Di Grazia Musso
Il santuario di Karnak fu ampliato durante il regno di Sheshonq I, il sovrano originario di Bubasti che diede inizio alla XXII Dinastia : si deve a lui il cortile, ornato da portici a nord e a sud, che ingloba completamente un piccolo tempio della fine della XIX Dinastia e la parte anteriore di quello di Ramses II, che formavano il “viale” di mezzo, furono rimosse e sistemate ai lati, come tutt’ora si vede.
Il pilone, l’ingresso del tempio, forse fu iniziato durante la XXX Dinastia, (tutto il complesso fu circondato da un muro con grandi portali), ma non fu mai completato.
Nel suo lungo regno il sovrano Taharqa realizzò un edificio per il culto di Amon connesso con il lago sacro, e un grande chiostro per la barca processional proprio nel cortile, con eleganti colonne a papiro aperto, collegate in basso da transenne.
L’attività edilizia fu ovunque intesa, ma non sempre il tempo ha risparmiato realizzazioni anche imponenti, sopratutto nel Delta, sicché la nostra conoscenza è lacunosa.
La città di Saus, capitale della XXVI Dinastia, ma di antiche origini, doveva possedere un grande tempio per la dea Neith, nel quale stavano le cripte sepolcrali dei sovrani, come a Tanis, ma oggi si può appena indicare il luogo in cui sorgeva la città.
Migliore la situazione a Bubasti, dove è possibile che già Cheope avesse iniziato qualche struttura, per la dea Bastet, qui sono riconoscibili i progetti dell’epoca tarda, dei faraoni Bubastidi, e fino all’ultimo, Nectanebo II
(XXX Dinastia)
L’isolamento ha favorito la conservazione di un piccolo tempio di Amon nell’oasi di Kharga, che potrebbe essere stato costruito nella tarda XXVI Dinastia, ma fu poi decorato dal “faraone” persiano Dario I, nella XXVII Dinastia.
La costruzione originaria presenta alcune novità : un proanos di colonne papiro formi unite da transenne, quindi una sala colonnata su cui si trovano il santuario e cappelle laterali e le scale per salire sul tetto.
Durante la XXI Dinastia fu aggiunta, sul davanti, un’altra sala colonnata e Nectanebo I come aveva fatto a Karnak, realizzò il muro di cinta, con un chiostro di accesso, le cui colonne, come quelle dell’interno, esibiscono capitelli del tipo composito, con molteplici decorazioni (papiro e palmette), su una forma di base a campana.
Sarà questo il tipo che incontrerà il successo nelle grandi costruzioni successive in Egitto, di età greco-romana.
Fonte e fotografie
L’arte Egizia – Alice Carocci, Gloria Rosati – Giunti