Di Andrea Petta e Franca Napoli

In un mondo la cui filosofia è un continuo riferimento al ciclo vitale, all’eterna morte e rinascita, è ovvio che il momento della gravidanza e del parto fosse carico di significati esoterici legati alla creazione. Addirittura, tutto il cosiddetto Libro della Terra (non ha un nome egizio noto), dipinto anche sulla camera sepolcrale di Ramses VI, descrive la creazione della Terra ed è stato visto dagli studiosi come l’evoluzione di una nuova vita dalla procreazione alla nascita. Il mondo è visto come un utero che genera l’umanità fecondata dalla luce celestiale del sole, e lo vedremo meglio separatamente perché merita delle riflessioni.

Secondo Renggli, questa figura del Libro della Terra rappresenterebbe i genitali femminili, protetti da Apophis (i due serpenti grandi) mentre il serpente piccolo rappresenterebbe il cordone ombelicale ed il coccodrillo il liquido amniotico. La sfera nella mano destra e Hathor nella sinistra rappresenterebbero l’essenza maschile e femminile uniti nel nascituro
I rischi maggiori durante la gravidanza (parto prematuro o aborti spontanei) erano quindi “combattuti” prevalentemente con l’aiuto di amuleti e la benevolenza delle divinità, come abbiamo già visto. Oltre all’onnipresente Iside giocano un ruolo fondamentale la sorella Nepthys (nel Libro dei Morti è la balia di Horus) e Taweret, la dea-ippopotamo (si veda al riguardo https://laciviltaegizia.org/…/lippopotamo-femmina-la…/).
Si pensa che Taweret venisse invocata perché la gravidanza dell’ippopotamo dura quasi quanto quella umana e la dea è rappresentata con parti del corpo di ippopotamo, coccodrillo e leonessa, tutti animali ferocemente protettivi nei confronti dei loro piccoli.

Anche Heqat, la dea-rana che emerge dalle acque del Nilo, era molto popolare. Sia Taweret che Heqat, insieme a Bes, sono rappresentate alla nascita divina di Hatshepsut a Deir el-Bahari.


La durata della gravidanza era ovviamente nota e si poteva prevedere il periodo approssimativo del parto. Esistevano prescrizioni per evitare un parto prematuro, mentre ci si riferiva alla nascita come alla “apertura del grembo”, un concetto che secondo diversi studiosi si ripete nel rito della “apertura della bocca” del defunto come nuova nascita nell’aldilà.
Diverse prescrizioni per favorire le contrazioni al momento della nascita contengono i datteri, ed è molto interessante perché questi frutti contengono una sostanza naturale simile all’ossitocina che può favorire le contrazioni dell’utero e ridurre l’emorragia post-parto.
Non si sa se una stanza della casa fosse dedicata al momento del parto; sappiamo dal villaggio degli artigiani della Valle dei Re che spesso la prima stanza entrando in casa aveva decorazioni del dio Bes e – forse – potrebbe essere stata usata per questo scopo. I cosiddetti “mammisi” (https://laciviltaegizia.org/2021/02/10/il-mammisi/) non erano invece dedicati alla nascita o un reparto di ostetricia, quanto un luogo consacrato per le celebrazioni delle nascite sacre (teogamia).
La posizione del parto era accucciata e la partoriente poggiava i piedi su quelli che erano chiamati “mattoni della nascita”. La posizione, con l’uso dei mattoni, aiutava con la gravità il parto e forniva uno spazio per il liquido amniotico e l’espulsione della placenta. Una testimonianza indiretta di questa usanza ci viene anche dalla Bibbia: “Quando assistete le donne ebree durante il parto, osservate bene tra le due pietre: se è un maschio, fatelo morire” (Esodo, 1:16)

Ma i mattoni hanno anche un profondo significato simbolico. Rappresentano la dea Meskhenet, colei che crea il ka del bambino e ne determina il destino (“meskhen” è anche il nome dei mattoni stessi). Meskhenet è spesso raffigurata come un mattone con la testa di donna; quando è raffigurata come donna ha invece il simbolo dell’utero sulla testa.

Accompagna tutta la vita del nascituro: spesso è raffigurata sopra la bilancia che pesa il cuore del defunto nel rito della psicostasia. Per questo motivo i mattoni erano conservati e posti nella tomba del defunto, simbolo di (ri)nascita.

La protezione del neonato era affidata anche alle bacchette apotropaiche (https://laciviltaegizia.org/…/le-bacchette-apotropaiche/), probabilmente sia in questa vita che nell’aldilà visto il numero di bacchette trovate nelle tombe.
Siamo pronti al momento cruciale: il parto