Di Livio Secco
Tra le tombe tebane della XIX e XX Dinastia, una delle immagini a corredo ha attirato la mia attenzione. Si tratta della tomba di Roy, identificata dal codice TT255.
Me n’ero occupato per scrivere una lezione sui riti funerari. Allego qui due diapositive che riguardano la scena del funerale di Roy.

PRIMA DIAPOSITIVA: Precedono i nobili, quattro portatori rasati che reggono un naos che potrebbe contenere i quattro vasi canopi che custodiscono gli organi interni del defunto. Sopra il naos c’è un’effige di Anubi accosciato.
La didascalia che accompagna l’immagine dice, stranamente, che stanno trasportando dell’olio per rinfrescare colui che è nel sarcofago. I geroglifici didascalici sono sottodimensionati, segno che il pittore o lo scriba hanno calcolato male lo spazio necessario al testo. Lo scritto è stato riportato in un secondo tempo riducendo le dimensioni dei segni.
Sotto il naos, inginocchiata, c’è una figura femminile in chiaro atteggiamento funerario e piangente con la mano destra tra i capelli. È identificata dalla didascalia geroglifica come ḥm(t).f sḫmt-ḥtp [hemet.ef sekemet-hetep] “la serva sua Sekhmet-hotep (l’antroponimo significa “la dea Sekhmet è in pace“)”. Il fatto che sia identificata in modo così preciso può solo significare che fosse una persona di servizio particolarmente prediletta dal padrone.

SECONDA DIAPOSITIVA: Davanti ai due uomini piangenti c’è una donna anch’ella in atteggiamento funerario perché ha la mano destra sulla testa. In altre zone l’abbiamo già identificata come la moglie di Roy. I geroglifici incorniciati sono la sua didascalia relativa che riporta il suo grido disperato al marito:
ḏd.n ḥmt.f [ʤed.en hemet.ef] Ha detto la sposa sua,
mr(yt).f [merit.ef] la beneamata sua,
nb(t)-tȜwy [nebet-taui] Nebet-tauy (La Signora delle Due Terre)
mȜꜤ(t)-ḫrw [maat-keru] giusta di voce:
“(i)m(i) ir kꜤw [imi ir kau] non fare l’abbandonare,
(i)m(i) ir kꜤw pȜ ꜤȜ [imi ir kau pa aa] non fare l’abbandonare, o grande,
(i)m(i) ir kꜤw.i [imi ir kau.i] non fare l’abbandonare di me!“
Il problema è che il verbo ḫȜꜤ [kaa] abbandonare è scritto per tre volte e tutte le tre volte in modo errato.
Cioè per ben tre volte c’è scritto: (i)m(i) ir kꜤw [imi ir kau].
Invece la corretta grafia doveva essere: (i)m(i) ir ḫȜꜤ [imi ir kaa].