E' un male contro cui lotterò

CIRCONCISIONE

Di Andrea Petta e Franca Napoli

Scena di circoncisione rituale, tempio di Mut a Luxor, Nuovo Regno

Per parlare della circoncisione, per una volta partiamo dagli…errori. Per molto tempo si è creduto che tutti gli egizi maschi venissero circoncisi da neonati per motivi igienici e che questa abitudine fosse stata traslata tal quale agli ebrei, che l’avrebbero mantenuta dopo l’Esodo. Gran parte di questa idea viene dai primi studi sulle mummie dei nobili, da una stele che riporta un uomo di nome Wha circonciso con altri 120 uomini (vedi foto) e da un famosissimo rilievo che mostra questa pratica.

La stele di Wha (o Uha). Una parte del testo recita “Io sono stato circonciso insieme a 120 uomini, non ho colpito, nessuno mi ha colpito, non ho graffiato e nessuno mi ha graffiato”, una frase interpretata indicando che la circoncisione era una pratica volontaria e che i ragazzi sono stati coraggiosi durante l’intervento

Questo rilievo proviene dalla tomba di Ank-ma-hor, Visir e sovrintendente del Faraone Teti (VI Dinastia), e mostra effettivamente una pratica chirurgica, ma metà della scena è stata male interpretata e l’altra metà sottovalutata per molto tempo.

La figura al centro sembrerebbe un “hem-ka”, un sacerdote, e l’azione descritta con le parole incise sopra la sua testa indicherebbero che stia circoncidendo (seb) il suo paziente mentre esorta il suo assistente a tenerlo stretto, mentre una seconda scena a destra sembrerebbe la stessa operazione effettuata su un secondo paziente, anche se le frasi riportate sono molto più controverse. In questa seconda scena, infatti, il “medico” dice “Lo renderò piacevole (comodo, liscio) per te”, mentre il paziente risponde “strofinalo (passalo) bene in modo che possa essere efficace”.

Il rilievo della tomba di Ankh-ma-hor con i “fumetti” delle frasi pronunciate dai protagonisti

La scena ha generato nel tempo dotte e feroci discussioni tra gli studiosi.

La frase del medico della seconda scena (“lo renderò piacevole…”) ha fatto supporre che i medici egizi conoscessero gli anestetici, un’ipotesi quantomeno azzardata visto che la cocaina ed i suoi derivati, ad esempio, non sarebbero arrivati in Egitto che quattro millenni dopo.

Non solo: anche il senso della scena in una tomba è controverso. Ankh-ma-hor ha voluto che fosse immortalata la sua stessa circoncisione? O voleva che fosse praticabile nell’aldilà per se stesso ed i suoi familiari? E perché viene effettuata da un sacerdote e non da un medico?

La parte più controversa del rilievo, la descrizione dell’azione compiuta dal “chirurgo”. Trattandosi di una scrittura difettiva (i segni sono stati ridotti al minimo per ragioni di spazio) esistono più interpretazioni possibili:
– Il sacerdote hem-ka sta circoncidendo
– Circoncisione. Il sacerdote hem-ka (meramente descrittiva)
– Il sacerdote hem-ka viene circonciso

Diverse interpretazioni delle iscrizioni hanno portato all’ipotesi moderna che il sacerdote menzionato non stia effettuando l’operazione, ma che sia uno dei figli di Ankh-ma-hor e che sia egli stesso il paziente circonciso in una cerimonia di iniziazione. La scena di destra diventerebbe quindi un rituale di rasatura del pube del figlio di Ankh-ma-hor prima della circoncisione.

La realtà dei fatti mostra che la circoncisione NON veniva effettuata su tutti i maschi, e NON da bambini. Ahmose I non era circonciso, e probabilmente neanche Tutankhamon. Dagli esami effettuati sulle mummie, nonché da alcuni dipinti e statue pervenuteci, emerge che la circoncisione venisse comunque effettuata tra i 10 ed i 14 anni di età. Non solo: veniva anche effettuata in maniera diversa da quella ebraica: non veniva reciso ed asportato il prepuzio, ma solo praticata un’incisione sul lato dorsale del pene per liberare il glande.

Statua di Merire-hashetef, vissuto durante la VI Dinastia. Merire-hashetef viene mostrato in età adolescenziale, già circonciso

La circoncisione sarebbe quindi una sorta di rito di passaggio all’età adulta (però non universalmente effettuato) o forse richiesto da qualche pratica sacerdotale. Un indizio lo abbiamo da un antico mito secondo cui Ra avrebbe generato Hu e Sia (il verbo creatore e il potere della conoscenza) auto-circoncidendosi. Potrebbe anche essere cambiato nel tempo, passando da pratica tribale arcaica (universale) a rito iniziatico (limitato). Diverse raffigurazioni mostrano comunque persone “normali” circoncise, escludendo, quantomeno fino al Nuovo Regno, l’ipotesi che fosse una pratica limitata al sacerdozio.

Un contadino circonciso porta un bovino al macello, dimostrando che la circoncisione non fosse una pratica esclusiva del sacerdozio. Mastaba di Ptah-Hotep e Akhti-Hotep, V Dinastia (Antico Regno)

Esiste anche l’ipotesi che la mancata circoncisione di alcuni Faraoni sia invece una pratica specifica di alcune caste sacerdotali o addirittura un segno di ribellione contro un rito religioso e quindi legato all’influenza dei sacerdoti.

NOTA 1

Quella che vedete è considerata la prima rappresentazione di uomini circoncisi in Egitto.

La prima descrizione della paletta (da Capart, Jean. Primitive art in Egypt. H. Grevel, 1905. – pag. 240)

Si trova sulla cosiddetta “Paletta del campo di battaglia” una paletta predinastica (ne ha parlato Luisa Bovitutti qui: https://laciviltaegizia.org/…/19/le-palette-predinastiche/) che oggi, spezzata, si trova conservata al British Museum ed all’Ashmolean Museum.

In questa paletta, del periodo Naqada III (3100 BCE circa), vengono mostrati prigionieri barbuti e circoncisi divorati da avvoltoi e da un leone, presumibilmente simboli del potere nilotico. Da notare che le persone rappresentate circoncise non sono egiziane. Sono stranieri, nemici del Faraone che, nelle vesti di un fiero leone, li stermina mentre gli avvoltoi si cibano dei loro cadaveri.

Secondo gli studiosi, questa paletta rappresenta la prova che la circoncisione NON sia nata in Egitto; anzi, nel periodo predinastico è una delle caratteristiche degli stranieri, considerati rozzi barbari che il potere del Faraone deve distruggere.

La paletta oggi al British Museum, numero di inventario EA20791

Presto cambierà tutto: una scoperta relativamente recente riempie un altro piccolo tassello della storia.

NOTA 2

Tra gli anni ’40 e gli anni ’80 del secolo scorso, una serie di spedizioni direttamente gestite dal Ministero delle Antichità egiziano ha svolto degli scavi a Saqqara, purtroppo con scarse pubblicazioni e molti reperti non sono stati resi pubblici per molto tempo.

Una decina di anni fa, frugando tra i reperti del complesso funerario di Djedkara (fine V Dinastia, circo 2350 BCE) è stata fatta una scoperta molto interessante. Un piccolo rilievo (circa 11×15 cm) rappresenta due bambini (si intuisce dalla postura del braccio di uno dei due, probabilmente ritratto con il dito in bocca come d’uso) su cui si sta chiaramente praticando la circoncisione del pene. Il rilievo sarebbe quindi antecedente, forse di un paio di secoli, rispetto a quello che abbiamo visto di Ankh-ma-hor.

Il rilievo identificato come n° 426, scavi di Fakhry degli anni ’50. Foto M. Megahed
Il rilievo identificato come n° 426, scavi di Fakhry degli anni ’50. Disegno M. Megahed

Le possibili interpretazioni della scena ritratta sono:

  • Una scena di circoncisione dei bambini della famiglia reale come parte della normale routine della crescita;
  • La circoncisione del Faraone e del suo “ka” nell’ambito di una raffigurazione della nascita divina del Faraone stesso; in questo caso con ogni probabilità la figura dietro ai due bambini raffigurava una divinità, come forse anche il “chirurgo”.
Possibile ricostruzione dell’intera scena, disegno H. Vymazalová

Nonostante la leggera differenza di statura dei due bambini, la seconda ipotesi è quella ad oggi più accreditata. In ogni caso, si evince che alla fine della V Dinastia, la circoncisione non era più qualcosa di legato agli stranieri, ai nemici dell’Egitto, come abbiamo visto ieri ma una pratica diffusa anche nella famiglia reale.