Tutankhamon

GLI STENDARDI A FORMA DI FALCO

Lo sguardo fiero di Gemehsu, con l’occhio in ossidiana ed il contorno in pasta vitrea blu con sfumature rosse a ricordare l’udjat

Carter 238b e 238c. Legno dorato con inserti in pasta di vetro. Altezza totale con il piedistallo 65.5 e 59 cm

Questi due stendardi quasi gemelli furono ritrovati da Carter in una delle casse verniciate in nero presenti nella Camera del tesoro.

Lo stendardo 283b raffigura Sopdu, il “Signore delle Terre Straniere” dell’Antico Regno (indicato come “Falco dell’Arabia” da Carter), già menzionato nei Testi delle Piramidi ed in documenti della I Dinastia.

Sopdu è anche il nome con cui gli Egizi indicavano la stella Sirio, la cui apparizione sull’orizzonte indicava l’inizio della stagione Akhet (quella dell’inondazione del Nilo), così importante per la vita in Egitto. Sopdu era la divinità del deserto orientale e dei quattro angoli della terra (con Seth, Horus e Thot). In associazione con Horus era definito “lo Scaltro”, venerato nel Nuovo Regno soprattutto nel Delta Orientale del Basso Egitto.

Sopdu esposto al Museo Egizio del Cairo (ora trasferito al Grand Egyptian Museum)

L’oro della placcatura è rossiccio, ad indicare una percentuale molto alta di rame.

Simile all’Horus di Nekhen (Hyerakopolis, l’antica capitale dell’Alto Egitto) per la corona piumata che porta, Sopdu ha gli occhi in pasta vitrea blu/nera ed il becco in pasta vitrea nera (Carter la scambiò per bronzo nella descrizione dei reperti). Sulla schiena porta il flagello reale ed indica quindi la sovranità del Faraone nella parte orientale dell’Egitto.

Lo stendardo 283c è più raffinato come lavorazione e materiali (spettacolare il dettaglio dell’occhio in pasta vitrea e ossidiana) e rappresenta Gemehsu, un’altra divinità ritratta come falconide ed associata ad Horus, raffigurato mummiforme e anch’esso con il flagello reale che sporge dalla schiena.

In questo caso il flagello è in bronzo dorato, mentre il becco è in argento. Sulla schiena ha inciso un segno “neheh”, il tempo ciclico (alba/tramonto, nascita/morte, le stagioni e così via) che come vediamo ricorre molto spesso nella simbologia funeraria egizia.

La foto “ufficiale” del Museo Egizio del Cairo

Entrambi i rapaci hanno dei pettorali disegnati che ricordano nei disegni alcuni di quelli del Faraone e ritrovati nella tomba, con un contrappeso (chiamato “mankhet”) sulla schiena.

Nella vista frontale si vede bene il pettorale cesellato sul corpo di Gemehsu

Insieme ad altre divinità ritrovate nella Stanza del Tesoro rappresentavano la maestà del Faraone ed il dominio su tutti i territori, nonché la loro protezione per il defunto.

Anche Gemehsu è ora al Grand Egyption Museum al Cairo

Fonti:

  • Museo Egizio del Cairo
  • Grand Egyptian Museum, Giza
  • Howard Carter, Tutankhamon, 1984
  • Henry James, Tutankhamon – Edizioni White Star
  • Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
  • The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
  • Foto: Museo Egizio del Cairo, Henry James, Tutankhamon , The Griffith Institute

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