Di Andrea Petta

La barba della Sfinge
Durante i suoi scavi del 1817 per liberare la Sfinge, Caviglia recuperò diversi frammenti della barba cerimoniale che adornava il mento della Sfinge. Non è tuttavia chiaro se la barba facesse parte della struttura originale della Grande Sfinge oppure se sia stata un’aggiunta successiva, magari proprio di Tuthmosis IV nella sua impresa descritta nella Stele del Sogno (vedi: https://laciviltaegizia.org/2020/12/31/la-stele-del-sogno-2/). Secondo alcuni studiosi, infatti, la “caduta” di una barba integrata dal principio avrebbe danneggiato il mento della Sfinge, che però non mostra segni di questo danno. Da notare però che la roccia della barba è congrua con gli strati corrispondenti al collo ed al petto della Sfinge.
I frammenti, disegnati da Henry Salt ma pubblicati solo nel 1837 nelle Operations Carryed on at the Pyramids of Gizeh in 1837 (Vol 3) sono ora divisi tra il British Museum a Londra ed il Museo Egizio del Cairo.

Da questi frammenti Mark Lehner ha tentato una ricostruzione della barba stessa, che sarebbe stata in origine lunga tra i 6 e gli 8 metri, collegata al petto della Sfinge da una lastra piatta di sostegno ed appoggiata ad una struttura sottostante in posizione simile a quella della “Stele del Sogno”.

I frammenti del Cairo mostrano sulla porzione che faceva parte della parte piatta di supporto un Faraone raffigurato mentre fa un’offerta; i geroglifici che sono sopravvissuti vengono tradotti da Mark Lehner come ” vita e protezione intorno e dietro di lui “. La testa del faraone peraltro è andata persa; il frammento ha subito dei danni anche al Museo…

Il naso della Sfinge
Per decenni il povero Napoleone venne accusato di aver sfregiato la Sfinge bombardandola e privandola del naso, probabilmente sulla base del disegno di Diderot che la raffigura con naso ed ureo. Ma i disegni antecedenti, come abbiamo visto, mostrano già la Sfinge priva del suo naso.

Sappiamo invece per certo che i Mamelucchi la presero per bersaglio delle loro esercitazioni con i cannoni, ma fortunatamente la pessima mira portò a danni solo sul corpo
Il naso potrebbe essere già stato danneggiato dall’invasione araba del VII secolo o, più probabilmente, dalla furia iconoclasta di un sufi, tale Muhammad Sa’im al-Dahr, che nel 1378 avrebbe scalpellato il naso per punire dei contadini del luogo che offrivano doni alla Sfinge chiedendo prosperità in un periodo di carestia.
Comunque sia andata, anche senza il suo naso lo sguardo ieratico della Sfinge rimane uno dei simboli più noti dell’Antico Egitto.

Riferimenti:
- Lehner, Mark Edward. “Archaeology of an image: the Great Sphinx of Giza.” (No Title) (1991).
- Wahby WS Restoring And Preserving Egypt’s Sphinx. 2005
- Hawass Z et al. The Great Sphinx of Giza: Who built it, and Why? Archaeological Institute of America, 47:30-41, 1994
- Vyse, Richard William Howard, and Richard William Howard Howard-Vyse. Operations Carried on at the Pyramids of Gizeh in 1837. Vol. 2. Cambridge University Press, 2014.