III Periodo Intermedio, Mai cosa simile fu fatta

IL RECUPERO DELLA TRADIZIONE

La Statuaria e il recupero eclettico della tradizione.

Nell’ultima, lunga fase dell’età faraonica si incontrano e confrontono diverse tradizioni, con un denominatore comune: recuperare, ritrovare, salvare la propria identità.

Nella produzione statuaria si hanno esiti diversificati: la tradizione risulta come vivificata da nuovi rapporti, rivissuto nella sostanza e rapporta alla attualità e riprodotta fedelmente, come se ci si volesse riconoscere solo in quello che risale a tempo addietro.

Non sono pochi gli esemplari che sono datati come risalenti, per esempi, al Medio Regno, e che attenti esami hanno convito a far “scendere” di ben più di mille anni.

Anche in questa ricerca formale si scorge qualcosa di nuovo: la ricerca della perfezione e l’attenzione ai giochi di luce fanno intuire un’altra maniera di porsi davanti a un oggetto e all’arte.

Si può notare che la funzione primaria delle statue, quella funeraria, è scomparsa: ormai la statua votiva in un tempio che funge da garanzia di protezione e continuità dei riti.

Inoltre sono rare, rispetto al passato le statue dei sovrani, e comunque non fuori mura.

Scarsi sono, al momento, i reperti del periodo delle Dinastia XXI-XXIV, ma dalla XXII Dinastia c’è ne sono giunti di sorprendenti, che mostrano fra l’altro la maestria nella lavorazione del metallo.

Oltre a immagini di dimensioni ridotte raffiguranti divinità, si trovano figure di personaggi femminili nelle quali quali risulta tipica e curata la decorazione della superficie del bronzo in agemina di oro, rame e argento.

Nella pietra le figure femminili da sole sono rare, e una si impone per sommare in sé recupero del passato e “devianze” nuove: la nipote di Osorkon II ( XXII Dinastia), Shebensopdey, ebbe l’onore di avere una statua di granito a Karnak da parte dello sposo.

Il tipi statuari adottati sono strettamente limitati dalla collocazione quasi esclusivamente templare; domina la Statua-cubo, oppure il personaggio seduto in posa detta assimetrica, con un ginocchio in alto, l’altra gamba appoggiata a terra, o la posa dello scriba seduto a gambe incrociate.

Non c è dubbio che i sovrani nubiani debbano aver impresso un notevole impulso alla ricerca dei modelli canonici.

D’altra parte sembra nascere proprio in questa epoca un’attenzione per il ritratto non convenzionale centrato sulla resa delle caratteristiche individuali.

La caratterizzazione di alcune statue di sovrani nubiani risulta anche dalle novità del loro costume, che vollero evidentemente combinare con quello tradizionale egizio.

Nell’età saitica quando il peculiare era stato introdotto nella produzione artistica dai nubiani fu ripudiato, mentre furono perfezionato la tendenza all’ arcaismo e l’aspetto idealizzante.

Tali qualità si combinarono con una scultura curata e sopratutto una finitura molto ricercata che ne costituisce lo spirito dominante.

Fonte

  • L’arte egizia – Alice Cartoccio, Gloria Rosati – Giunti

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