Di Livio Secco

Quando si parla di civiltà egizia molto spesso la nostra immaginazione si sofferma sui templi, sulle tombe, sulle piramidi e sugli obelischi.
Ci si dimentica, però, che la civiltà egizia è stata fondata, realizzata e sviluppata da uomini e donne in tutto e per tutto uguali a noi. Diversi certo per conoscenze tecniche, ma a noi molto simili per sogni, aspirazioni, ideali, aspettative.
Dell’Egitto conosciamo molto dei suoi re, delle loro costruzioni templari e funerarie, delle imprese militari sorvolando spesso sulle migliaia di uomini che realizzarono materialmente queste ricchezze.
Chi erano questi uomini?
Come si chiamavano?
DIFFICOLTÀ DI TRADUZIONE DI UN ANTROPONIMO
Tradurre un testo egizio comporta un certo grado di difficoltà: lo si deve prima collocare nel tempo e nello spazio poiché esso è influenzato dalla lingua parlata durante la sua epoca e dall’uso locale e geografico che se ne faceva.
Una lingua si arricchisce costantemente di neologismi dovuti allo sviluppo tecnologico, alle mode, alle usanze per non considerare i prestiti in arrivo dalle lingue straniere.
Basti pensare all’italiano contemporaneo, da un lato sempre più addensato dallo slang giovanile, e dall’altro invaso da anglicismi di dubbio gusto.
Tutti abbiamo ricevuto dal proprio fornitore telefonico un messaggio del tipo “Il report con le tue performance del mese scorso è online …”
In egizio l’antroponimo aveva un vero e proprio significato e quindi si trattava di una vera e propria esposizione lessicale di diverse lunghezze. Va da sé che, forzando fortemente un concetto di sintesi, la grammatica non sempre era rispettata e spesso anche la grafia era perlopiù incompleta. Si è in presenza di quella che si chiama “scrittura difettiva”.
Perciò tradurre un testo, per quanto breve, ma apparentemente irrispettoso della grammatica, della morfologia e della costruzione sintattica, diventa un’ardua impresa la cui difficoltà è dimostrata dalle diverse traduzioni che gli autori fanno dello stesso nome.
ABBREVIAZIONI DEGLI ANTROPONIMI
Come in tutte le civiltà antiche e moderne, i nomi propri di persona subivano delle alterazioni nella vita comune. Al bimbo egizio appena nato i genitori potevano assegnare un nome con un significato così esteso e complesso da generare un antroponimo poco pratico da utilizzare quotidianamente.
Non ci sorprende quindi l’uso di abbreviazioni che comprendono diminutivi, vezzeggiativi, lessici familiari oppure veri e propri giochi onomatopeici.
Nel caso di diminutivi o vezzeggiativi il nome può ancora essere ricostruito. Invece nel caso di lessici oppure onomatopee non è possibile fare una traduzione dell’abbreviazione.
La dimostrazione dell’uso di un lessico o di una onomatopea è anche evidenziata dal fatto che a volte l’abbreviazione è relativa ad un nome già corto e magari genera un’abbreviazione che in realtà è più lunga contravvenendo così all’idea stessa di utilità.
CONSIDERAZIONE FINALE
Il nostro piccolo lavoro non pretende assolutamente di essere esaustivo. Nonostante ciò una collezione di settecento trenta antroponimi e cinquanta soprannomi egizi è da ritenere una buona raccolta se facciamo il confronto con quelli italiani contemporanei.
Nel 2018 gli statistici dell’ISTAT hanno affermato che, nonostante gli Italiani abbiano a disposizione migliaia di antroponimi, i primi trenta nomi della classifica maschile coprono il 45% della popolazione maschile, mentre i primi trenta nomi della classifica femminile rappresentano il 38% della popolazione femminile.
Non c’è che dire: la fantasia parentale egizia era indubbiamente superiore alla nostra.
Per coloro che volessero approfondire l’argomento non posso che consigliare la lettura del quarto volume della Collana “Laboratorio di Filologia Egizia”: LdFe4 – DIZIONARIO ANTROPONIMICO POPOLARE reperibile qui: https://ilmiolibro.kataweb.it/…/dizionario…/




