Di Grazia Musso e Luisa Bovitutti

Neithhotep è considerata dagli storici la prima regina egizia identificata; ella visse attorno al 3100 a. C. ed era forse originaria del Delta, in quanto il suo nome, che significa “Neith è soddisfatta” la collega alla patrona del Basso Egitto, dea della caccia, dei tessitori e della guerra, venerata a Sais, in un importante tempio risalente alla I dinastia.

Sebbene ella non sia citata con i titoli di “madre del re”, “moglie del re” o “figlia del re”, che cominciarono ad essere utilizzati nella seconda dinastia, certamente fu una regina, in quanto viene definita “Prima delle donne” e “Consorte delle Due Signore”, ossia Consorte del re, con riferimento al secondo nome del protocollo reale, appunto definito Nome delle Due Signore, con il quale il sovrano si metteva sotto la tutela delle dee Nekhbet e Wadjet, protettrici dell’Egitto unificato.

In passato si riteneva che fosse la moglie di Narmer, fondatore della Prima Dinastia e re dell’Alto Egitto, il quale l’avrebbe sposata dopo la vittoria sui sovrani del Nord e l’unificazione del Paese, forse per favorire l’integrazione tra i due regni ed accrescere la propria autorità sulle terre conquistate; in qualità di moglie principale del sovrano regnante ella sarebbe quindi stata anche la madre di Hor Aha, figlio e successore di quest’ultimo.
Nel gennaio 2016, tuttavia, Pierre Tallet scoprì a Wadi Ameyra, nel Sinai, circa sessanta iscrizioni rupestri geroglifiche tracciate dai componenti delle spedizioni minerarie inviate da alcuni sovrani della Prima dinastia, da una delle quali si desume che ella fu invece reggente e quindi madre del re Djer e sposa di Aha.
Il graffito infatti mostra una processione di barche cerimoniali sulla destra delle quali si trova il serekh di Djer sovrastato da un falco che colpisce con una mazza un nemico inginocchiato; in alto a sinistra rispetto al falco è stato inciso in geroglifico il nome di Neithhotep (evidenziato in rosso nell’immagine sottostante, e costituito dal simbolo della dea Neith e dal trilittero hotep), in quanto, probabilmente, la spedizione nel Sinai venne effettuata in nome del sovrano, ma ordinata dalla madre che regnava in attesa che costui crescesse e potesse assumere di persona le responsabilità di governo.

Una prova del ruolo di reggente rivestito da Neithhotep potrebbe rinvenirsi nella Pietra di Palermo, una lista reale egizia che reca i nomi dei re delle prime cinque dinastie e che evidenzia un intervallo di poco più di un anno tra la morte di Hor Aha ed il regno del suo successore Djer, durante il quale il trono potrebbe essere stato occupato dalla regina madre in qualità di reggente; anche il Papiro dei Re di Torino, una lista risalente alla XIX dinastia, cita tra Hor Aha e Djer il regno di un misterioso Teti, che sarebbe durato solo un anno e del quale non sono state trovate tracce; è quindi possibile che si trattasse del nome assunto da Neithhotep come reggente.

Sigillo di giara con impresso il nome della regina Neithhotep, oggi al MET di New York.
LA TOMBA DI NEITHOTEP
La tomba attribuita a Neithotep fu riportata alla luce nel 1897 a Naqada dall’egittologo francese Jean-Jacques de Morgan; si trattava di un’enorme mastaba rettangolare in mattoni crudi a “facciata di palazzo”, la cui sovrastruttura, sepolta dalla sabbia, misurava circa 52 x 27 m. ed era circondata da una cinta muraria.

Sulle caratteristiche delle tombe reali della I e della II dinastia ad Abydos ed a Sakkara si veda l’articolo di Ivo Prezioso sul nostro sito a questo link: https://laciviltaegizia.org/…/tombe-della-i-e-ii-dinastia/
De Morgan concluse lo scavo in quindici giorni e fu ovviamente molto superficiale; per questo nel 1904 l’archeologo John Garstang tornò a lavorare sul sito e recuperò oltre 400 iscrizioni e reperti che erano rimasti nei cumuli di detriti lasciati dal suo predecessore, oggi conservati nel museo dell’Università di Liverpool che porta il suo nome; la tomba, già deteriorata al momento della scoperta, andò completamente perduta qualche tempo dopo.

Essa era stata saccheggiata nell’antichità, tuttavia sono sopravvissute ciotole di pietra, targhette d’avorio e impronte di sigilli d’argilla recanti il serekh di Narmer, di Hor-Aha e dell’allora sconosciuta Neithotep, che si differenziava dagli altri in quanto era sovrastato dal simbolo della dea Neith (due frecce incrociate) invece che dal falco.

Immagine da questo sito: https://garstangmuseum.wordpress.com/…/neith-hotep-of…/
Essendo il serekh prerogativa dei re, inizialmente gli studiosi credettero che la mastaba appartenesse ad un sovrano non menzionato nelle liste reali; nei decenni successivi tuttavia la conoscenza dei geroglifici migliorò notevolmente e si capì che “Neithotep” era un nome femminile, ipotizzando quindi che il suo inserimento in un serekh significasse che ella aveva governato l’Egitto.
Nel contempo vennero alla luce altri reperti recanti il nome della sovrana, non solo a Naqada ma anche nelle necropoli di Helwan (vicino a Menfi) e nelle tombe di Hor Aha e di suo figlio Djer ad Abydos, ed emerse che ella utilizzò il suo particolare serekh anche durante il regno del marito.

Immagine a questo link: https://www.wikiwand.com/fr/articles/Neith-Hotep
Allo stato ed in assenza di ulteriori fonti di conoscenza, si possono quindi formulare solo ipotesi: è possibile che Aha l’avesse nominata coreggente e che, rimasta vedova, ella abbia continuato a governare in attesa che Djer crescesse; alcuni, invece, osservando che aveva scelto di farsi inumare nella necropoli di Naqada anziché ad Abydos accanto al marito ed al figlio, hanno pensato che abbia utilizzato il serekh perché era stata sovrana o componente della famiglia che governava uno dei proto-regni d’Egitto antecedenti l’unificazione.
FONTI:
https://garstangmuseum.wordpress.com/…/neith-hotep-of…/
https://storiadintorni.altervista.org/neithhotep-la…/
https://www.livescience.com/53406-early-egyptian-queen…
https://anticatebe.blogspot.com/…/lultima-dimora-della…
https://www.livius.org/articles/person/neithhotep/
https://ancientegyptonline.co.uk/neithhotep/