Di Andrea Petta
IL MATTONE MAGICO
Recentemente il Museo Egizio di Torino ha pubblicato un post sul pilastrino “djed” (raffigurante la colonna vertebrale e le costole di Osiride) trovato nella tomba di Nefertari da Schiaparelli, uno dei pochi reperti ritrovati nella tomba della Regina.

Come paragone ed approfondimento, questo era lo stesso tipo di amuleto ritrovato nella tomba di Tutankhamon (Carter 260), fotografato da Burton ancora nella sua collocazione originale.

Si trova oggi conservato al Museo Egizio del Cairo, con il numero di inventario JE 61378

È in legno, alto 9.2 cm, originariamente placcato in oro, e la sua “funzione” era iscritta sulla sua base:
<<Questa formula deve essere pronunciata su un amuleto “djed” in smalto, le cui traverse siano d’oro puro, ricoperto di lino reale e su cui sia stato versato dell’olio. Deve essere fissato su un mattone di argilla cruda, [sul quale sia stata incisa questa formula], inserito in un foro fatto per esso nel muro occidentale [della tomba], e deve essere rivolto ad oriente coperto con la terra che si trovava sotto un albero “aaru”>>.
Il riferimento è quello del Capitolo 151 del Libro dei Morti, in cui si parla del quattro mattoni magici che dovevano essere presenti nella camera sepolcrale. L’incantesimo riferito al pilastro djed suona più o meno così, “interpretando” la traduzione letterale:
“O tu che ti avvicini per incontrarmi
Coperto da un velo illuminato dal tuo viso
Io sono colui che si erge dietro il pilastro djed
Io sono davvero colui che si erge dietro il pilastro djed, il giorno in cui si respinge il massacro.
Io sono il protettore di Osiride” (fonte: University College di Londra)
Curiosamente, però, l’amuleto “djed” nella tomba di Tutankhamon era inserito nella parete sud (non ovest), all’altezza della testa del sarcofago in granito.

L’AMULETO DJED
All’interno della camera sepolcrale di Tutankhamon non c’era soltanto l’amuleto “djed” del mattone magico celato nella parete sud ma anche un secondo amuleto (Carter 250), più grande, lasciato dai sacerdoti che officiavano i riti funebri tra il sarcofago in quarzite di Tutankhamon ed il quarto sacrario, quello più interno.

Secondo Wilkinson, faceva parte del rito finale legato alla nuova vita del Faraone dopo la sua deposizione nel sarcofago.
Alto 56 cm e largo 20, in legno dipinto, aveva ancora sulla base un perno che suggerisce potesse essere inserito su un supporto.
Era appoggiato al lato sud del sarcofago, rivolto verso la parete che celava il mattone magico con l’altro amuleto “djed”, quasi a stabilire una connessione che richiama l’unione del “ba” con il corpo del defunto descritta nel Libro delle Porte.


In quest’ottica, il posizionamento del mattone magico nella parete sud (di solito era posizionato in quella rivolta a ovest) non sarebbe un errore ma un legame con il suo “corrispettivo” appoggiato al sarcofago.
Ricordiamoci infatti che le nicchie dei mattoni magici venivano scavate DOPO la sepoltura; ne abbiamo conferma dalla presenza nelle nicchie stesse di residui del colore delle decorazioni esterne. Le nicchie venivano poi chiuse ed intonacate con colori simili ma chiaramente distinguibili a distanza di millenni.
Foto: dove non diversamente specificato da The Griffith Institute – University of Oxford
In copertina: i pilastri djed nella camera sepolcrale di Nefertari, foro kairoinfo4u