara Falls Museum, dove veniva presentata come la mummia del Generale Ossipumphnoferu, prodigioso militare vissuto sotto il regno di Thutmose III (i grandi faraoni se lo contendevano evidentemente…). La presentazione in stile molto sensazionalistico e holliwoodiano del museo, che parla de “La curiosità più meravigliosa e preziosa del mondo”, è visibile qui

http://www.sideshowworld.com/…/Oldest/Museum-America.html

– cosa dice invece l’ egittologo Peter Lacovara:

CONCLUSIONI:

  • La mummia è di età romana
  • La storia del generale di Thutmose III fu costruita ad hoc dal Niagara Falls Museum
  • La storia del generale di Ramses II è stata inventata di sana pianta da altri presunti egittologi
  • Ramses II non ha alcun legame con questa mummia …e di conseguenza neanche gli Shardana vi sono collegati
  • La mummia ha circa 2000 anni e non 3500

Link foto:

https://ape-egypt.org/user/wedjatpic/4227

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L'”ANELLO-SERPENTE DI TUTANKHAMON”

Questo anello non è propriamente un falso. Non è infatti un manufatto spacciato per autentico reperto d’epoca. Si tratta invece di un gioiello moderno prodotto dalla rinomata gioielleria Veneziana denominata: “Codognato, bijoutier de la Sérénissime 1866”.

E’ la rete che ha creato questa fake, e molti siti ne hanno fatto uso senza preoccuparsi della veridicità della affermazione “Anello di Tutankhamon”.

Uno dei tanti esempi di post fasulli che spacciano l’anello come proveniente dalla tomba di Tutankhamon o come reperto originale egizio.

Oltre alla banale evidenza che gli Egizi non possedessero la tecnologia per sfaccettare le pietre dure, basta comunque consultare l’archivio fotografico dei reperti della KV62 del Griffith Institute.

Per la ricerca Ring Snake (anello serpente) non si trova nulla, per la sola parola Ring, ecco l’elenco:

http://www.griffith.ox.ac.uk/perl/gi-ca-qmakeres.pl…

Coloro che, nonostante questo, sono ancora convinti che si tratti di un gioiello egizio, dovranno farsene ragione.

Queste invece le pietre semipreziose in uso presso gli egizi
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IL “BUSTO DI MERITATON”

Busto di “Meritaton” . Opera Modena in resina colorata

Spesso, in alcuni gruppi FB e in rete, pezzi moderni vengono spacciati per antichi.

È il caso di questo “busto di Meritaton”, la figlia maggiore di Akhenaton a Nefertiti, che molto di voi avranno sicuramente visto in vari post.

Il busto colorato è un pezzo moderno in resina – e si vede! – ma molti, non so se in buona o malafede, lo indicano come originale .

Qui sotto il pezzo originale, conservato al Louvre (E14715).

Il vero busto di principessa Amarniana, forse Meritaton, conservato al Louvre (E14715). https://collections.louvre.fr/en/ark:/53355/cl010006984

Non si ha la certezza che si tratti di Meritaton (in rete si trova nominata come Meritaton, Ankhesepaaton, ecc) ma sicuramente rappresenta una principessa amarniana.

Il busto originale presenta ancora tracce di colore. Alta solo 16,1 cm, fu acquistata dal Louvre nel 1937.

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LA TOMBA INVENTATA

Nel corso della nostra rubrica, abbiamo visto che alle volte i falsari si fanno prendere la mano, come nel caso di Shaun Greenhalgh della Principessa di Bolton (uscita No. 2).

Oggi vi parlerò di una truffa pensata veramente in grande, tanto da essere esilarante.

Statue false? Rilievi ricreati ad hoc? Sarcofagi fasulli? Bazzecole!

A febbraio 2023, a Beni Suef in Egitto, si è scoperta infatti un’intera tomba sotterranea totalmente contraffatta, piena di reperti in gesso. La tomba sarebbe stata costruita per truffare i turisti che avrebbero pagato un biglietto d’accesso. Gli oggetti sarebbero stati venduti a degli antiquari compiacenti per truffare degli incauti acquirenti.

Le foto mostrano un’intera tomba con pareti dipinte, statuine e sarcofagi. C’erano addirittura dei lingotti in gesso placcati oro, ma la cosa più esilarante è che molti reperti erano stati acquistati a Khan al-Khalili, noto mercato per turisti del Cairo.

Il ministero delle Antichità ha rilasciato una dichiarazione confermando l’origine moderna della tomba (costruita probabilmente l’anno precedente) e dei manufatti trovati, anche se le foto mostrano oggetti così grossolani che potrebbero ingannare solo dei clienti piuttosto sprovveduti.

Giudicate voi stessi!

https://www.egypttoday.com/…/Photos-Prosecution-orders…