Mai cosa simile fu fatta

LA XXVI DINASTIA (664/525 a.C.)

IL CROLLO DI TEBE E IL RINASCIMENTO SAITA

Psammetico I offre libagioni a Ra-Harakhti

Dopo Il successo iniziale la dinastia etiopica si rivelò incapace di riportare l’Egitto ad un grado di coesione sufficiente a respingere l’assalto degli Assiri. Gli Assiri saccheggiando Tebe nel 664 avanti Cristo pongono fine al dominio kushita.

L’Egitto ritorna ad essere indipendente sotto una stirpe di sovrani originari di Sais, nel delta occidentale. L’eccessiva libertà goduta dai principi delle varie città, sotto i sovrani libici, aveva reso impossibile l’unificazione del paese. In quest’epoca gli Assiri, che erano nel fiore della loro potenza, calarono in Egitto e la sottoposero a tributo: sconfitti I re etiopi, fondarono sui principi locali la loro potenza. Uno di questi principi, Psammetico I, si ribellò e riunì tutto l’Egitto sotto il suo potere.

Pendente di collana con iscrizione celebrativa della Heb Sed di Psammetico I. Parigi, Museo del Louvre

Sembra che nell’anno 9 del suo regno Psammetico I abbia soppresso gli ultimi feudatari, sostituiti tosto da governatori regi. Questa volta al feudalesimo era definitivamente finito.

Testa di statua regale (Psammetico I?). Periodo tardo dell’Egitto, tra il 664 e il 525 a.C. Museo Egizio, Torino.

Per più di un secolo l’Egitto rimase sotto l’autorità della dinastia Saita. I sovrani saitici allo scopo di legittimare il loro trono si fanno difensori e sostenitori proprio del Rinascimento della cultura egiziana. Benché questa tendenza sia presente dall’inizio della dinastia e come prosecuzione di ciò che già i sovrani kushita avevano fatto, la rivalutazione dell’Antico diviene un fenomeno di grande portata culturale soprattutto con il regno di Amasi.

Testa di Amasis in ardesia. Arenaria silicizzata, Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Altes Museum, Berlino. XXVI dinastia
Questo ritratto è particolare per il viso allungato e largo, la bocca prominente e dalle pieghe che danno più un’area sprezzante che un sorriso. Amasis (versione greca del nome Egizio Iah-mase, Ahmose), era un generale di Apries e fu posto sul trono dall’esercito poiché il suo predecessore, Apries, era talmente filelleno da alienarsi Il favore della popolazione egizia e delle truppe native.

La lotta contro gli stranieri invasori genera presso gli Egizi uno spirito nazionalistico che avvalorando la propria civiltà, ” se la pone davanti come qualcosa che debba essere conquistata”.

L’artista sente le opere del passato come un “suo presente fantastico”, l’interesse generale è rivolto in particolare alla tradizione dell’arte egizia del Regno Antico e Medio: “la razionalità impassibile delle più antiche esperienze figurative è assunta a modello”

” Tutto il paese stava risorgendo e tornando all’antico splendore, I templi riebbero parte dei loro averi, una nuova ricchezza inondò l’Egitto” .

La diffusa nostalgia per le antiche glorie fu incanalata al restauro di antichi monumenti. Vennero ripulite e risistemate le piramidi menfite, rievocati ” i prestigiosi titoli protocollari dei millenni precedenti e riesumata l’antica letteratura mortuaria caduta in disuso”

Statuetta lignea di personaggio ammantellato. Museo del Cairo. La grandiosità delle impostazioni di questa figura, completamente nascosta sotto le vesti che cancellano ogni allusione al corpo anatomicamente considerato, risale al Regno Antico. Non ci sono pieghe, non cambiamenti di luce: ma la vita non manca nell’acutissimo giocare del ritmo, proprio secondo il modo di espressione delle più grandi opere menfite.
In un’opera come questa lo spirito del passato rivive immediatamente, e senza scorie culturali: il neoclassicismo diviene qui semplice e umana classicità. Fonte: Sergio Donadoni.

Si può ben parlare Rinascimento Egizio, ma in realtà si tratta di due movimenti diversi: il primo si potrebbe definire neoclassicismo, per il ritorno al passato; il secondo, molto più interessante, è proteso alla ricerca di nuove vie di espressione e muove verso certe singolari forme di verismo e astrattismo, accentuando la purezza geometrica delle forme.

Cerimonia funebre dalla tomba di Nespaqashuty l. New York Brooklyn Museum
Il dolore per la morte è per l’artista saitico un’emozione di tale intensità da indurlo ad abbandonare qualsiasi schema e a soffermarsi sul movimento disordinato e convulso delle braccia sollevate nel tipico gesto del cordoglio, in una scena che non ha paralleli, per la drammaticità e forza emotiva, nell’arte contemporanea.

“Nella realizzazione delle statue si utilizzano pietre di estrema durezza che consentono di ottenere superfici levigate e luminose. Il leggero sorriso, che rischiara i volti in quest’epoca, diverrà una delle caratteristiche della scultura greca arcaica” .

Statua del Visir Nespaqashuty, Il Cairo museo egizio
La scultura in Slovacca, capolavoro della 26esima dinastia, è ispirata alle statue di scriba dell’Antico Regno. Della Statua colpisce l’estremo nitore e la perfetta geometria delle superfici che rendono la figura umana un insieme di forme astratte di straordinaria lucentezza. La lettura esclusiva esclusivamente frontale dell’Opera è suggerita dalla deformazione dei fianchi, che combaciano con gli avambracci senza alterare il senso di perfezione dell’insieme.
Statua-cubo di Pakharkhonsu. Il Cairo museo egizio
La statua cubo ha una forma che riscuote un largo successo di tutte le epoche della storia egizia. Nel corso dell’eta’ saitica la sua struttura chiusa e geometrica riceve un’impostazione ancora più astratta che tende ad eliminare o a inglobare le forme del corpo all’interno di uno schema impostato su una rigida simmetria.

FONTE:

  • SERGIO DONADONI-ARTE EGIZIA-GHIBLI
  • MAURIZIO DAMIANO-ANTICO EGITTO-ELECTA
  • L’ANTICO EGITTO-LEONARDO
  • FEDERICO A.ARBORIO MELLA-L’EGITTO DEI FARAONI-MURSIA
  • VOCI DAL PASSATO
  • MEDITERRANEO ANTICO
  • WIKIPEDIA
  • ARALDO DE LUCA

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