Kemet Djedu

LA CIVILTÀ DEL PAPIRO

Il libro egizio

Di Livio Secco

Il papiro, un vegetale strumentale


Papiro è il nome della pianta di Cyperus papyrus Linneo con fusto a sezione triangolare, alto anche cinque metri, caratteristica della Valle del Nilo in Egitto.
Recenti studi hanno dimostrato che questa pianta è originaria dell’Etiopia e solo in seguito fu importata nella Valle del Nilo.
Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) nella sua Naturalis Historia, nel libro XIII, al paragrafo 71 descrive la pianta in questo modo: «Dunque il papiro nasce negli acquitrini d’Egitto o nei pantani lasciati dal Nilo dopo le inondazioni, dove le acque stagnano in pozze profonde non più di due cubiti. Ha una radice obliqua della grossezza di un braccio, un fusto a sezione triangolare non più lungo di dieci cubiti, che si assottiglia verso l’alto e termina, simile a un tirso, con un’infiorescenza priva di semi e senza altro uso se non quello di farne corone per le statue degli dèi.».

Il papiro dai mille usi


Il papiro fu usato fino al Medioevo e fu adoperato per gli usi più svariati:
– Come alimento: la masticazione del suo gambo, e forse delle radici, era molto nutriente e diffusa in Egitto dove faceva parte della dieta del popolo.
– Costruzione di sandali: era intrecciato per fare sandali molto resistenti.
– Produzione di cordami: molto apprezzati nell’antichità.
– Fabbricazione di ceste e stuoie: uso ancora diffuso in epoca napoleonica.
– Produzione di stoppini per lampade ad olio.
– Fabbricazione di vele per ogni tipo di imbarcazione.
– Fabbricazione di piccole imbarcazioni dal basso pescaggio molto usate dagli Egizi per muoversi sia sul Nilo che nei canali artificiali.
– Produzione di capi di vestiario: di questi manufatti purtroppo non ci sono pervenuti dei reperti a causa della deperibilità, ma il loro uso era certo.

La radice si poteva mangiare cruda, bollita o al forno. Comunque si succhiava il succo e si sputava la polpa.
Una volta invecchiato, il papiro poteva essere usato come combustibile da bruciare oppure per fare utensili domestici o da lavoro. L’Egitto non aveva grandi risorse di legno che veniva tutto importato ad elevato costo.
In medicina il papiro Ebers lo prescrive per la cura degli occhi.
Infine la cima del papiro era usata come ornamento.

I lati del (foglio di) papiro

Nella facciata di un rotolo papiraceo, indicata oggi con il simbolo →, detta faccia prefiberale, le fibre corrono in senso orizzontale e quindi parallele alla lunghezza del rotolo stesso e perpendicolari alla giuntura dei vari fogli (in greco kòllema singolare, kollemata plurale). Questa facciata è chiamata convenzionalmente recto.
Nella facciata opposta, detta faccia transfiberale, indicata oggi con il simbolo ↓, le fibre corrono in senso verticale, perpendicolari alla lunghezza del rotolo e parallele alle linee di giuntura. Questa facciata è chiamata verso.
L’unico elemento che ci fa distinguere, senza alcuna incertezza, il recto dal verso di un papiro è la kollesis cioè il punto di sovrapposizione che chiarisce inequivocabilmente l’andamento delle fibre nelle due facciate del rotolo originario e, di conseguenza, l’esatta posizione della scrittura sia in relazione alle due facciate del papiro, sia in relazione all’andamento di essa rispetto a quello delle fibre sull’una o sull’altra facciata.

Gli strumenti scrittori


Gli strumenti dello scriba, riprodotti anche nella parola 

  •  [seʃ] scriba oppure 
  •  [seʃ] scrivere oppure 
  •  [seʃ] libro, lettera, scritto, iscrizione, scrittura,

come hanno dimostrato gli scavi archeologici, erano un pennello costituito da un giunco per poter tracciare i segni della scrittura geroglifica (la penna metallica comparirà nel periodo tolemaico), due piccoli recipienti per contenere i pigmenti rosso e nero e una piccolissima brocca in cui era conservata l’acqua necessaria a sciogliere gli inchiostri.
Gli scribi erano soliti masticare l’estremità del giunco di papiro utilizzato per scrivere per ammorbidirlo e ottenere la punta sfrangiata e filamentosa, molto simile a un pennello, atta a tracciare i fluidi segni delle scritture corsive ieratica prima e demotica poi.
Quando non era usato, il giunco / stilo / pennello era riposto in una paletta di legno scavata all’interno. Con il tempo tutti gli strumenti per scrivere furono unificati nella paletta porta calami, dotata di un coperchio scorrevole, la quale era portata insieme ai vassoietti in pietra per frantumare i pigmenti e a un coltellino per tagliare il papiro.

Il percorso didattico


L’insegnamento si articolava su tre scuole distinte che prendevano nomi diversi e che si trovavano forse anche in luoghi diversi anche se probabilmente contigui.
La scuola di primo grado si chiamava Ꜥt-sbȜ [at-seba] La sala dell’insegnamento.
Da qui si passava ad una scuola di secondo grado, al pr-Ꜥnḫ [per-ank] La casa della Vita dove probabilmente si insegnava la magia, la medicina e la scrittura. Quest’ultima era considerata una scienza sacra dono del dio Thot.
L’ultimo passaggio si concludeva al pr-mḏȜt [per-meʤat] La casa dei rotoli di papiro (La casa del libro, biblioteca) riservata agli insegnamenti specialistici.
Gli atti burocratici erano invece conservati in archivi locali nel così detto Ufficio delle scritture del Visir.
Come archivio prevalentemente diplomatico si presenta invece la biblioteca di Amarna di Akhenaton: tȜ st šꜤt pr-aȜ Ꜥnḫ(.w) wDȜ(.w) snb(.w) [ta set ʃat per-aa ank.u uʤa.u seneb.u] La sede delle lettere del Faraone, vita, prosperità, salute; cioè la Cancelleria del re. Essa era costituita da un’ampia raccolta di tavolette d’argilla con la corrispondenza diplomatica tenuta tra gli Egizi della XVIII dinastia e i popoli mesopotamici.

La lezione è diventata il Quaderno di Egittologia 28 – LA CIVILTÀ DEL PAPIRO – Il libro egizio. Chi volesse approfondire l’argomento lo può trovare qui: https://ilmiolibro.kataweb.it/…/la-civilta-del-papiro/

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