Di Grazia Musso
Questa statua raffigura il visir Nespaquashuty, seduto con gambe incrociate, che stringe l’estremità di un papiro aperto sulle gambe con le due mani chiuse a pugno
Si tratta di una delle varianti dell’iconografia di figure in posizione da scriba, che a differenzia da quella più diffusa in cui il personaggio stringe nella mano uno stilo.
Indossa una parrucca striata senza scriminatura, che gli lascia libere le orecchie e gli ricade sulle spalle.
Indossa un corto gonnellino trattenuto in vita da una alta cintura.
Il volto, raffinato, ha un ovale sottile appena scavato da depressioni che creano delicate ombre sulla superficie levigata, le sopracciglia sono allungate verso le tempie, le linee del naso sottile e gli zigomi appena pronunciati formano, una sorta di cornice intorno agli occhi sottili e allungati; la bocca lievemente sporgente, è atteggiata in un delicato sorriso.
Se le spalle larghe, la sporgenza delle clavicole e i pettorali ben disegnati riprendono lo stile dell’antico Regno, la curva del torace verso verso la vita sottile e la larghezza innaturale dei fianchi allontanano questa scultura dai modelli più antichi.
La scultura è identificabile come produzione di epoca saitica per la scelta della pietra, il trattamento della superficie e la resa dei particolari, si noti per esempio la precisione delle colonne verticali di testo incise sul papiro, questa statua esemplifica la tendenza della XXVI Dinastia a riappropiarsi della tradizione culturale e artistica delle epoche più antiche, dopo il lungo periodo caratterizzato dalla presenza straniera in Egitto.
Fonte
Tesori Egizi nella collezione del Museo Egizio del Cairo – Rosanna Pirelli – Araldo De Luca – Edizioni White Star.