Piccola Guida Turistica

LA TOMBA DI HOREMHEB

Dopo una bella scarpinata raggiungiamo la zona a sud della piramide di Djoser dove sorge un gruppo di tombe del Nuovo regno, le più importanti delle quali sono quella di Maya e Merit e quella che Horemheb si fece costruire prima di salire al trono, durante il regno di Tutankhamon.

La ricostruzione delle tombe di Maya e Merit (a destra), della sorella di Ramses II Tia (al centro) e di Horemheb (a sinistra) opera di JEAN-CLAUDE GOLVIN – IMMAGINE DA INTERNET

Pur essendo splendide esse sono poco gettonate, non solo perché piuttosto lontane dal circuito tradizionale, ma anche perché per visitare quella di Horemheb occorre pagare un salato biglietto a parte (e comunque un bel bakhshish ai custodi….).

La nostra guida Monalisa ci ha avvertiti del rischio di non riuscire ad entrare, perchè è ormai il primo pomeriggio, il sole è a picco e può essere che il guardiano che dovrebbe aprirci le tombe se ne sia già andato a casa; peraltro siamo fortunati, perchè dopo averlo chiamato a gran voce compare e si mette a nostra disposizione con estrema gentilezza.

Ho già descritto la tomba nella quale si fecero seppellire Maya, il potente tesoriere di Tutankhamon, e sua moglie Merit: potrete trovare l’articolo sul nostro sito, a questo link: https://laciviltaegizia.org/2023/08/04/maya-tesoriere-di-tutankhamon/

Illustrerò quindi la Tomba di Horemheb, la più sontuosa di quelle dell’area, la cui costruzione venne iniziata quando egli era già un influente personaggio e fu progressivamente ampliata quando venne nominato capo delle forze armate e responsabile degli affari esteri del regno e si distinse per le sue vittoriose campagne militari nell’area Siro Palestinese ed in Nubia.

All’epoca Menfi era tornata ad essere la capitale amministrativa del regno, ed è per questo che egli aveva inizialmente scelto di farsi inumare a Sakkara, la Necropoli della città; lì, infatti, furono seppellite la prima moglie Amenia, morta prima che diventasse Faraone, e poi la sua Grande Sposa Reale Mutnodjmet, mentre egli trovò l’ultimo riposo in una nuova magnifica sepoltura nella Valle dei Re (la KV57).

Horemheb era figlio di un oscuro funzionario di Eracleopoli, e nulla si sa sulla sua carriera prima del regno di Tutankhamon; alcuni studiosi hanno ipotizzato che potesse essere il militare di nome Pa-Aten-em-Heb (“Aton è in festa”) che era stato un fedelissimo di Akhenaton e che in seguito mutò il suo nome in Hor-em-Heb (“Horus è in festa”).

Quello che è certo è che con tenacia e abilità scalò i vari gradi del potere fino a diventare Generalissimo dell’esercito e Primo di tutte le opere del re ed insieme a Maya e ad Ay, del quale aveva sposato la figlia Mutnodjmet, compose il consiglio di reggenza durante il regno di Tutankhamon, che lo nominò Iry-pat (principe ereditario) e Idnw (rappresentante del re per l’intero Paese), così come si apprende dalle iscrizioni sulle pareti della sua tomba di Sakkara.

Sul pilastro posteriore di una sua statua conservata al Museo Egizio di Torino, inoltre, si legge: «Il cuore del re fu soddisfatto del Suo lavoro, condividendo le Sue decisioni. Egli lo fece Signore della terra perché mantenesse la legge della terra come Principe ereditario. Egli era unico, senza eguali. Tutti i piani per le Due Terre vennero dalle Sue mani. Tutti concordavano con quanto diceva quando veniva convocato dal re….»

La pianta della tomba.
Da Pinterest a questo link: https://i.pinimg.com/…/afc165ffe33d987981db3b13c9a84f19…

La tomba di Horemheb venne scoperta attorno al 1820, probabilmente da Amalia Nizzoli, della quale ho già parlato, che ancora giovanissima diresse per conto del marito uno dei primi scavi a Sakkara; gli oggetti raccolti in quella campagna vennero poi venduti al pittore bolognese Pelagio Palagi, il quale, alla sua morte, li donò alla sua città natale.

Ecco perché alcuni bellissimi rilievi provenienti dalla tomba si trovano a Bologna; molti altri pregevoli frammenti furono prelevati nel XIX secolo da studiosi e tombaroli e sono esposti nei musei di tutto il mondo, mentre nell’edificio originario sono oggi collocate delle copie.

In seguito la tomba scomparve nuovamente sotto la sabbia e fu riscoperta nel 1975 insieme a quella di Maya da Geoffrey Almeric Thorndike Martin e dalla sua squadra che la ripulirono in quattro stagioni di scavi; i frammenti ritrovati nel corso di tale attività sono oggi esposti al museo Imhotep.

Anche la tomba di Horemheb, così come le altre dell’epoca di Tutankhamon a Sakkara, riproduce nelle forme un «Tempio dei Milioni di anni», ispirato ai templi amarniani ed a quelli solari della V dinastia: per questo aveva un orientamento est – ovest, camere sepolcrali sotterranee, una sovrastruttura “a cannocchiale” ed una piramide in miniatura posta sul tetto o dietro la cappella centrale.

L’ingresso della tomba: la spianata davanti alla costruzione era in origine lastricata, ma è stata ora lasciata in terra battuta; il pilone d’ingresso, alto 7 metri e diviso in due, era realizzato in mattoni di fango e rivestito di pietra calcarea, alcune lastre della quale sono rimaste in loco.
Da Osirisnet.net

La sovrastruttura della tomba è lunga circa m. 65 e larga m. 20 ed è costituita da un pilone seguito da un cortile in origine porticato, da una sala delle statue fiancheggiata da due magazzini, da un secondo cortile porticato e da tre cappelle per le offerte (quella centrale originariamente con una piccola piramide sul tetto).

Ogni colonna del primo cortile reca una formella rettangolare sulla quale è raffigurato Horemheb in adorazione perpetua davanti al sole: a quanto consta, è l’unico sito egizio nel quale si trovano formelle decorative applicate alle colonne.
FOTO MIA

L’articolatissima parte sotterranea, non visitabile, risale alla V dinastia: Horemheb non si fece alcun problema a radere al suolo le mastabe più antiche che sorgevano dove egli intendeva costruire la sua tomba, e a riutilizzarne per sè le sottostrutture ed i materiali.

L’articolatissima sottostruttura.
PIANTA DI JON HIRST TRATTA DA OSIRISNET, a questo link: https://www.osirisnet.net/popupImage.php?img=/tombes/saqqara_nouvel_empire/horemheb_saqqara/photo/3D-plan.jpg&lang=en&sw=1280&sh=720

LA STELE DEL PRIMO CORTILE

Sul lato di fondo del primo cortile, di fianco all’apertura che conduce alla sala delle statue, in origine erano collocate due stele; una è frantumata in diversi pezzi, distribuiti presso vari musei, l’altra è solo un poco danneggiata sul bordo superiore e si trova ora al British Museum di Londra.

Essa è in pietra calcarea (H. cm. 195 – L. cm. 100) ed ha un profondo significato storico: segna il definitivo tramonto dell’atonismo, in quanto raffigura in rilievo sulla lunetta un disco solare alato con uraei pendente, sotto il quale Horemheb è rappresentato in piedi con le braccia alzate in adorazione davanti a Ra-Horakhty, Thot e Maat, facenti parte del pantheon da lui restaurato; vi sono altresì i resti di quindici colonne di geroglifici.

Il registro inferiore comprende un’iscrizione di venticinque righe orizzontali.

I corpi maschili, il disco di Horakhty, la veste e il nastro sulla fronte di Maat recano notevoli tracce di vernice rossa; il giallo è visibile in molti geroglifici e rimane del blu brillante sui bordi.

Riporto qui parte del testo, secondo la traduzione trovata in Osirisnet:

L’immagine è una foto della copia della stele scattata da me. E’ molto più chiara di quella dell’originale pubblicata sul sito del British museum dove essa è custodita.

https://www.britishmuseum.org/collection/object/Y_EA551

IL PORTICO DEL PRIMO CORTILE – L’ACCAMPAMENTO

I rilievi del primo cortile sono molto danneggiati; sopravvivono la rappresentazione di un accampamento militare e delle attività che vi si stanno svolgendo, mentre quelle che mostrano Horemheb nell’espletamento dei suoi doveri pubblici sono praticamente scomparse.

L’ACCAMPAMENTO.
Rilievo ORIGINALE custodito a Berlino, al Neues Museum.
Questa tenda, forse il quartier generale, si trovava al centro dell’accampamento, era la più grande e la meglio arredata: si notano diversi sgabelli pieghevoli con i loro poggiapiedi, giare sui propri supporti, un tavolino sul quale ci sono viveri e addirittura un vaso con mazzi di fiori. Attorno ad essa la vita si svolge serenamente: un auriga con ancora la frusta in mano è seduto sul pianale del suo carro, a terra, uno stalliere tiene due cavalli per una corda, un mulo bruca da un cesto, un ragazzino riconoscibile dalla treccia della fanciullezza porta un vassoio con del cibo.
Berlino, Neues Museum ÄM 20363
FOTO di Archai Optix – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Fragment_of_a_relief_from_the_tomb_of_Horemheb.jpg

Qui vi propongo le scene migliori sotto il profilo della conservazione ed anche a livello storico.

L’ACCAMPAMENTO: Rilievo ORIGINALE ora custodito al Museo Archeologico di Bologna. Al centro della scena si trova un padiglione da campo destinato al comandante; al piano superiore sono stoccati gli arredi e le provviste alimentari, a quello inferiore, sotto l’occhio vigile di Horemheb in persona, un soldato versa acqua per compattare il pavimento in terra battuta, mentre un altro lo spazza tenendo spalancata la porta.
Un terzo soldato, fuori dall’edificio a sinistra, appoggia la mano destra alla spalla in segno di deferenza nei confronti di un superiore che si sta allontanando oppure si sta massaggiando perchè è stato colpito dallo stesso per punizione. Dall’altra parte del padiglione, un uomo impartisce ordini a gran voce ad un portatore d’acqua che avanza verso di lui. Le stature diverse dei personaggi raffigurati suggeriscono il senso di profondità del campo nel quale si svolge l’azione, ma anche l’appartenenza dei militari a ranghi differenziati, ulteriormente ribaditi dalla presenza o meno della parrucca e dei bastoni del comando. L’estrema dinamicità della scena, fedele alla frenetica attività di un accampamento militare, costituisce l’elemento di maggior pregio del rilievo.
Materiale: calcare con tracce di colore
Dimensione: cm 62 x 106
Numero di inventario: KS 1888
FONTE DEL TESTO E DELL’IMMAGINE:
http://www.museibologna.it/…/48653/id/48720/oggetto/48724/ 
L’ACCAMPAMENTO
I due rilievi formavano un’unica scena; eccoli idealmente riuniti.
IMMAGINE A QUESTO LINK: https://nefershapiland.de/HaremhabGrabMemphis.htm
Horemheb in nome di Tutankhamon conferisce l’oro del valore ad un funzionario.
Di questa scena, molto deteriorata e rimasta in loco sulla parete nord, ho trovato solo in disegno. Essa ha un notevole valore storico perchè mostra il Generalissimo in scala molto grande che in sostituzione di Tutankhamon premia con l’”oro del valore” un personaggio con le braccia alzate in segno di ringraziamento.
Molti studiosi ritengono che quest’ultimo possa essere Pa-Ramessu, il futuro Ramses I: la parte di rilievo che riportava il nome del gran dignitario già più volte decorato con l’oro del valore ed ancora premiato da Horemheb è scomparsa, per cui non è possibile avere certezza assoluta della sua identità. Peraltro il futuro Ramses I fu compagno d’armi di Horemheb, e il nostro personaggio sfoggia un deciso naso aquilino, che caratterizza il profilo dei primi ramessidi, così come si desume dalle loro mummie.
IMMAGINE DA OSIRISNET
L’ACCAMPAMENTO.
Il rilievo, costituito da due parti perfettamente combacianti e suddiviso in due registri decorativi, mostra altre scene di vita militare, che troverete meglio dettagliate nelle prossime immagini.
Materiale: calcare con tracce di colore
Dimensione: cm 64 x 174
Numero di inventario: KS 1886
http://www.museibologna.it/…/47680/id/48720/oggetto/48724/
L’ACCAMPAMENTO.
Nel registro superiore, a sinistra, un ufficiale accompagnato da uno scriba e da un altro egizio armato di bastone sorveglia l’allenamento alla corsa di due uomini che si dirigono verso di lui.
FOTOGRAFIA By Sailko – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29274171
L’ACCAMPAMENTO.
Nella parte destra del registro e nella fascia sottostante (vedi foto), alcuni magazzinieri sistemano grandi quantità di derrate alimentari sotto l’attento controllo di un secondo scriba, raffigurato nella prossima immagine. Si notano pani di forma circolare, giare da vino, i frutti della palma dum racchiusi in voluminosi sacchi a rete e alcuni mazzetti di porri destinati ad essere distribuiti ai soldati, che venivano retribuiti in natura.
FOTOBy Sailko – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29274170
L’ACCAMPAMENTO.
A destra della precedente immagine gli scribi controllano l’approvvigionamento dei magazzini, ed i servi sistemano le provviste da distribuire alla truppa.
FOTO By Sailko – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29274172
L’ACCAMPAMENTO.
Gli inservienti preparano le razioni da distribuire ai soldati.
FOTO By Sailko – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29274177

L’ACCAMPAMENTO – I RILIEVI AI MUSEI DI BOLOGNA

Sono rimasta affascinata dai rilievi custoditi a Bologna, tant’è che sono andata al museo proprio per vederli dal vivo. Sono di una vivacità e di una ricchezza di particolari notevole. Ho scattato moltissime fotografie, e vi sottopongo quelle più dettagliate. Questo rilievo proviene dal primo cortile della tomba e fa parte della grande scena dell’accampamento militare.

Ecco una vivacissima scena che si svolge nell’accampamento di Horemheb; nel registro inferiore un messaggero arriva al galoppo perobabilmente per portare un dispaccio urgente al Generalissimo, e davanti a lui un ufficiale fa segno ad un portatore d’acqua di avvicinarsi per dissetarlo; dietro al cavaliere un gruppo di soldati sta trasportando un oggetto pesante, forse una tenda arrotolata; nel registro superiore due aurighi si stanno riposando accanto ai loro carri, mentre uno scriba (riconoscibile dall’astuccio scrittorio che tiene in mano) si sta dirigendo altrove ad ampie falcate.
MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA
FOTO MIA

Esso conserva ancora tracce di colore e misura cm. 62 x 126,5; troverete una descrizione particolareggiata nelle didascalie delle immagini.

Questa rappresentazione è insolita, in quanto gli Egizi non avevano l’abitudine di montare a cavallo e preferivano servirsene per trainare i carri; inoltre non erano particolarmente abili nel disegnare il nobile animale, che qui, invece,è stato reso in modo mirabile, anche nei più minuti particolari. Piuttosto è la posizione del cavaliere ad essere alquanto innaturale: in assenza di sella e staffe, che ancora non venivano adoperate – al massimo si usava porre una coperta sul dorso dell’animale -) una posizione così arretrata sulla groppa dell’animale sarebbe stata troppo precaria. E’ probabile che questo cavaliere non fosse un egizio, ma uno straniero al servizio del faraone.

Ulteriori informazioni sull’uso del cavallo da parte degli Egizi, a cura di Livio Secco

I cavalli furono importati in Egitto dagli Hyksos attorno al 1.600 a. C., erano piccoli (l’altezza al garrese, cioè alla spalla, non superava i 150 cm.) e poco resistenti anche dal punto di vista scheletrico; essi venivano utilizzati in coppia per il traino di bighe da guerra, cioè di carri leggeri ad un solo asse, al quale venivano aggiogati “a strozzo”, in quanto il traino a spalla venne introdotto solo nel Medioevo.

Gli Ittiti usavano inizialmente carri a due assi (il primo dei quali non era sterzante) ma erano pesantissimi ed avevano notevoli problemi di manovrabilità.

In ogni caso, dalla documentazione dell’epoca si evince che per il traino venivano preferiti emioni oppure onagri, cioè asini selvatici più mansueti e meno costosi dei cavalli.

I cavallini dell’epoca venivano cavalcati solo in situazioni di eccezionale urgenza, a pelo e senza staffe nè sella, comparse solo in epoca tardo romana; il cavaliere veniva scelto giovanissimo perchè era più leggero di un adulto, e montava a cavalcioni del posteriore e non del dorso dell’animale per distribuire il proprio peso sulla sua parte più robusta e muscolare e non gravare sulla spina dorsale indubbiamente fragile.

La mia critica all’antico scultore, che a mio avviso aveva posizionato il cavaliere in posizione anomala in groppa al destriero, è quindi del tutto fuori luogo.

Poste queste premesse di carattere generale, è chiaro che il cavaliere che arriva al galoppo nell’accampamento del Generalissimo è molto probabilmente un messaggero che porta un dispaccio urgente e di fondamentale importanza.

Il messaggero nel rilievo bolognese proveniente dalla tomba di Horemheb a Sakkara. FOTO MIA

La rappresentazione di un uomo a cavallo appare solo un’altra volta sui rilievi parietali egizi, più precisamente sulla parete destra della sala ipostila del tempio maggiore di Abu Simbel che illustra la battaglia di Qadesh.

Si tratta di un giovane armato che cavalca verso la terza divisione Ptah, probabilmente per invitare i comandanti ad accelerare il passo o ad inviare subito l’aliquota carri per soccorrere Ramesse, che si trovava in difficoltà in quanto la seconda divisione Ra era stata sbaragliata e la prima divisione Amon rischiava di essere travolta dall’attacco dei carri Ittiti.

La battaglia di Kadesh: rilievo nel tempio maggiore di Abu Simbel – disegno di Ippolito Rosellini.
Nel riquadro in rosso un messaggero armato galoppa verso la divisione Ptah per portare i nuovi ordini e farla intervenire a soccorrere il resto dell’esercito che stava avendo la peggio.
Ingrandimento del particolare riquadrato in rosso nella precedente immagine che evidenzia il messaggero e il suo particolare modo di cavalcare.

Per informazioni piu’ approfondite sulla battaglia di Kadesh si vedano gli articoli di Andrea PettaGiuseppe EspositoLivio Secco ed Ivo Prezioso sul nostro sito laciviltaegizia.org nella sezione dedicata alle grandi battaglie.


Un ufficiale, riconoscibile dal bastone a forma di cuneo simbolo del suo grado e dall’elegante divisa, richiama l’attenzione del portatore d’acqua, forse per dissetare il messaggero dopo il lungo viaggio.
MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA
FOTO MIA
Sette soldati trasportano a spalla un pesante oggetto, forse una tenda arrotolata; tre di essi portano un elmo, o forse un copricapo, del tutto inusuale presso gli Egizi.
Divertente è il contributo offerto dall’ufficiale, l’ultimo personaggio sulla destra: mentre gli altri sudano sotto il peso si limita a dare indicazioni, fingendo in modo poco convincente di dare loro aiuto.
Un altro particolare interessante è l’abbigliamento dei soldati, che portano un perizoma di pelle sul quale venivano praticati moltissimi piccoli tagli verticali per renderlo più leggero e traspirante. Solo un rettangolo nella parte posteriore centrale era compatto, forse per motivi di decenza?
Alcuni perizomi simili a questi sono giunti fino a noi; ne parlerò prossimamente. 
Due aurighi sostano accanto ai rispettivi carri, tenendo in mano le briglie dei cavalli.
MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA
FOTO MIE

A proposito di questo rilievo osserva la nostra amica Marina Celegon (che ringrazio), nel suo interessante articolo il cui link trovate a fondo pagina: 

FONTI:

http://www.museibologna.it/…/47680/id/48720/oggetto/48723/

https://www.archeofriuli.it/lesotico-messaggero-del…/

LA SALA DELLE STATUE

RILIEVO IN LOCO: lo stipite sinistro della sala delle statue. Si tratta dell’unica tra le molteplici rappresentazioni di Horemheb in questa zona della tomba alla quale, dopo la sua ascesa al trono, è stato aggiunto l’ureo sulla fronte, appena visibile.
Sopra Horemheb seduto, si nota ripetuto per quattro volte il suo nome: ḥr-m-ḥb, ossia il falco ḥr sopra il quale troviamo la costola m e sotto il quale c’è il bacino d’alabastro ḥb (Horus è in festa).
Sotto, il determinativo del dignitario assiso ammantellato che indicava che si trattava di un alto funzionario defunto e la definizione tipica per il defunto che ha superato il giudizio di Osiride “mAa-xrw”, ossia “giusto di voce”.
FOTO MIA

Da un’apertura sulla parete di fondo del primo cortile si accede alla “sala delle statue”, cosiddetta perchè al suo interno sono state trovate statue di Horemheb ed i basamenti di statue di Anubi; essa ha forma rettangolare, misura m. 8,00 x 5,34 ed è fiancheggiata da due ambienti utilizzati come cappelle o come magazzino e più di recente, forse, come celle per i monaci del vicino monastero di San Geremia; essa un tempo era coperta da una volta a botte che crollando ha distrutto le pitture parietali dalle quale era decorata.

Su entrambi gli stipiti dell’ingresso si trova un’immagine di Horemheb (o di una statua che lo raffigura) davanti a una tavola di offerte; solo in una di esse porta l’ureo, aggiunto dopo la sua ascesa al trono; un sacerdote Iunmutef gli sta di fronte ed esegue fumigazioni con incenso ed il rito dell’apertura della bocca.

RILIEVO IN LOCO: La copia dello stipite destro della sala delle statue. Si noti l’ureo sulla fronte di Horemheb, aggiunto dopo il sua ascesa al trono. Il ventaglio che egli porta con sè, infatti, non era un attributo del re, quanto dei suoi figli e di coloro che gli erano particolarmente vicini, che venivano gratificati del titolo di “Portatore di ventaglio alla destra del re”.
FOTO MIA
Un’altra immagine a fianco di uno stipite (copia), raffigurante Horemheb davanti al quale vi è una tavola d’offerta e dietro la cui sedia si trova il suo segretario, di nome Sementaui, con la tavoletta da scriba in mano. Successivamente il nome dello scriba fu corretto in Ramose, perchè Sementaui è morto o è caduto in disgrazia.
FOTO MIA

All’estrema destra si trova il suo scriba militare Sementaui che compare anche altrove nella tomba, il cui nome e titolo furono in seguito erasi e sostituiti con quello di Ramose, o perchè morto, o perchè caduto in disgrazia.

RILIEVO IN LOCO: Il rito dell’apertura della bocca: davanti al defunto si trovano mazzi di fiori ed una tavola ricca d’offerte; il sacerdote sta celebrando il rito dell’apertura della bocca pronunciando le formule sacre ed effettuando delle fumigazioni con l’incensiere che tiene nella mano destra.
Dietro Horemheb, in piccolo, è raffigurato il suo segretario personale.
FOTOGRAFIA DI KAIROINFO4U DA FLICKR
Un’immagine più dettagliata del sacerdote, che porta ancora la treccia della giovinezza ed i cui tratti delicati sono stati resi con estrema precisione.
FOTO di Panegirici di Granovetter, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons a questo link https://commons.wikimedia.org/…/File:26672-_youth_with…

Le iscrizioni sugli stipiti sono molto interessanti e costituiscono una glorificazione della grandezza del Generalissimo e delle sue vittorie sulle città stato del Vicino Oriente ed in Nubia: ecco i testi, secondo la traduzione trovata su https://nefershapiland.de/HaremhabGrabMemphis.htm

I Ramessidi, che ad Horemheb dovevano il trono, istituirono un culto alla sua memoria, testimoniati da due architravi, risalenti a Ramses II, che mostrano la famiglia di sacerdoti funerari che aveva la responsabilità di curare la tomba e di eseguire i rituali.

IL PORTICO DEL 2° CORTILE

il secondo cortile ed il suo portico
FOTO da questo link: https://madainproject.com/memphite_tomb_of_horamheb_in_saqqara#gallery-5

Un breve passaggio sul lato occidentale della sala delle statue conduce al secondo cortile interno, più piccolo del primo ed anch’esso circondato da un portico sorretto da sedici colonne alte poco più di due metri; nell’angolo nord-ovest di questo cortile si trova uno degli ingressi alle camere sepolcrali.

Anche le pareti di questo portico sono ricoperte da rilievi molto ben conservati; alcuni dei blocchi erano ancora in situ, altri sono stati ritrovati dal team del prof. Martin tra le macerie del cortile e nell’area circostante e sono stati poi ricollocati nella loro sede originaria, altri ancora, rimossi dalla tomba all’inizio del XVIII secolo ed ora esposti in musei stranieri, sono stati sostituiti da calchi.

Sulla parte meridionale del muro est, sul muro sud nonché sul muro ovest del cortile vi sono scene con episodi della carriera di Horemheb, che documentano le sue vittoriose spedizioni militari e la decorazione con l’oro del valore, una pesante collana d’oro che il re attribuiva ai suoi sudditi più fedeli e meritevoli come riconoscenza per i servizi prestati.

Le immagini sono fortemente autocelebrative, in quanto non esiste alcuna prova storica di guerre o di campagne contro Libici, Nubiani o Asiatici durante il regno di Tutankhamon; il prof. Martin ipotizza che in realtà Horemheb condusse spedizioni punitive in quelle aree per ripristinare la sovranità dell’Egitto, fortemente indebolitasi durante il periodo amarniano per il disinteresse di Akhenaton.

COPIA DEL RILIEVO ORIGINALE
Immediatamente sotto la copia del rilievo bolognese troviamo quest’altro gruppo di prigionieri Nubiani. La scena è dotata di particolare vivacità, perchè i prigionieri, pur essendo in fila indiana ed essendo tutti seduti a terra, hanno altezze differenti, non guardano tutti nella medesima direzione ed alcuni gesticolano.
FOTO E TESTO MIEI
COPIA DEL RILIEVO ORIGINALE: Sul lato destro, Horemheb è rappresentato in piedi, di grandi dimensioni, con in mano il bastone simbolo del suo comando (figura che è sopravvissuta solo in parte); davanti a lui, un ufficiale costringe un capo nubiano ad abbassarsi di fronte al Generalissimo in segno di sottomissione. Gli scribi militari, dietro al capo nubiano sconfitto, registrano tutti i dettagli della sua resa.
Nel registro inferiore, altri due capi nubiani sono costretti a rendere omaggio al Generalissimo.
FOTO MIA
COPIA DEL RILIEVO ORIGINALE
Dietro gli ufficiali si trovano tre registri con lunghe file di prigionieri che rappresentano le città-stato libiche, del Vicino Oriente e della Nubia, sorvegliati dai soldati egizi armati di bastoni dalla forma a cuneo, in uso nella XVIII dinastia. Questo registro raffigura i nubiani, riconoscibili per i capelli ricciolini e per i grandi orecchini ad anello
I guardiani sono raffigurati di piccole dimensioni, forse per indicare che si tratta di giovani reclute, delle quali Horemheb era il responsabile supremo, ma nonostante ciò si dimostrano piuttosto rudi con i prigionieri: il soldato a sinistra afferra uno di loro per un braccio con entrambe le mani, quello più a destra sferra un pugno sotto il mento del povero nubiano…..
FOTO MIA
COPIA DEL RILIEVO ORIGINALE.
Dietro gli scribi sei ufficiali egizi, rappresentati molto più grandi dei prigionieri, abbigliati in uniforme di gala con tuniche plissettate e frangiate, sandali ai piedi, parrucche differenti l’una dall’altra (notate quella del secondo personaggio, fortemente stempiato….) e con in mano il bastone simbolo del loro grado prendono parte alla cerimonia della sottomissione
FOTO MIA

Le parti inferiori della parete nord mostrano invece scene del rito funebre, alcune delle quali si estendono anche alla parete est.

Qui vi mostro altri rilievi del secondo cortile, tra i più belli della tomba; gli originali si trovano al museo di Leida, salvo i due del registro superiore che sono uno a Vienna ed uno a Berlino.

Le scene, che devono essere lette da destra a sinistra, sono ambientate probabilmente nel palazzo reale di Menfi, dove Tutankhamon aveva trasferito la sua capitale per prendere le distanze dalle scelte del padre e da Amarna.

Una di esse rappresenta una delegazioni di libici, nubiani e asiatici inginocchiati o distesi a terra, che hanno raggiunto l’Egitto a cavallo con un estenuante viaggio per implorare la clemenza del Faraone e che, con l’ausilio di un interprete, chiedono ad Horemheb di farsi portavoce delle loro richieste.

Il sovrano è rappresentato sulla sinistra, insieme alla moglie Ankhesenamon, sul balcone del palazzo o comunque su di un piedestallo (il rilievo, purtroppo, si è conservato solo in parte); davanti a lui il Generalissimo, unico che ha titolo per parlare con il Faraone, riferisce le implorazioni degli ambasciatori.

Nel registro superiore composto da due blocchi è visibile un gruppo di Egizi che assiste alla scena.

Ho inserito descrizioni più precise nelle didascalie delle immagini.


Anche questi rilievi del portico del secondo cortile sono di una bellezza stupefacente; gli originali si trovano tutti al museo di Leida.

Così come quelle già viste, anche queste scene devono essere lette da destra a sinistra; esse sono ambientate probabilmente a Menfi, perchè raffigurano la cerimonia solenne della consegna ad Horemheb dell’ennesimo oro del valore: il Generalissimo è circondato dai servi che gli allacciano sull’uniforme candida e finemente plissettata la decorazione, mentre altri portano un contenitore con un cono di prezioso unguento profumato e vassoi con altri collari d’oro destinati a manifestare la riconoscenza del sovrano nei suoi confronti per i notevoli servizi resi alla corona.

Uno scriba assiste alla scena tenendo in mano il suo astuccio con i colori e i calami.

Anche in questo caso la figura di Horemheb venne completata con l’aggiunta di un diadema recante l’ureo in epoca successiva alla sua salita al trono.

Dietro di lui vi sono cortei di prigionieri asiatici che sfilano come bottino di guerra, non solo uomini ammanettati e tenuti “al guinzaglio” con una corda, ma anche donne e bambini.

Era abitudine degli Egizi portare in patria come ostaggi i figli dei capi delle popolazioni sottomesse per educarli nel Kap, la scuola di palazzo dove veniva cresciuto ed istruito anche il principe ereditario. In questo modo il Faraone si garantiva la fedeltà dei loro padri, e faceva sì che questi principi assorbissero la cultura egizia e fraternizzassero con l’erede al trono, con il quale sarebbero rimasti in buoni rapporti anche quando avrebbero fatto ritorno nel proprio paese per occupare ruoli di comando. Vi rimando alle didascalie delle immagini per informazioni più dettagliate


Nel registro posto sopra quello che ospita la sfilata di prigionieri asiatici si trova anche il famoso rilievo degli scribi che registrano il bottino, il cui originale si trova al museo archeologico di Firenze.

Nel secondo cortile si trovano altresì raffigurazioni del rituale di sepoltura di Horemheb ed in particolare file di offerenti, gruppi di prefiche e l’allestimento del banchetto funebre, allestito sotto dei pergolati montati per l’occasione.

RILIEVO IN LOCO. Un sacerdote sem, che indossa la pelle di felino, effettua lustrazioni, mentre una donna riccamente abbigliata con una lunga veste plissettata e trasparente, una parrucca a treccioline e un cono di profumo sulla testa porta in offerta fiori, anatre, pani e frutta.
FOTO MIA

APPROFONDIMENTO: IL MESSAGGERO

Dopo la pubblicazione del post sulla scena dell’accampamento nella tomba di Horemheb, Livio Secco mi ha fornito ulteriori informazioni sull’uso del cavallo da parte degli Egizi, che mi sembra interessante trasmettere anche a voi.

I cavalli furono importati in Egitto dagli Hyksos attorno al 1.600 a. C., erano piccoli (l’altezza al garrese, cioè alla spalla, non superava i 150 cm.) e poco resistenti anche dal punto di vista scheletrico; essi venivano utilizzati in coppia per il traino di bighe da guerra, cioè di carri leggeri ad un solo asse, al quale venivano aggiogati “a strozzo”, in quanto il traino a spalla venne introdotto solo nel Medioevo.

Gli Ittiti usavano inizialmente carri a due assi (il primo dei quali non era sterzante) ma erano pesantissimi ed avevano notevoli problemi di manovrabilità.

In ogni caso, dalla documentazione dell’epoca si evince che per il traino venivano preferiti emioni oppure onagri, cioè asini selvatici più mansueti e meno costosi dei cavalli.

I cavallini dell’epoca venivano cavalcati solo in situazioni di eccezionale urgenza, a pelo e senza staffe nè sella, comparse solo in epoca tardo romana; il cavaliere veniva scelto giovanissimo perchè era più leggero di un adulto, e montava a cavalcioni del posteriore e non del dorso dell’animale per distribuire il proprio peso sulla sua parte più robusta e muscolare e non gravare sulla spina dorsale indubbiamente fragile.

La mia critica all’antico scultore, che a mio avviso aveva posizionato il cavaliere in posizione anomala in groppa al destriero, è quindi del tutto fuori luogo.

Poste queste premesse di carattere generale, è chiaro che il cavaliere che arriva al galoppo nell’accampamento del Generalissimo è molto probabilmente un messaggero che porta un dispaccio urgente e di fondamentale importanza.

La rappresentazione di un uomo a cavallo appare solo un’altra volta sui rilievi parietali egizi, più precisamente sulla parete destra della sala ipostila del tempio maggiore di Abu Simbel che illustra la battaglia di Qadesh.

Si tratta di un giovane armato che cavalca verso la terza divisione Ptah, probabilmente per invitare i comandanti ad accelerare il passo o ad inviare subito l’aliquota carri per soccorrere Ramesse, che si trovava in difficoltà in quanto la seconda divisione Ra era stata sbaragliata e la prima divisione Amon rischiava di essere travolta dall’attacco dei carri Ittiti.

FONTI: Ringrazio Livio Secco per le informazioni e le immagini che mi ha fornito sull’immagine del messaggero di Kadesh.

Per informazioni piu’ approfondite sulla battaglia di Kadesh si vedano gli articoli di Andrea PettaGiuseppe EspositoLivio Secco ed Ivo Prezioso sul nostro sito laciviltaegizia.org nella sezione dedicata alle grandi battaglie.

DIDASCALIA DELLE FOTO:

– Il messaggero nel rilievo bolognese proveniente dalla tomba di Horemheb a Sakkara. FOTO MIA

– La battaglia di Kadesh: rilievo nel tempio maggiore di Abu Simbel – disegno di Ippolito Rosellini.

Nel riquadro in rosso un messaggero armato galoppa verso la divisione Ptah per portare i nuovi ordini e farla intervenire a soccorrere il resto dell’esercito che stava avendo la peggio.

– Ingrandimento del particolare riquadrato in rosso nella precedente immagine che evidenzia il messaggero e il suo particolare modo di cavalcare.

FONTI:

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