C'era una volta l'Egitto, III Periodo Intermedio, XXI Dinastia

IL FARAONE AMENEMOPE

Di Piero Cargnino

Per maggiori dettagli sui tesori di Amenemope vedi anche: L’ORO DI TANIS

Probabilmente Amenemope Usermaatre era un figlio di Psusennes I e della Grande sposa Reale Mutnodjrmet, anche se non c’è la certezza, e come lui si proclamò Primo Profeta di Amon a Tanis e la sua autorità era pienamente riconosciuta anche a Tebe. Questa fu una prerogativa che questi due sovrani adottarono per ribadire la supremazia del faraone su Tebe.

In questo periodo Tebe era governata dal Sommo Sacerdote di Amon Smendes II al quale successe il fratello Pinedjem II. In questa giungla di faraoni e profeti che si succedono e spesso si accavallano non è sempre facile riportare le scarse notizie di cui si dispone, ma da esse è interessante interpretarne il significato, forse Amenemope non ebbe grandi meriti ma sicuramente dovette possedere la saggezza. In un suo detto afferma:

Da Sesto Africano apprendiamo che Manetone lo chiama Amenophithis e gli assegna 9 anni di regno. Oggi gli studiosi concordano con questa durata me c’è stato un periodo in cui regnava il dubbio, ciò era dovuto al ritrovamento di una benda di lino sulla quale compariva il suo nome abbinato ad una eccessiva ed improbabile durata di 49 anni di regno. Gli studiosi sono piuttosto propensi ad attribuire tale durata al Primo Profeta di Amon Menkheperre che morì all’epoca dell’incoronazione di  Amenemope.

Ebbe sicuramente una certa attenzione verso l’attività edilizia, sappiamo che contribuì, proseguendo con la decorazione della cappella di Iside “Maestra delle Piramidi di Giza”, attività che era già stata iniziata dal padre, da cui proviene un blocco recante il suo cartiglio e fece un’aggiunta a uno dei templi di Menfi. Non risulta che abbia avuto mogli ne figli.

E’ decisamente impossibile stabilire una linea di parentela tra Amenemope ed i suoi due successori, Osorkon il Vecchio e Siamon. Il primo potrebbe essere stato il figlio di Sheshonq il Vecchio; di Siamon sappiamo che fece trasferire la mummia ed il corredo funerario di Amenemope dalla sua tomba originale , TT41, a quella di Psusenne I nella camera funeraria che fu di sua madre la regina Mutnedjemet.

E’ appunto nella tomba NRT III che Pierre Montet trovò il corredo funerario ed un sarcofago che recava il nome di Amenemope. Il sarcofago ligneo interno era decomposto da tempo, a causa dall’umidità dei sotterranei e presentava solo più le parti dorate. Grazie a queste parti è stato possibile ripristinare la maschera del sarcofago che possedeva occhi di ossidiana ed un ureo d’oro massiccio intarsiato con corniola e lapislazzuli. All’interno una mummia ormai ridotta ad uno scheletro con indosso la stupenda maschera dorata oltre a vari ushabti e diversi gioielli.

La maschera si presenta molto semplice, sulla fronte l’ureo presenta un lungo corpo sinuoso che discende dal copricapo e si avvolge su se stesso prima di sollevare la testa. La sua tomba originaria, TT41 scavata sempre da Montet si rivelò del tutto vuota tranne un sarcofago esterno in quarzite decorato e riportante il nome del re, il coperchio in granito risultò essere un’architrave risalente all’Antico Regno. Secondo l’analisi del suo scheletro, eseguita dal dottor Douglas Derry,  si è potuto stabilire che il faraone era claudicante e morì in età avanzata a causa di una meningite.

Fonti e bibliografia:

  • Alessandro Roccati, “L’area tebana”, Quaderni di Egittologia, n. 1, Roma, Aracne, 2005
  • Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bologna, Bompiani, 2003
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
  • Alan Gardiner e  R.O. Faulkner,”The Wilbour Papyrus”, Oxford, 1941-1952
  • Alfred Heuss ed alt, “I Propilei”,  Verona, Mondadori, 1980
  • Nichelas Reeves, Richard Wilkinson, “The complete Valley of the Kings”, Thames & Hudson, 2000
  • Christian Jacq, “La Valle dei Re”, traduzione di Elena Dal Pra, Milano, Mondadori, 1998
  • Alberto Siliotti, “Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane”, White Star, 2010
  • Alberto Siliotti, “La Valle dei Re”, Vercelli, White Star, 2004
  • Erik Hormung, “La Valle dei Re”, trad. di Umberto Gandini, ET Saggi, Torino, Einaudi, 2004
  • Henri Stierlin, “Egitto, un’arte per l’eternità” , Ed. Milano, 2003 
  • George Goyon,  “La scoperta dei tesori di Tanis”, Pigmalione, 2004

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