C'era una volta l'Egitto, Età Tarda

IL FARAONE AMIRTEO

Di Piero Cargnino

L’Egitto è nuovamente libero ed indipendente. Siamo nel 402 a.C. e con il faraone autoctono Amirteo, inizia (e finisce) la XXVIII dinastia egizia che pone fine alla prima dominazione persiana.

Amirteo (Amonirdisu), fondatore, ed unico rappresentante della dinastia assume la piena titolatura reale egizia. Non esistono testimonianze su alcun monumento ma la sua esistenza ci giunge dalla “Cronaca Demotica”, un testo profetico egizio. Il testo, manoscritto, è contenuto in un papiro in demotico rinvenuto dagli studiosi al seguito della campagna di Napoleone (oggi conservato nella Bibliothèque Nationale di Parigi), nel testo si afferma che fu realizzato durante il regno di Teos (XXX dinastia) anche se in realtà venne scritto più tardi, nel III secolo a.C. sotto Tolomeo III Evergete. L’opera vuol raccontare le cronache delle dinastie XXVIII, XXIX e XXX, praticamente il periodo d’indipendenza egiziana interposto alle due dominazioni persiane. Lo scopo dell’opera non è tanto quella di parlarci dei vari faraoni che si sono succeduti in quel periodo bensì sull’operato e sul rispetto delle leggi di questi, affermando che la durata del loro regno, più o meno lungo e prospero, è dovuta al loro comportamento, come espressione del volere degli dei. Nel testo si parla anche del malgoverno dei persiani profetizzando il ritorno ad un’epoca dove regnino la legalità e la libertà (in pratica l’avvento dei tolomei). Di grande utilità si sono rivelate le cronache per gli studiosi che, nonostante il carattere esoterico e criptico del testo, hanno permesso di integrare le epitomi di Manetone fornendoci notizie riguardanti l’ordine di successione dei faraoni del suddetto periodo.

Amirteo lo troviamo anche citato in diversi papiri in aramaico rinvenuti ad Elefantina. Manetone lo cita nella sua lista chiamandolo Amyrteos, secondo Sesto Africano o Amyrtaios secondo Eusebio di Cesarea. Compare inoltre su alcune opere di storici greci che lo chiamano Amonortais.

Forse era il nipote di quell’altro Amirteo, principe del Delta fautore, con Inaro della rivolta contro i persiani nel 450 a.C. durante il regno di Artaserse I; entrambi forse discendenti della XXVI dinastia egizia. Già a partire dal 410 a.C. condusse numerose azioni di guerriglia contro i Persiani sfruttando la protezione delle intricate paludi del Delta del Nilo.

Alla morte di Dario II, nel 404 a.C. sfruttando la debolezza persiana dovuta alla contesa tra i suoi due figli, Artaserse II e Ciro il Giovane, Amirteo si proclamò “Re dell’Alto e Basso Egitto” cingendo la doppia corona e cacciando le guarnigioni persiane anche dal Basso Egitto. Dopo di ciò, nel 402 a.C., estese il suo potere anche sull’Alto Egitto regnando sulle Due Terre riunificate.

Secondo Manetone il suo regno durò sei anni e questa pare una durata accettabile in quanto nei papiri aramaici di Elefantina compare una promessa di pagamento di un debito che porta la data del suo quinto anno di regno. Le lotte intestine però prevalsero sugli eventi e dopo pochi anni, nel 399 a.C. Amirteo fu vittima di una congiura ordita dal principe di Mendes, Nefaarud, che usurpò il trono imprigionando a Menfi, ed in seguito uccidendo Amirteo, e fondando la XXIX dinastia attribuendosi il nome di Nepherites. Per il resto la figura di Amirteo è avvolta nella più cupa oscurità ad eccezione di una lettera dove il suo nome compare accanto a quello del suo successore Nepherites.  

Fonti e bibliografia:

  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano , 2003
  • Edda Bresciani, “L’Antico Egitto”, De Agostini, Novara 2000
  • Toby Wilkinson, “L’antico Egitto. Storia di un impero millenario”, Einaudi, Torino, 2012
  • Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
  • Jurgen von Beckerath, “Chronologie des Pharaonischen Agypten”, Ed. Zabern, 1997

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