C'era una volta l'Egitto, III Periodo Intermedio, XXI Dinastia

IL FARAONE PSUSENNES II

Di Piero Cargnino

Titkheperura Setepenra è il praenomen dell’ultimo faraone della XXI dinastia e significa “Immagine della trasformazione di Ra, scelto da Ra”. Il suo nomen era Pasebakhaenniut-Meriamon col significato di “La stella che appare nella città di Tebe, amato da Amon”. Nomi così altisonanti per un sovrano che Manetone, secondo Sesto Africano, chiama semplicemente Psusennes e del quale conosciamo ancora meno che dei suoi immediati predecessori.

Pasebakhaienniut meriamon

Non risulta da alcune fonti l’esistenza di eventuali legami di parentela col suo predecessore Siamon; la sua legittimazione al trono potrebbe derivare da un matrimonio con una rappresentante della famiglia reale. Manetone gli attribuisce un regno di 14 anni ma tale periodo non trova concorde l’egittologo Rolf Krauss il quale gliene attribuisce 24 in più di quanto dato da Manetone. La sua ipotesi si fonda sull’interpretazione delle iscrizioni riportate sulla “Stele di Dakhla”, scritta in geroglifico e datata al tempo del faraone Sheshonq I, dove viene citato che i pozzi dell’oasi, unitamente ai terreni, furono regolarmente accatastati dal sovrano Psusennes II e Sheshonq chiede all’oracolo di Seth di sedare una disputa sulla proprietà dell’acqua di un pozzo.

  

E’ stata avanzata da alcuni l’ipotesi che Psusennes II sia il sovrano al quale il principe libico Sheshonq di Heracleopolis, futuro Sheshonq I, abbia chiesto il permesso per instaurare un culto funebre, ad Abydos, in onore di suo padre Nemrod (o Nimlot). Psusennes II, dopo il parere favorevole dell’oracolo di Amon, diede il permesso concedendogli pure l’ereditarietà dei titoli paterni.

Una figlia di Psusennes II, Maatkara, andò in sposa ad Osorkon che succederà poi al padre Sheshonq I sul trono.

Parlando del faraone precedente, Siamon abbiamo accennato al fatto che, secondo l’egittologo britannico Kenneth Kitchenn, Siamon sarebbe lo sconosciuto faraone che avrebbe concesso in sposa la figlia al re di Giuda e Israele Salomone, (I Re; 3:1). Altri egittologi sostengono che fu invece un’altra principessa, figlia di Psusennes II, ad andare in sposa a Salomone. Come al solito, finché non sarà possibile dimostrare chi ha ragione noi prendiamo atto di entrambe la teorie.

A complicare ulteriormente questo già confuso periodo salta fuori un secondo Psusennes, “Primo Profeta di Amon” discendente da Heritor, convenzionalmente identificato dagli storici moderni con l’ordinale III. E qui saltano fuori gli egittologi che normalmente non sono mai d’accordo tra di loro. Secondo Karl Jansen Winkeln, che interpreta un graffito proveniente dal tempio di Abydos, dove sarebbe contenuta la titolatura di questo sovrano che viene citato come “Primo Profeta di Amon” e “Supremo comandante militare”,  da ciò si dedurrebbe che Psusennes III sia stato re a Tanis e sacerdote a Tebe contemporaneamente avendo quindi di fatto il controllo su tutto l’Egitto. Questo porta a credere che ci siano stati due Psusemmes il II ed il III. Altri studiosi però, allineati con l’egittologo tedesco Jurgen von Beckerath, ritengono che ci si riferisca alla stessa persona che  dopo aver ricoperto il ruolo di “Primo Profeta” abbia esteso il suo potere fino al Basso Egitto autoproclamandosi sovrano dell’intero Egitto.

  

Un graffito in ieratico scoperto nel tempio di Ptah ad Abydos identifica Pasebakhaenniut come Re dell’Alto e Basso Egitto, Alto sacerdote di Amon-Ra (non Primo Profeta) e capo dell’esercito. Ovviamente la controversia se Psusennes II e Psusennes III siano la stessa persona rimane ancora aperta. Non  si sa dove Psusennes II abbia fatto costruire la sua tomba e dove sia realmente sepolto anche se il ritrovamento di un sarcofago contenente una mummia nell’anticamera della tomba tinita di Psusennes I farebbe pensare che gli appartenga.

Con Psusennes II finisce così la XXI dinastia e finiscono i faraoni egiziani, la XXII dinastia vedrà sul trono delle Due Terre i faraoni libici anche se quasi completamente integrati nella cultura egizia.  

Fonti e bibliografia:

  • Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bologna, Bompiani, 2003
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
  • Alan Gardiner e  R.O. Faulkner,”The Wilbour Papyrus”, Oxford, 1941-1952
  • Alfred Heuss ed alt, “I Propilei”,  Verona, Mondadori, 1980
  • Nicholas Reeves, Richard Wilkinson, “The complete Valley of the Kings”, Thames & Hudson, 2000
  • Christian Jacq, “La Valle dei Re”, traduzione di Elena Dal Pra, Milano, Mondadori, 1998
  • Alberto Siliotti, “Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane”, White Star, 2010
  • George Goyon,  “La scoperta dei tesori di Tanis”, Pigmalione, 2004

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