Di Patrizia Burlini e Nico Pollone

Nel 1934 , Alberto Tulli, allora direttore del Pontificio Museo del Vaticano, scovò sulla bancarella di un antiquario del Cairo un prezioso papiro, scritto in ieratico.
Tulli non poté acquistarlo a causa del prezzo elevato ma gli fu concesso di copiarlo per studiarlo ed eventualmente concluderne l’acquisto.
Nella trascrizione del testo in geroglifico fu coinvolto anche l ‘abate Étienne Drioton, direttore del Museo egizio del Cairo.
Il papiro datato all’anno 22 del Faraone Thutmosis III, raccontava di cerchi di fuoco apparsi in cielo ed altri fenomeni inspiegabili quali pesci e uccelli piovuti a terra, ma risultava incompleto in alcune parti “strategiche”.
Gli ufologi dell’epoca si scatenarono ed usarono il papiro come prova dei contatti di civiltà aliene con il nostro pianeta. Tra gli ufologi che ne parlarono il principe Boris de Rachewiltz, che affermò di aver analizzato e tradotto il papiro.
Wikipedia ci racconta che “La notizia arrivò in Italia nel 1963 per mezzo di Solas Boncompagni, un clipeologo (studioso degli UFOnell’antichità) che pubblicò sulla rivista Clypeus una diversa traduzione annotata del testo in italiano.In questa versione della storia troviamo il particolare del mancato acquisto del papiro originale, che sarebbe stato semplicemente ricopiato dal professor Tulli. Boncompagni scriverà poi in un articolo del 1995 che nella sua nuova traduzione aveva “cercato di interpretare anche le molte lacune dovute a cancellature che figuravano nella traduzione stessa”.
Il papiro nel frattempo era introvabile e, nonostante le teorie complottistiche che vedevano coinvolti ambienti del Vaticano, nel 1968 l’ispettore del Museo Gregoriano Egizio, mons. dott. Gianfranco Nolli, comunicò laconicamente che il papiro non era di proprietà del Museo ed era sostanzialmente disperso, forse dagli eredi Tulli.
Nell’aprile 2006 Franco Bussino di Egittologia.net analizzò il testo del papiro e scoprì che molti passaggi riportavano intere porzioni di papiri riportati dall’Egyptian Grammar di Alan Gardiner pubblicata nel 1927, inclusi due errori di trascrizione.
Il papiro quindi si rivelò una sofisticata bufala, copia di vari papiri, che per anni aveva ingannato ufologi improvvisatisi egittologi.
Fonti
Qui un bel racconto dell’ intricata vicenda da parte di Nicola Reggiani, dottore di ricerca in Storia e cultore della materia in Storia Greca presso l’Università degli Studi di Parma: