Mai cosa simile fu fatta

DALLA CAVA AL LUOGO DI CULTO

Cava di granito ad Assuan

Fin dal Periodo Predinastico gli Egizi si sono applicati nella ricerca dei più diversi materiali per la produzione scultorea.

Le cave di pietra sono perciò state sfruttate durante tutta l’epoca faraonica, fino alla fine dell’epoca Roma.

Alcune di esse, come quelle di Assuan, per la granolite e il granito, o quelle di Tura, per il calcare, sono state probabilmente sfruttate quasi senza soluzione di continuità nei millenni, in virtù della loro vicinanza al corso del Nilo e del loro frequente uso dei monumenti e nella produzione delle statue.

Altre, come le cave di grovacca dello Uadi Hammamat, o quelle di gness anortoisitico di Gebel el-Ars, richiedevano l’ organizzazione di spedizioni, talora di grande portata, per trasportare blocchi per decine di chilometri attraverso il deserto.

Cava di grovacca nello Uadi Hammamat
Cava di arenaria a Gebel el-Silsila

Le statue sono quasi sempre realizzate a partire da un solo blocco di pietra, indipendentemente dalle loro dimensioni e forme.

La questione su dove fossero scolpite ancora oggi divide i ricercatori : erano create in prossimità del luogo di estrazione della pietra, in botteghe di scultura permanenti o sul sito al quale le statue erano destinate?

È probabile che si siano incrociate più situazioni, a seconda dei periodi storici o dei destinatari delle statue.

Mutnedjemrt- Dettaglio del gruppo statuario del faraone Horemheb e della regina Mutnedjemet
Granolite, 139 x 86 x 92 cm – Nuovo Regno, XVIII Dinastia
Karnak, tempio di Amon. Ora al Museo Egizio di Torino
Collezione Drovetti 1824 – C.1379

Inoltre, molti testi, per esempio quelli scritti su stele del Medio Regno, attestano anche la mobilità degli artigiani di corte che erano inviati nei diversi siti del paese.

Doveva esserci una certa specializzazione degli scultori nel trattare alcuni materiali: infatti, le rocce più compatte come la grovacca o la quarzite richiedono competenze, strumenti e tecniche diverse rispetto alla lavorazione del calcare o del legno.

Statua della dea Sekhmet
Granodiorite, 211 x 33 x 56 cm – Nuovo Regno, XVIII Dinastia
Karnak, ora al Museo Egizio di Torino
Collezione Drovetti 1824 – C. 260

Le cave hanno restituito numerosi pezzi scultorei abbozzati: statue, sarcofagi elementi architettonici.

Gli utensili usati sono di natura e materiali diversi, nei siti archeologici sono stati trovati numerosi strumenti come cestelli, mazzuoli, lisciatoi, pigmenti.

Per scolpire le pietre dure gli scultori egizi usavano ceselli – mazzuoli di pietre ancora più dure, come la peridotite, mentre per le pietre più tenere, usavano ceselli di bronzo e mazzuoli di legno, per la levigatura della superficie venivano usati lisciatoi abrasivi in arenaria e sabbia.

Utensili usati nella scultura. Bronzo, legno, Nuovo Regno
Deir el-Medina e provenienza ignota
Scavi Schiaparelli 1905, 1908, Museo Egizio di Torino
Collezione Drovetti 1824
S. 7514, 7519, 7532, 7570, 7660, 7661, 9927,9029, 9964, 9965,
C. 6221, 6322/01, 6322/02

Le statue egizie si inseriscono sempre all’interno di una forma geometrica: la base è il pilastro dorsale, infatti, indicano ancora i lati del parallelepipedo originale.

Per aiutare lo scultore a rispettare le forme e proporzioni, le linee guida di riferimento erano regolare tracciate o incise più volte sulle facce del blocco.

Quadrettatura incisa sul retro di un modello di scultore
Calcare, 19 x 16 x 6,5 cm – Epoca Tolenaica
Provenienza ignota, ora al Museo Egizio di Torino
Vecchio Fondo 1824 – 1888 (C. 7049)

Dopo che la statua era stata scolpita e levigata e tutti i dettagli erano stati incisi, mancava ancora un’ultima fase, la pittura.

Anche se quasi tutte le statue conservate nei musei o sui siti archeologici appaiono prive di colore, particolari come gli occhi, le labbra, i vestiti, i gioielli e anche le iscrizioni geroglifici e scolpite sulla base, sul seggio o sul pilastro dorsale, originariamente erano dipinte.

I pigmenti usati dagli egizi sono principalmente di origine minerale, applicati direttamente sulla pietra, purtroppo ne rimangono delle tracce spesso poco visibili, su diversi reperti.

Scena di scultura di statue
Disegno da un dipinto nella tomba di Rekhmire
Tebe, TT 100

Anche nel caso dei colossi, le statue egizie sono quasi sempre monolitiche: ognuna è ricavata da un unico blocco di pietra.

Ciò comporta talvolta un peso notevole, per esempio il colosso di Sethi II è stimato in sei tonnellate.

Il sito di estrazione della pietra poteva essere molto lontano dal luogo a cui era destinata la statua.

Dopo la scultura della statua, o probabilmente almeno dopo il primo sgrossamento delle forme, era trasportata fino al Nilo

Gli Egizi spostavano questi colossi su slitte o su tronchi resi scivoloso bagnando la terra davanti a loro

Le statue erano poi imbarcate e trasportate via nave, probabilmente venivano completate sul posto una volta giunte alla definitiva destinazione, per evitare che gli spostamenti danneggiassero la scultura terminata.

Fonte

Le statue del Museo Egizio di Torino – Simon Connor – Franco Cosimo Panini Editore

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