Di Piero Cargnino

Stando quindi a Manetone, Sesto Africano colloca questo faraone come successore di Amenemope che però viene chiamato Psinaches, con ogni probabilità è lo stesso Siamon al quale vengono attribuiti 9 anni di regno.
Come già accennato in precedenza non esiste alcuna notizia di eventuali legami di parentela con il suo predecessore Osorkon il Vecchio. In seguito alla scoperta di un’iscrizione sul frammento 3B righe 3-5 degli Annali dei sacerdoti recante la data “anno 17 mese shemu…….” (il giorno non è indicato), dove viene riportata l’iniziazione di Hori, figlio di Nespaneferhor, al sacerdozio, ha portato gli egittologi a pensare che gli anni fossero in realtà 19. In quella iscrizione compare per la prima volta il titolo di “faraone” che viene attribuito direttamente al sovrano.
Secondo l’egittologo tedesco Rolf Krauss l’anno citato dovrebbe corrispondere al 970 a.C.. Da ciò si deduce che Siamon avrebbe regnato dal 986 a.C. al 967 a.C.

In quanto a costruttore dobbiamo riconoscere che Siamon fu piuttosto attivo in modo particolare nel Basso Egitto, a Tanis si dedicò al tempio di Amon dove compì lavori significativi come pure nel tempio di Horo di Mesen. La sua attività si estese anche a Eliopoli, Pi-Ramses ed in particolare a Menfi dove fece eseguire lavori in favore del clero di “Amon dei lapislazzuli” e di Ptah. Scarsa, o quasi nulla, ogni documentazione di suoi eventuali interventi nella Tebaide.
Tra i pochi oggetti a lui attribuiti ci è pervenuta una piccola sfinge in bronzo con niellatura in oro oggi conservata al Museo del Louvre.


Nel periodo in cui regnò Siamon il saccheggio delle tombe aumentò notevolmente tanto che nel decimo anno del suo regno, con l’ausilio dei sacerdoti di Amon, venne deciso di recuperare il maggior numero di sarcofagi e mummie possibile e collocarle in un ambiente dove fosse più possibile sorvegliarle, venne deciso di collocarle in quella che oggi chiamiamo DB320, la cachette di Deir el-Bahari che verrà poi scoperta da Gaston Maspero nel 1881.

Rimane oscuro invece il motivo per cui decise di trasferire i resti di un suo predecessore, Amenemope, nella camera funeraria della regina Mutnodjemet, nella tomba di Psusennes I la NRT III.
Siamon stesso venne ritrovato in quella tomba, precisamente nell’anticamera, identificato grazie ad alcuni ushabti. La sua tomba originale non è mai stata trovata.

L’egittologo britannico Kenneth Kitchen ha formulato un’ipotesi interessante e quanto meno curiosa, secondo lui Siamon sarebbe da identificare con l’anonimo faraone citato nella Bibbia che avrebbe concesso in sposa la figlia al re di Giuda e Israele Salomone, (I Re; 3:1); Kitchen cita a sostegno della sua tesi un rilievo rinvenuto a Tanis.
In effetti durante il regno di Siamon l’Egitto, o forse solo il Basso Egitto, manteneva ancora interessi, e probabilmente relazioni commerciali con i popoli asiatici. Stando sempre al racconto biblico del Libro dei Re Siamon potrebbe essere sempre lui il faraone citato in I Re; 11:19 che diede in sposa la sorella di sua moglie, Tacheperes, al principe edomita Hadad rifugiato in Egitto. Ovviamente si tratta di supposizioni, non è semplice far coincidere la Bibbia con l’Egitto.

Fonti e bibliografia:
- Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
- Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bologna, Bompiani, 2003
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
- Alan Gardiner e R.O. Faulkner,”The Wilbour Papyrus”, Oxford, 1941-1952
- Alfred Heuss ed alt, “I Propilei”, Verona, Mondadori, 1980
- Nicholas Reeves, Richard Wilkinson, “The complete Valley of the Kings”, Thames & Hudson, 2000
- Christian Jacq, “La Valle dei Re”, traduzione di Elena Dal Pra, Milano, Mondadori, 1998
- Alberto Siliotti, “Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane”, White Star, 2010
- George Goyon, “La scoperta dei tesori di Tanis”, Pigmalione, 2004