Di Grazia Musso

Museo Egizio di Torino, Collezione Drovetti – C. 6921
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Uno degli strumenti musicali più diffusi nell’antico Egitto era il crotalo, la cui origine si può probabilmente far risalire alla lontana epoca Predinastica.
I crotali nella loro forma più semplice sono costituiti da bastoncini, diritti o ricurvi, fabbricati con legno,osso o avorio, che in genere venivano accoppiati affinché, con la loro percussione reciproca, producessero un suono simile al battito delle mani.
Il loro uso è attestato soprattutto come accompagnamento ritmato di danze rituali e cerimonie funebri.
In particolare la presenza del volto della dea Hathor su alcuni esemplari induce a pensare che essi fossero connessi al culto di questa divinità, di cui è noto il legame con la musica e la danza.
Nel Nuovo Regno divennero particolarmente frequenti i crotali a forma di braccio, con evidente riferimento alloro tipo di suono che doveva imitare il battere delle mani.
Questo esemplare in avorio di raffinata fattura proviene da un contesto regale, come dimostra la presenza del cartiglio contenente il nome della “sposa divina” Ahmose: una principessa o regina non identificata.

Con il titolo di “sposa divina” (Hemet netjer), rappresentato dai tre segni geroglifici posti al di sopra del cartiglio, si indicavano tradizionalmente le donne appartenenti alla famiglia reale, dimostrazione della natura divina che veniva riconosciuta al sovrano e ai suoi congiunti.
Vedi anche: https://laciviltaegizia.org/2023/11/06/un-crotalo-a-torino/
Il crotalo riproduce un braccio ricurvo sul cui polso sono i tagliate sottili linee che imitano un bracciale.
La mano affusolata è caratterizzata da lunghe ed esili dita le cui unghie sono state incise con particolare realismo.
Fonte
I grandi musei : Museo Egizio di Torino – Silvia Einaudi – Electa
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