Di Luisa Bovitutti
Dopo una bella scarpinata raggiungiamo la zona a sud della piramide di Djoser dove sorge un gruppo di tombe del Nuovo regno, le più importanti delle quali sono quella di Maya e Merit e quella che Horemheb si fece costruire prima di salire al trono, durante il regno di Tutankhamon.

Pur essendo splendide esse sono poco gettonate, non solo perché piuttosto lontane dal circuito tradizionale, ma anche perché per visitare quella di Horemheb occorre pagare un salato biglietto a parte (e comunque un bel bakhshish ai custodi….).
La nostra guida Monalisa ci ha avvertiti del rischio di non riuscire ad entrare, perchè è ormai il primo pomeriggio, il sole è a picco e può essere che il guardiano che dovrebbe aprirci le tombe se ne sia già andato a casa; peraltro siamo fortunati, perchè dopo averlo chiamato a gran voce compare e si mette a nostra disposizione con estrema gentilezza.
Ho già descritto la tomba nella quale si fecero seppellire Maya, il potente tesoriere di Tutankhamon, e sua moglie Merit: potrete trovare l’articolo sul nostro sito, a questo link: https://laciviltaegizia.org/2023/08/04/maya-tesoriere-di-tutankhamon/
Illustrerò quindi la Tomba di Horemheb, la più sontuosa di quelle dell’area, la cui costruzione venne iniziata quando egli era già un influente personaggio e fu progressivamente ampliata quando venne nominato capo delle forze armate e responsabile degli affari esteri del regno e si distinse per le sue vittoriose campagne militari nell’area Siro Palestinese ed in Nubia.
All’epoca Menfi era tornata ad essere la capitale amministrativa del regno, ed è per questo che egli aveva inizialmente scelto di farsi inumare a Sakkara, la Necropoli della città; lì, infatti, furono seppellite la prima moglie Amenia, morta prima che diventasse Faraone, e poi la sua Grande Sposa Reale Mutnodjmet, mentre egli trovò l’ultimo riposo in una nuova magnifica sepoltura nella Valle dei Re (la KV57).
Horemheb era figlio di un oscuro funzionario di Eracleopoli, e nulla si sa sulla sua carriera prima del regno di Tutankhamon; alcuni studiosi hanno ipotizzato che potesse essere il militare di nome Pa-Aten-em-Heb (“Aton è in festa”) che era stato un fedelissimo di Akhenaton e che in seguito mutò il suo nome in Hor-em-Heb (“Horus è in festa”).
Quello che è certo è che con tenacia e abilità scalò i vari gradi del potere fino a diventare Generalissimo dell’esercito e Primo di tutte le opere del re ed insieme a Maya e ad Ay, del quale aveva sposato la figlia Mutnodjmet, compose il consiglio di reggenza durante il regno di Tutankhamon, che lo nominò Iry-pat (principe ereditario) e Idnw (rappresentante del re per l’intero Paese), così come si apprende dalle iscrizioni sulle pareti della sua tomba di Sakkara.
Sul pilastro posteriore di una sua statua conservata al Museo Egizio di Torino, inoltre, si legge: «Il cuore del re fu soddisfatto del Suo lavoro, condividendo le Sue decisioni. Egli lo fece Signore della terra perché mantenesse la legge della terra come Principe ereditario. Egli era unico, senza eguali. Tutti i piani per le Due Terre vennero dalle Sue mani. Tutti concordavano con quanto diceva quando veniva convocato dal re….»

Da Pinterest a questo link: https://i.pinimg.com/…/afc165ffe33d987981db3b13c9a84f19…
La tomba di Horemheb venne scoperta attorno al 1820, probabilmente da Amalia Nizzoli, della quale ho già parlato, che ancora giovanissima diresse per conto del marito uno dei primi scavi a Sakkara; gli oggetti raccolti in quella campagna vennero poi venduti al pittore bolognese Pelagio Palagi, il quale, alla sua morte, li donò alla sua città natale.
Ecco perché alcuni bellissimi rilievi provenienti dalla tomba si trovano a Bologna; molti altri pregevoli frammenti furono prelevati nel XIX secolo da studiosi e tombaroli e sono esposti nei musei di tutto il mondo, mentre nell’edificio originario sono oggi collocate delle copie.
In seguito la tomba scomparve nuovamente sotto la sabbia e fu riscoperta nel 1975 insieme a quella di Maya da Geoffrey Almeric Thorndike Martin e dalla sua squadra che la ripulirono in quattro stagioni di scavi; i frammenti ritrovati nel corso di tale attività sono oggi esposti al museo Imhotep.
Anche la tomba di Horemheb, così come le altre dell’epoca di Tutankhamon a Sakkara, riproduce nelle forme un «Tempio dei Milioni di anni», ispirato ai templi amarniani ed a quelli solari della V dinastia: per questo aveva un orientamento est – ovest, camere sepolcrali sotterranee, una sovrastruttura “a cannocchiale” ed una piramide in miniatura posta sul tetto o dietro la cappella centrale.

Da Osirisnet.net
La sovrastruttura della tomba è lunga circa m. 65 e larga m. 20 ed è costituita da un pilone seguito da un cortile in origine porticato, da una sala delle statue fiancheggiata da due magazzini, da un secondo cortile porticato e da tre cappelle per le offerte (quella centrale originariamente con una piccola piramide sul tetto).

FOTO MIA

FOTO MIA

FOTO MIA
L’articolatissima parte sotterranea, non visitabile, risale alla V dinastia: Horemheb non si fece alcun problema a radere al suolo le mastabe più antiche che sorgevano dove egli intendeva costruire la sua tomba, e a riutilizzarne per sè le sottostrutture ed i materiali.

PIANTA DI JON HIRST TRATTA DA OSIRISNET, a questo link: https://www.osirisnet.net/popupImage.php?img=/tombes/saqqara_nouvel_empire/horemheb_saqqara/photo/3D-plan.jpg&lang=en&sw=1280&sh=720
LA STELE DEL PRIMO CORTILE
Sul lato di fondo del primo cortile, di fianco all’apertura che conduce alla sala delle statue, in origine erano collocate due stele; una è frantumata in diversi pezzi, distribuiti presso vari musei, l’altra è solo un poco danneggiata sul bordo superiore e si trova ora al British Museum di Londra.

Essa è in pietra calcarea (H. cm. 195 – L. cm. 100) ed ha un profondo significato storico: segna il definitivo tramonto dell’atonismo, in quanto raffigura in rilievo sulla lunetta un disco solare alato con uraei pendente, sotto il quale Horemheb è rappresentato in piedi con le braccia alzate in adorazione davanti a Ra-Horakhty, Thot e Maat, facenti parte del pantheon da lui restaurato; vi sono altresì i resti di quindici colonne di geroglifici.
Il registro inferiore comprende un’iscrizione di venticinque righe orizzontali.
I corpi maschili, il disco di Horakhty, la veste e il nastro sulla fronte di Maat recano notevoli tracce di vernice rossa; il giallo è visibile in molti geroglifici e rimane del blu brillante sui bordi.
Riporto qui parte del testo, secondo la traduzione trovata in Osirisnet:
“Salute a te che sei benefico ed efficace, Atum-Horakhty. Quando sei apparso all’orizzonte del cielo, le lodi a te sono sulla bocca di tutti, perché sei bello e ringiovanito come il Disco nell’abbraccio di tua madre Hathor. Appari ovunque, il tuo cuore è felice per sempre!… Adorazione a te, Thot, signore di Hermopolis, che hai dato vita a te stesso, che non sei nato, dio unico, condottiero degli Inferi!… Possa tu far sì che lo scriba reale Horemheb stia saldamente al fianco del sovrano come lo sei stato tu al fianco del signore dell’universo, come lo allevasti quando uscì dal grembo!… Adorazione a te Ma’at, signora del vento del nord… possa tu far respirare al principe ereditario Horemheb i venti che sono usciti dal cielo…”.
L’immagine è una foto della copia della stele scattata da me. E’ molto più chiara di quella dell’originale pubblicata sul sito del British museum dove essa è custodita.
https://www.britishmuseum.org/collection/object/Y_EA551
IL PORTICO DEL PRIMO CORTILE – L’ACCAMPAMENTO
I rilievi del primo cortile sono molto danneggiati; sopravvivono la rappresentazione di un accampamento militare e delle attività che vi si stanno svolgendo, mentre quelle che mostrano Horemheb nell’espletamento dei suoi doveri pubblici sono praticamente scomparse.

Rilievo ORIGINALE custodito a Berlino, al Neues Museum.
Questa tenda, forse il quartier generale, si trovava al centro dell’accampamento, era la più grande e la meglio arredata: si notano diversi sgabelli pieghevoli con i loro poggiapiedi, giare sui propri supporti, un tavolino sul quale ci sono viveri e addirittura un vaso con mazzi di fiori. Attorno ad essa la vita si svolge serenamente: un auriga con ancora la frusta in mano è seduto sul pianale del suo carro, a terra, uno stalliere tiene due cavalli per una corda, un mulo bruca da un cesto, un ragazzino riconoscibile dalla treccia della fanciullezza porta un vassoio con del cibo.
Berlino, Neues Museum ÄM 20363
FOTO di Archai Optix – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Fragment_of_a_relief_from_the_tomb_of_Horemheb.jpg
Qui vi propongo le scene migliori sotto il profilo della conservazione ed anche a livello storico.

Un terzo soldato, fuori dall’edificio a sinistra, appoggia la mano destra alla spalla in segno di deferenza nei confronti di un superiore che si sta allontanando oppure si sta massaggiando perchè è stato colpito dallo stesso per punizione. Dall’altra parte del padiglione, un uomo impartisce ordini a gran voce ad un portatore d’acqua che avanza verso di lui. Le stature diverse dei personaggi raffigurati suggeriscono il senso di profondità del campo nel quale si svolge l’azione, ma anche l’appartenenza dei militari a ranghi differenziati, ulteriormente ribaditi dalla presenza o meno della parrucca e dei bastoni del comando. L’estrema dinamicità della scena, fedele alla frenetica attività di un accampamento militare, costituisce l’elemento di maggior pregio del rilievo.
Materiale: calcare con tracce di colore
Dimensione: cm 62 x 106
Numero di inventario: KS 1888
FONTE DEL TESTO E DELL’IMMAGINE:
http://www.museibologna.it/…/48653/id/48720/oggetto/48724/

I due rilievi formavano un’unica scena; eccoli idealmente riuniti.
IMMAGINE A QUESTO LINK: https://nefershapiland.de/HaremhabGrabMemphis.htm

Di questa scena, molto deteriorata e rimasta in loco sulla parete nord, ho trovato solo in disegno. Essa ha un notevole valore storico perchè mostra il Generalissimo in scala molto grande che in sostituzione di Tutankhamon premia con l’”oro del valore” un personaggio con le braccia alzate in segno di ringraziamento.
Molti studiosi ritengono che quest’ultimo possa essere Pa-Ramessu, il futuro Ramses I: la parte di rilievo che riportava il nome del gran dignitario già più volte decorato con l’oro del valore ed ancora premiato da Horemheb è scomparsa, per cui non è possibile avere certezza assoluta della sua identità. Peraltro il futuro Ramses I fu compagno d’armi di Horemheb, e il nostro personaggio sfoggia un deciso naso aquilino, che caratterizza il profilo dei primi ramessidi, così come si desume dalle loro mummie.
IMMAGINE DA OSIRISNET

Il rilievo, costituito da due parti perfettamente combacianti e suddiviso in due registri decorativi, mostra altre scene di vita militare, che troverete meglio dettagliate nelle prossime immagini.
Materiale: calcare con tracce di colore
Dimensione: cm 64 x 174
Numero di inventario: KS 1886
http://www.museibologna.it/…/47680/id/48720/oggetto/48724/

Nel registro superiore, a sinistra, un ufficiale accompagnato da uno scriba e da un altro egizio armato di bastone sorveglia l’allenamento alla corsa di due uomini che si dirigono verso di lui.
FOTOGRAFIA By Sailko – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29274171

Nella parte destra del registro e nella fascia sottostante (vedi foto), alcuni magazzinieri sistemano grandi quantità di derrate alimentari sotto l’attento controllo di un secondo scriba, raffigurato nella prossima immagine. Si notano pani di forma circolare, giare da vino, i frutti della palma dum racchiusi in voluminosi sacchi a rete e alcuni mazzetti di porri destinati ad essere distribuiti ai soldati, che venivano retribuiti in natura.
FOTOBy Sailko – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29274170

A destra della precedente immagine gli scribi controllano l’approvvigionamento dei magazzini, ed i servi sistemano le provviste da distribuire alla truppa.
FOTO By Sailko – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29274172

Gli inservienti preparano le razioni da distribuire ai soldati.
FOTO By Sailko – Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=29274177
L’ACCAMPAMENTO – I RILIEVI AI MUSEI DI BOLOGNA
Sono rimasta affascinata dai rilievi custoditi a Bologna, tant’è che sono andata al museo proprio per vederli dal vivo. Sono di una vivacità e di una ricchezza di particolari notevole. Ho scattato moltissime fotografie, e vi sottopongo quelle più dettagliate. Questo rilievo proviene dal primo cortile della tomba e fa parte della grande scena dell’accampamento militare.

MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA
FOTO MIA
Esso conserva ancora tracce di colore e misura cm. 62 x 126,5; troverete una descrizione particolareggiata nelle didascalie delle immagini.

APPROFONDIMENTO: IL MESSAGGERO
Ulteriori informazioni sull’uso del cavallo da parte degli Egizi, a cura di Livio Secco
I cavalli furono importati in Egitto dagli Hyksos attorno al 1.600 a. C., erano piccoli (l’altezza al garrese, cioè alla spalla, non superava i 150 cm.) e poco resistenti anche dal punto di vista scheletrico; essi venivano utilizzati in coppia per il traino di bighe da guerra, cioè di carri leggeri ad un solo asse, al quale venivano aggiogati “a strozzo”, in quanto il traino a spalla venne introdotto solo nel Medioevo.
Gli Ittiti usavano inizialmente carri a due assi (il primo dei quali non era sterzante) ma erano pesantissimi ed avevano notevoli problemi di manovrabilità.
In ogni caso, dalla documentazione dell’epoca si evince che per il traino venivano preferiti emioni oppure onagri, cioè asini selvatici più mansueti e meno costosi dei cavalli.
I cavallini dell’epoca venivano cavalcati solo in situazioni di eccezionale urgenza, a pelo e senza staffe nè sella, comparse solo in epoca tardo romana; il cavaliere veniva scelto giovanissimo perchè era più leggero di un adulto, e montava a cavalcioni del posteriore e non del dorso dell’animale per distribuire il proprio peso sulla sua parte più robusta e muscolare e non gravare sulla spina dorsale indubbiamente fragile.
La mia critica all’antico scultore, che a mio avviso aveva posizionato il cavaliere in posizione anomala in groppa al destriero, è quindi del tutto fuori luogo.
Poste queste premesse di carattere generale, è chiaro che il cavaliere che arriva al galoppo nell’accampamento del Generalissimo è molto probabilmente un messaggero che porta un dispaccio urgente e di fondamentale importanza.

La rappresentazione di un uomo a cavallo appare solo un’altra volta sui rilievi parietali egizi, più precisamente sulla parete destra della sala ipostila del tempio maggiore di Abu Simbel che illustra la battaglia di Qadesh.
Si tratta di un giovane armato che cavalca verso la terza divisione Ptah, probabilmente per invitare i comandanti ad accelerare il passo o ad inviare subito l’aliquota carri per soccorrere Ramesse, che si trovava in difficoltà in quanto la seconda divisione Ra era stata sbaragliata e la prima divisione Amon rischiava di essere travolta dall’attacco dei carri Ittiti.

Nel riquadro in rosso un messaggero armato galoppa verso la divisione Ptah per portare i nuovi ordini e farla intervenire a soccorrere il resto dell’esercito che stava avendo la peggio.

Per informazioni piu’ approfondite sulla battaglia di Kadesh si vedano gli articoli di Andrea Petta, Giuseppe Esposito, Livio Secco ed Ivo Prezioso sul nostro sito laciviltaegizia.org nella sezione dedicata alle grandi battaglie.

MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA
FOTO MIA

Divertente è il contributo offerto dall’ufficiale, l’ultimo personaggio sulla destra: mentre gli altri sudano sotto il peso si limita a dare indicazioni, fingendo in modo poco convincente di dare loro aiuto.
Un altro particolare interessante è l’abbigliamento dei soldati, che portano un perizoma di pelle sul quale venivano praticati moltissimi piccoli tagli verticali per renderlo più leggero e traspirante. Solo un rettangolo nella parte posteriore centrale era compatto, forse per motivi di decenza?
Alcuni perizomi simili a questi sono giunti fino a noi; ne parlerò prossimamente.

MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA
FOTO MIE
A proposito di questo rilievo osserva la nostra amica Marina Celegon (che ringrazio), nel suo interessante articolo il cui link trovate a fondo pagina:
“Già di per sé le scene di vita militare sono abbastanza insolite per una tomba, ma una di quelle conservate a Bologna ancora oggi rappresenta qualcosa di speciale. Questa raffigura un uomo a cavallo che arriva o che si allontana al galoppo. Se molte delle scene sono connotate da un generale senso del movimento, da originalità compositiva e da un accentuato naturalismo, tutte cose infrequenti nell’arte funeraria egizia, queste caratteristiche sono ancora più evidenti nell’immagine del cavaliere, che sembra attraversare il campo al galoppo. La decorazione della tomba risente certamente dell’arte ispirata dal faraone eretico Akhenaton, durante il cui regno venne in buona parte realizzata. Oltre che per la particolarità della resa artistica, la figura del cavaliere è insolita anche per un altro aspetto degno di nota. Nell’arte egiziana i cavalli sono normalmente rappresentati aggiogati ai carri da guerra, meno spesso a quelli da caccia o da parata. Sono rarissime, invece, le immagini di cavalieri. Conseguentemente si pensa che gli egiziani non cavalcassero, o almeno non abitualmente, questi preziosi animali. Ed è per questo che l’uomo nudo e barbuto che cavalca senza sella è ritenuto essere un soldato appartenente ad un corpo mercenario dell’esercito, forse un siriano, utilizzato come “esotico” messaggero al servizio del faraone”.
FONTI:
http://www.museibologna.it/…/47680/id/48720/oggetto/48723/
https://www.archeofriuli.it/lesotico-messaggero-del…/
LA SALA DELLE STATUE

Sopra Horemheb seduto, si nota ripetuto per quattro volte il suo nome: ḥr-m-ḥb, ossia il falco ḥr sopra il quale troviamo la costola m e sotto il quale c’è il bacino d’alabastro ḥb (Horus è in festa).
Sotto, il determinativo del dignitario assiso ammantellato che indicava che si trattava di un alto funzionario defunto e la definizione tipica per il defunto che ha superato il giudizio di Osiride “mAa-xrw”, ossia “giusto di voce”.
FOTO MIA
Da un’apertura sulla parete di fondo del primo cortile si accede alla “sala delle statue”, cosiddetta perchè al suo interno sono state trovate statue di Horemheb ed i basamenti di statue di Anubi; essa ha forma rettangolare, misura m. 8,00 x 5,34 ed è fiancheggiata da due ambienti utilizzati come cappelle o come magazzino e più di recente, forse, come celle per i monaci del vicino monastero di San Geremia; essa un tempo era coperta da una volta a botte che crollando ha distrutto le pitture parietali dalle quale era decorata.
Su entrambi gli stipiti dell’ingresso si trova un’immagine di Horemheb (o di una statua che lo raffigura) davanti a una tavola di offerte; solo in una di esse porta l’ureo, aggiunto dopo la sua ascesa al trono; un sacerdote Iunmutef gli sta di fronte ed esegue fumigazioni con incenso ed il rito dell’apertura della bocca.

FOTO MIA

FOTO MIA
All’estrema destra si trova il suo scriba militare Sementaui che compare anche altrove nella tomba, il cui nome e titolo furono in seguito erasi e sostituiti con quello di Ramose, o perchè morto, o perchè caduto in disgrazia.

Dietro Horemheb, in piccolo, è raffigurato il suo segretario personale.
FOTOGRAFIA DI KAIROINFO4U DA FLICKR

FOTO di Panegirici di Granovetter, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons a questo link https://commons.wikimedia.org/…/File:26672-_youth_with…
Le iscrizioni sugli stipiti sono molto interessanti e costituiscono una glorificazione della grandezza del Generalissimo e delle sue vittorie sulle città stato del Vicino Oriente ed in Nubia: ecco i testi, secondo la traduzione trovata su https://nefershapiland.de/HaremhabGrabMemphis.htm
” …..era più grande dei grandi, più potente dei potenti, il grande condottiero dei sudditi…..che sosteneva il re nel suo percorrere le terre straniere del sud e del nord…. Supremo dei cortigiani più importanti, a cui gli unici portano i segreti confidenziali, custode del palazzo…..”
“ambasciatore inviato dal re a capo delle sue spedizioni nelle terre straniere del sud e del nord… scelto dal re per essere a capo delle Due Terre, per governare le due sponde [l’Egitto], capo dei generali del signore dei due paesi…..l’unico che conta le truppe…. uno che non lascia il suo padrone [il Faraone] da parte sul campo di battaglia in questo giorno in cui si schiacciano gli asiatici.”
I Ramessidi, che ad Horemheb dovevano il trono, istituirono un culto alla sua memoria, testimoniati da due architravi, risalenti a Ramses II, che mostrano la famiglia di sacerdoti funerari che aveva la responsabilità di curare la tomba e di eseguire i rituali.
IL PORTICO DEL 2° CORTILE

FOTO da questo link: https://madainproject.com/memphite_tomb_of_horamheb_in_saqqara#gallery-5
Un breve passaggio sul lato occidentale della sala delle statue conduce al secondo cortile interno, più piccolo del primo ed anch’esso circondato da un portico sorretto da sedici colonne alte poco più di due metri; nell’angolo nord-ovest di questo cortile si trova uno degli ingressi alle camere sepolcrali.
Anche le pareti di questo portico sono ricoperte da rilievi molto ben conservati; alcuni dei blocchi erano ancora in situ, altri sono stati ritrovati dal team del prof. Martin tra le macerie del cortile e nell’area circostante e sono stati poi ricollocati nella loro sede originaria, altri ancora, rimossi dalla tomba all’inizio del XVIII secolo ed ora esposti in musei stranieri, sono stati sostituiti da calchi.
Sulla parte meridionale del muro est, sul muro sud nonché sul muro ovest del cortile vi sono scene con episodi della carriera di Horemheb, che documentano le sue vittoriose spedizioni militari e la decorazione con l’oro del valore, una pesante collana d’oro che il re attribuiva ai suoi sudditi più fedeli e meritevoli come riconoscenza per i servizi prestati.

Questo è il rilievo originale di un gruppo di prigionieri nubiani che accovacciati a terra aspettano di conoscere il proprio destino, controllati da tre ufficiali che si dimostrano particolarmente rudi con loro (il secondo sta per colpire uno di essi con una bastonata). Lo scriba al centro deve sceglierne alcuni perché entrino al servizio personale del re. MUSEO ARCHEOLOGICO DI BOLOGNA – FOTO MIA 
Particolare della parte sinistra del rilievo di Bologna: i tratti somatici dei nubiani sono rappresentati con estremo realismo, e si differenziano nettamente da quelli degli egizi; essi hanno labbra marcate e sporgenti, una capigliatura (non credo sia un copricapo) aderente alla testa, grandi cerchi alle orecchie ed indossano un gonnellino corto e liscio. FOTO MIA 
Particolare della parte centrale del rilievo di Bologna: lo scriba con il suo calamo e la tavoletta dove tiene la sua attrezzatura sta annotando le operazioni compiute: si noti con che delicatezza tiene il calamo, affinché il tratto sul papiro risulti perfetto! L’inquadratura ravvicinata permette di notare le rughe nasolabiali e frontali dei prigionieri, forse più anziani degli egizi, forse provati dalla tragica vicenda personale che stanno vivendo. FOTO MIA 
Particolare dei prigionieri nella parte centrale del rilievo di Bologna. FOTO MIA 
Particolare della parte destra del rilievo di Bologna. FOTO MIA 
Particolare della parte destra del rilievo di BolognaFOTO MIA
Le immagini sono fortemente autocelebrative, in quanto non esiste alcuna prova storica di guerre o di campagne contro Libici, Nubiani o Asiatici durante il regno di Tutankhamon; il prof. Martin ipotizza che in realtà Horemheb condusse spedizioni punitive in quelle aree per ripristinare la sovranità dell’Egitto, fortemente indebolitasi durante il periodo amarniano per il disinteresse di Akhenaton.

Immediatamente sotto la copia del rilievo bolognese troviamo quest’altro gruppo di prigionieri Nubiani. La scena è dotata di particolare vivacità, perchè i prigionieri, pur essendo in fila indiana ed essendo tutti seduti a terra, hanno altezze differenti, non guardano tutti nella medesima direzione ed alcuni gesticolano.
FOTO E TESTO MIEI

Nel registro inferiore, altri due capi nubiani sono costretti a rendere omaggio al Generalissimo.
FOTO MIA

Dietro gli ufficiali si trovano tre registri con lunghe file di prigionieri che rappresentano le città-stato libiche, del Vicino Oriente e della Nubia, sorvegliati dai soldati egizi armati di bastoni dalla forma a cuneo, in uso nella XVIII dinastia. Questo registro raffigura i nubiani, riconoscibili per i capelli ricciolini e per i grandi orecchini ad anello
I guardiani sono raffigurati di piccole dimensioni, forse per indicare che si tratta di giovani reclute, delle quali Horemheb era il responsabile supremo, ma nonostante ciò si dimostrano piuttosto rudi con i prigionieri: il soldato a sinistra afferra uno di loro per un braccio con entrambe le mani, quello più a destra sferra un pugno sotto il mento del povero nubiano…..
FOTO MIA

Dietro gli scribi sei ufficiali egizi, rappresentati molto più grandi dei prigionieri, abbigliati in uniforme di gala con tuniche plissettate e frangiate, sandali ai piedi, parrucche differenti l’una dall’altra (notate quella del secondo personaggio, fortemente stempiato….) e con in mano il bastone simbolo del loro grado prendono parte alla cerimonia della sottomissione
FOTO MIA
Le parti inferiori della parete nord mostrano invece scene del rito funebre, alcune delle quali si estendono anche alla parete est.
Qui vi mostro altri rilievi del secondo cortile, tra i più belli della tomba; gli originali si trovano al museo di Leida, salvo i due del registro superiore che sono uno a Vienna ed uno a Berlino.
Le scene, che devono essere lette da destra a sinistra, sono ambientate probabilmente nel palazzo reale di Menfi, dove Tutankhamon aveva trasferito la sua capitale per prendere le distanze dalle scelte del padre e da Amarna.
Una di esse rappresenta una delegazioni di libici, nubiani e asiatici inginocchiati o distesi a terra, che hanno raggiunto l’Egitto a cavallo con un estenuante viaggio per implorare la clemenza del Faraone e che, con l’ausilio di un interprete, chiedono ad Horemheb di farsi portavoce delle loro richieste.
Il sovrano è rappresentato sulla sinistra, insieme alla moglie Ankhesenamon, sul balcone del palazzo o comunque su di un piedestallo (il rilievo, purtroppo, si è conservato solo in parte); davanti a lui il Generalissimo, unico che ha titolo per parlare con il Faraone, riferisce le implorazioni degli ambasciatori.
Nel registro superiore composto da due blocchi è visibile un gruppo di Egizi che assiste alla scena.
Ho inserito descrizioni più precise nelle didascalie delle immagini.

L’interprete è raffigurato due volte, sulla sinistra dell’immagine, ma fa parte di due scene distinte.
Quando è girato verso destra ascolta le implorazioni dei delegati dei popoli sconfitti, mentre quando è rivolto a sinistra sta parlando con Horemheb e gliele traduce.
Il gruppo di ambasciatori è di una espressività unica: il primo uomo in basso, secondo l’usanza orientale, si è prostrato a terra in segno di sottomissione, mentre gli altri, in ginocchio o in piedi, alzano le mani rendendo omaggio al vincitore. Il secondo uomo dal basso sembra aver superato a stento il viaggio; calvo e non più giovanissimo giace prono, rigido, in posizione anomala rispetto al contesto, ha la testa leggermente girata indietro ma nonostante sia fisicamente distrutto alza le mani implorando pietà. Nel gruppo sono rappresentati i nemici storici dell’Egitto: i nubiani (uno solo in alto, con i capelli crespi trattenuti da una fascia sulla fronte); i siriani, caratterizzati dall’abito lungo fino alle caviglie con quella specie di mantellina e con le maniche lunghe di stoffa diversa; i libici, con la barbetta a punta, la frangia, la treccia laterale ed una piuma tra i capelli.
FOTO di Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Anche Horemheb è raffigurato due volte, al centro, come protagonista di due differenti scene, svoltesi in momenti diversi perchè non era pensabile che i sudditi voltassero le spalle al re.
A destra ascolta l’interprete che gli riferisce le richieste di clemenza dei popoli sconfitti; a sinistra si rivolge verso Tutankhamon ed Ankhesenamon e le espone loro.
Il Generalissimo compare in alta uniforme, con la veste perfettamente pieghettata, la parrucca con un complesso “taglio scalato”, numerosi ori del valore al collo, il ventaglio simbolo del titolo di “portatore di ventaglio alla destra del re”, che il sovrano attribuiva solo ai figli ed ai suoi prediletti. Egli indossa anche i sandali, per concessione suprema del sovrano, dinanzi al quale bisognava presentarsi scalzi in segno di sottomissione. Sulla fronte porta l’ureo, evidentemente aggiunto dopo la sua ascesa al trono. Nella mano tiene anche una sciarpa ed una scure, il cui significato sinceramente non conosco…. qualcuno può illuminarci?
FOTO dal sito del museo di Leida, a questo link: https://www.rmo.nl/imageproxy/jpg/143186

Questi blocchi sono ciò che rimane della delicata rappresentazione di Tutankhamon ed Ankhesenamon affacciati ad un balcone del palazzo, o forse alla finestra delle apparizioni.
La coppia reale è riccamente abbigliata con abiti di finissima stoffa, la cui trasparenza l’antico scultore ha saputo fissare nel calcare. Il re è inclinato in avanti, per ascoltare la supplica del suo Generale che gli chiede pietà per i popoli che egli stesso ha sconfitto.
PARTICOLARE DELLA FOTO TRATTA DAL SITO DEL MUSEO DI LEIDA, A QUESTO LINK https://www.rmo.nl/…/search…/collection-piece/…

Questo rilievo fa parte del registro posto sopra a quello che raffigura Horemheb davanti a Tutankhamon; si notano dei dignitari Egizi, forse alti ufficiali dell’esercito, in posizione di omaggio dinanzi al sovrano, che ascoltano il discorso del Generalissimo. FOTO DAL SITO DEL MUSEO DI BERLINO A QUESTO LINK: https://recherche.smb.museum/detail/607109
Credito: Musei statali di Berlino, Museo Egizio e Collezione di papiri / Sandra Steiß CC BY-SA 4.0
Anche questi rilievi del portico del secondo cortile sono di una bellezza stupefacente; gli originali si trovano tutti al museo di Leida.
Così come quelle già viste, anche queste scene devono essere lette da destra a sinistra; esse sono ambientate probabilmente a Menfi, perchè raffigurano la cerimonia solenne della consegna ad Horemheb dell’ennesimo oro del valore: il Generalissimo è circondato dai servi che gli allacciano sull’uniforme candida e finemente plissettata la decorazione, mentre altri portano un contenitore con un cono di prezioso unguento profumato e vassoi con altri collari d’oro destinati a manifestare la riconoscenza del sovrano nei suoi confronti per i notevoli servizi resi alla corona.
Uno scriba assiste alla scena tenendo in mano il suo astuccio con i colori e i calami.
Anche in questo caso la figura di Horemheb venne completata con l’aggiunta di un diadema recante l’ureo in epoca successiva alla sua salita al trono.
Dietro di lui vi sono cortei di prigionieri asiatici che sfilano come bottino di guerra, non solo uomini ammanettati e tenuti “al guinzaglio” con una corda, ma anche donne e bambini.
Era abitudine degli Egizi portare in patria come ostaggi i figli dei capi delle popolazioni sottomesse per educarli nel Kap, la scuola di palazzo dove veniva cresciuto ed istruito anche il principe ereditario. In questo modo il Faraone si garantiva la fedeltà dei loro padri, e faceva sì che questi principi assorbissero la cultura egizia e fraternizzassero con l’erede al trono, con il quale sarebbero rimasti in buoni rapporti anche quando avrebbero fatto ritorno nel proprio paese per occupare ruoli di comando. Vi rimando alle didascalie delle immagini per informazioni più dettagliate

Una delle due ampie scene del portico del secondo cortile della tomba di Horemheb.
Nelle immagini successive potrete apprezzare i magnifici particolari della scena principale.
Anche il registro inferiore illustrava una sfilata di prigionieri asiatici, mentre quello superiore mostrava una mandria di cavalli, dei quali sono rimaste solo le zampe, che probabilmente era stata razziata ai nemici sconfitti.
Davanti ai cavalli c’erano probabilmente dei soldati, e in prima fila degli ufficiali e degli alti dignitari, riconoscibili dall’abito lungo e dal flabello.
Il registro inferiore è interessante per l’estrema varietà dei personaggi.
FOTO di Sailko a questo link: https://w.wiki/9DY9 https://creativecommons.org/licenses/by/3.0/
Numero museo: H.III.PPPP
Dimensioni: 86 x 109 x 19,5 cm

Alcuni servi allacciano l’oro del valore al collo di Horemheb, mentre altri gli portano ulteriori collari e un cono di unguento profumato.
Numero museo: H.III.PPPP
Dimensioni: 86 x 109 x 19,5 cm
Materiale: pietra calcarea
FOTOGRAFIA DAL SITO DEL MUSEO DI LEIDA, A QUESTO LINK: htpps//www.rmo.nl/en/collection/highlights-collection/horemheb/

Alla cerimonia di conferimento dell’oro del valore ad Horemheb vengono portati i prigionieri da lui catturati nel corso delle sue campagne nel Vicino Oriente.
Gli uomini, probabilmente siriani in ragione dei tratti somatici e degli abiti caratteristici, hanno le mani immobilizzate in un ceppo di legno; alle estremità di questo strumento di contenzione si diparte una corda che lo fissa al collo del prigioniero e che può essere usata come un guinzaglio (si noti il primo prigioniero).
I due egizi che sorvegliano gli altri due prigionieri qui rappresentati preferiscono trattenerli per il ceppo.
FOTO di Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons a questo link: https://commons.wikimedia.org/…/File:Xviii_dinastia…

Questa è la prosecuzione della sfilata di prigionieri; gli egizi sono piuttosto rudi nei loro confronti, e non esitano a percuoterli sebbene essi non possano in alcun modo difendersi.
Il penultimo del gruppo sembra avere appena ricevuto un colpo al mento (si noti la mano ancora chiusa a pugno sotto la sua testa), tanto che inclina il capo all’indietro.
FOTO di Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons a questo link: https://commons.wikimedia.org/…/File:Xviii_dinastia…

L’ultima parte del rilievo dei prigionieri asiatici.
La sfilata si conclude con un gruppo di donne; quella visibile per intero ha sulle spalle due bambini, uno piccolo sta in un tessuto a mò di zaino, dal quale spuntano la sua testolina, una manina e le gambe, e l’altro, un po’ più grandicello, è appollaiato sul suo collo e si aggrappa ai suoi capelli. I soldati dimostrano rispetto nei suoi confronti perchè non è legata, ma viene tenuta per un polso.
FOTO DA INTERNET. NON SONO IN GRADO DI INDICARE L’ESATTA PROVENIENZA. SE L’AUTORE L’INDIVIDUASSE COME PROPRIA, PROVVEDERO’ A RICONOSCERE IL DOVUTO CREDITO O A SOSTITUIRLA.

I prigionieri hanno i lineamenti molto marcati e profonde rughe naso-labiali ed alcuni di loro sono calvi, mentre i sorveglianti egizi hanno lineamenti delicati e pelle liscia.
Mi viene da pensare che questi ultimi siano giovani reclute, addette a compiti di ordinaria amministrazione, mentre i prigionieri siano già uomini maturi, provati dalla dura vita militare e dalle tristi vicende che stanno vivendo.
FOTO DAL PROFILO FACEBOOK DI HEQAIB

FOTO di Rob Koopman, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons a questo link:
https://commons.wikimedia.org/…/File:Asiatic_captive…

Si trova nella sfilata del registro inferiore, sopravvissuto solo con riferimento alla parte superiore del corpo dei personaggi.
FOTO di Rob Koopman da Leiderdorp, Paesi Bassi, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons https://commons.wikimedia.org/…/File:Hittite_prisoner…
Nel registro posto sopra quello che ospita la sfilata di prigionieri asiatici si trova anche il famoso rilievo degli scribi che registrano il bottino, il cui originale si trova al museo archeologico di Firenze.
Nel secondo cortile si trovano altresì raffigurazioni del rituale di sepoltura di Horemheb ed in particolare file di offerenti, gruppi di prefiche e l’allestimento del banchetto funebre, allestito sotto dei pergolati montati per l’occasione.

Questo frammento (2566) è ora esposto nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze.
FOTO dal sito del Museo di Firenze a questo link: https://museoarcheologiconazionaledifirenze.wordpress.com…

FOTO MIA

FOTO MIA
APPROFONDIMENTO: IL MESSAGGERO
Dopo la pubblicazione del post sulla scena dell’accampamento nella tomba di Horemheb, Livio Secco mi ha fornito ulteriori informazioni sull’uso del cavallo da parte degli Egizi, che mi sembra interessante trasmettere anche a voi.
I cavalli furono importati in Egitto dagli Hyksos attorno al 1.600 a. C., erano piccoli (l’altezza al garrese, cioè alla spalla, non superava i 150 cm.) e poco resistenti anche dal punto di vista scheletrico; essi venivano utilizzati in coppia per il traino di bighe da guerra, cioè di carri leggeri ad un solo asse, al quale venivano aggiogati “a strozzo”, in quanto il traino a spalla venne introdotto solo nel Medioevo.
Gli Ittiti usavano inizialmente carri a due assi (il primo dei quali non era sterzante) ma erano pesantissimi ed avevano notevoli problemi di manovrabilità.
In ogni caso, dalla documentazione dell’epoca si evince che per il traino venivano preferiti emioni oppure onagri, cioè asini selvatici più mansueti e meno costosi dei cavalli.
I cavallini dell’epoca venivano cavalcati solo in situazioni di eccezionale urgenza, a pelo e senza staffe nè sella, comparse solo in epoca tardo romana; il cavaliere veniva scelto giovanissimo perchè era più leggero di un adulto, e montava a cavalcioni del posteriore e non del dorso dell’animale per distribuire il proprio peso sulla sua parte più robusta e muscolare e non gravare sulla spina dorsale indubbiamente fragile.
La mia critica all’antico scultore, che a mio avviso aveva posizionato il cavaliere in posizione anomala in groppa al destriero, è quindi del tutto fuori luogo.
Poste queste premesse di carattere generale, è chiaro che il cavaliere che arriva al galoppo nell’accampamento del Generalissimo è molto probabilmente un messaggero che porta un dispaccio urgente e di fondamentale importanza.
La rappresentazione di un uomo a cavallo appare solo un’altra volta sui rilievi parietali egizi, più precisamente sulla parete destra della sala ipostila del tempio maggiore di Abu Simbel che illustra la battaglia di Qadesh.
Si tratta di un giovane armato che cavalca verso la terza divisione Ptah, probabilmente per invitare i comandanti ad accelerare il passo o ad inviare subito l’aliquota carri per soccorrere Ramesse, che si trovava in difficoltà in quanto la seconda divisione Ra era stata sbaragliata e la prima divisione Amon rischiava di essere travolta dall’attacco dei carri Ittiti.
FONTI: Ringrazio Livio Secco per le informazioni e le immagini che mi ha fornito sull’immagine del messaggero di Kadesh.
Per informazioni piu’ approfondite sulla battaglia di Kadesh si vedano gli articoli di Andrea Petta, Giuseppe Esposito, Livio Secco ed Ivo Prezioso sul nostro sito laciviltaegizia.org nella sezione dedicata alle grandi battaglie.
DIDASCALIA DELLE FOTO:
– Il messaggero nel rilievo bolognese proveniente dalla tomba di Horemheb a Sakkara. FOTO MIA
– La battaglia di Kadesh: rilievo nel tempio maggiore di Abu Simbel – disegno di Ippolito Rosellini.
Nel riquadro in rosso un messaggero armato galoppa verso la divisione Ptah per portare i nuovi ordini e farla intervenire a soccorrere il resto dell’esercito che stava avendo la peggio.
– Ingrandimento del particolare riquadrato in rosso nella precedente immagine che evidenzia il messaggero e il suo particolare modo di cavalcare.
FONTI:
- https://www.osirisnet.net/…/e_horemheb_saqqara_02.htm
- https://it.wikipedia.org/wiki/Horemheb
- https://www.archeomatica.it/archivio/copie-tecnologiche-per-la-necropoli-egizia-di-saqqara
- https://www.saqqara.nl/tombs/tomb-of-horemheb-found-in-1975/
- “Memphite tomb of Horemheb a Saqqara” a questo link: https://madainproject.com/memphite_tomb_of_horamheb_in…
- https://nefershapiland.de/HaremhabGrabMemphis.htm