Piramidi

NUMEROLOGIA PIRAMIDALE

Di Giuseppe Esposito

Come scritto anche nella mia presentazione a questo gruppo, pur essendo un umile “badilante” dell’egittologia, me ne occupo da quasi sessanta anni. Salvo i primi approcci quasi infantili all’argomento, quando il mistero attrae e consente di “volare” nel campo della fanta-archeologia, mi sono poi sempre chiesto perché si debba ricorrere a misteri e ipotesi, le più fantasiose, per parlare di una Civiltà che, pur avendo lasciato di se una biblioteca infinita, è, di fatto, così misteriosa e complessa. Ho perciò cercato di approfondire sempre più le mie conoscenze scavando anche tra le infinite fake-news egittologiche, ma anche cercando di chiarire alcune notizie che, sensazionalisticamente prospettate in maniera superficiale o addirittura sbagliata, hanno dato degli Antichi Egizi un’immagine del tutto fuorviante e lontana dalla verità.

Una delle tante “leggende” sorte attorno alle piramidi più famose è legata alla…

Numerologia piramidale

Umberto Eco e il chiosco della lotteria

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, tuttavia, credo interessante leggere questo brano tratto dal romanzo di un grande scrittore italiano, Umberto Eco:

«…l’altezza della piramide di Cheope è uguale alla radice quadrata del numero dato dalla superficie di ciascuno dei lati. Naturalmente le misure vanno prese in piedi, più vicini al cubito egiziano ed ebraico, e non in metri, perché il metro è una misura astratta inventata nei tempi moderni. II cubito egiziano in piedi fa 1,728. Se poi non abbiamo le altezze precise possiamo rifarci al pyramidion, che era la piccola piramide posta sull’apice della grande piramide per costituirne la punta. Era d’oro o di altro metallo che lucesse nel sole. Ora prenda l’altezza del pyramidion, la moltiplichi per l’altezza della piramide intera, moltiplichi il tutto per dieci alla quinta e abbiamo la lunghezza della circonferenza equatoriale. Non solo, se prende il perimetro della base e lo moltiplica per ventiquattro alla terza diviso due, ha il raggio medio della terra. In più l’area coperta dalla base della piramide moltiplicata per 96 per dieci all’ottava da centonovantasei milioni ottocentodiecimila miglia quadrate che corrispondono alla superficie terrestre. …»

Direi impressionante, non è vero? Ma il personaggio creato da Eco, nel suo “Pendolo di Focault”, non si limita certo a questo, infatti:

«…ci invitò ad affacciarci, e ci mostrò lontano, all’angolo fra la stradetta e i viali, un chioschetto di legno, dove si vendevano presumibilmente i biglietti della lotteria di Merano.

“…invito loro ad andare a misurare quel chiosco. Vedranno che la lunghezza del ripiano è di 149 centimetri, vale a dire un centomiliardesimo della distanza Terra-Sole.

L’altezza posteriore divisa per la larghezza della finestra fa 176/56 = 3,14.

L’altezza anteriore è di 19 decimetri e cioè pari al numero di anni del ciclo lunare greco.

La somma delle altezze dei due spigoli anteriori e dei due spigoli posteriori fa 190×2 + 176×2 = 732, che è la data della vittoria di Poitiers.

Lo spessore del ripiano è di 3,10 centimetri e la larghezza della cornice della finestra di 8,8 centimetri. Sostituendo ai numeri interi la corrispondente lettera alfabetica avremo C10H8, che è la formula della naftalina.”

“Fantastico,” dissi, “ha provato?”

“… Con i numeri si può fare quello che si vuole. Se ho il numero sacro 9 e voglio ottenere 1314, data del rogo di Jacques de Molay – data cara a chi come me si professa devoto alla tradizione cavalleresca templare – come faccio?

Lo moltiplico per 146, data fatidica della distruzione di Cartagine.

Come sono arrivato al risultato?

Ho diviso 1314 per due, per tre, eccetera, sino a che non ho trovato una data soddisfacente.

Avrei anche potuto dividere 1314 per 6,28, il doppio di 3,14, e avrei avuto 209.

Ebbene, è l’anno dell’ascesa al trono di Attalo I re di Pergamo…”»

“Con i numeri si può fare tutto”

Eh già, direi che il focus di questa disquisizione è proprio in quella frase: con i numeri si può fare quel che si vuole! ed è proprio quello che, proseguendo, vedremo è successo con l’unica tra le sette meraviglie del mondo antico ancora esistente: la piramide e, segnatamente, la piramide del re Keope (IV dinastia ~2620-2500 a.C.).

John Taylor e Charles Piazzi Smyth

“Keat’s grave” (1873), William Bell Scott (1811-1890), Preraffaelliti, olio su tela, Ashmolean Museum

«Qui giace colui il cui nome fu scritto sull’acqua», ricordate? È lo splendido epitaffio che campeggia, nel Cimitero Acattolico di Roma, all’ombra di un’altra piramide, quella di Caio Cestio[1], sulla tomba di un grande poeta: non un nome, non un rimando…

Eppure quell’anonima tomba ospita le spoglie mortali di uno dei più grandi rappresentanti del romanticismo inglese: John Keats (1795-1821).

Vi state chiedendo che c’entri un poeta romantico con l’antico Egitto? Vediamo…

Suo editore era, in Inghilterra, John Taylor (1781-1864) che, dilettandosi anche di scrittura, pubblicò, nel 1859 un libercolo dal titolo The Great Pyramid: Why Was It Built, & Who Built It?, ovvero “La Grande Piramide: perché è stata costruita e da chi?”, in cui, riferendosi a Noè, scriveva: «Fra tutti gli uomini, il costruttore dell’Arca era il più competente per dirigere la costruzione della Grande Piramide»[2].

Per sua stessa ammissione, tuttavia, Taylor non aveva mai visitato l’Egitto, né tantomeno visto la Piramide di Keope, ma si basò sulle misure prese da altri, con quale meticolosità o precisione è tutto da dimostrare. Eppure, dai numeri “di altri” e dai suoi calcoli, sostenne che nella piramide era ricorrente la costante matematica Pi (3,14…) e si riscontrava il rapporto aureo (1,61803…).

Fu l’inizio della fine, in senso numerologico, s’intende; sugli studi di Taylor, infatti, si basò un altro studioso scozzese che, in un suo lavoro, scrisse: «…le misure (n.d.r.: interne della Piramide) racchiudono in sé alcune profezie in forma cifrata, stabilendo un rapporto con gli avvenimenti che costituirono più tardi l’essenziale dell’Antico Testamento, di tutta la cristianità, fino a includere la seconda venuta di Cristo…».

E non si trattava di uno studioso qualunque giacché il suo incarico, alla Corte del Re d’Inghilterra, era quello di Astronomo Reale (titolo che conservò dal 1846 al 1888), il suo nome? Charles Piazzi Smyth (Napoli 1819-Sharow 1900). Per inciso, suo padrino, da cui il nome, fu l’astronomo italiano Giuseppe Piazzi[3], e il suo cognome, SmYth non è un errore, si chiamava proprio così e non Smith, tanto che la pronuncia inglese viene specificata come /ˈsmaɪθ/.

Pur se indicato, in alcuni lavori con “Smith”, il nome riportato sulla sua tomba conferma proprio “Smyth”.

Charles Piazzi Smyth

Ma torniamo all’opera di Piazzi Smyth che, avendo sposato la geologa Jessica Duncan[4], nel 1864 decise di intraprendere una missione di quattro mesi accampandosi nei pressi della grande Piramide di Giza. Per la prima volta, furono scattate fotografie della piramide di Keope e, per la prima volta in assoluto, fu usato il “flash” al magnesio per fotografarne l’interno. Dall’ampia corrispondenza con Taylor e dalle misurazioni e calcoli eseguiti sul luogo, Piazzi Smyth ricavò “The Great Pyramid: Its Secrets and Mysteries Revealed” (“La Grande Piramide, i suoi segreti e misteri rivelati”), in cui giunse alla conclusione che la Piramide nascondesse segreti connessi alla interpretazione della Bibbia scrivendo, tra l’altro, la frase che abbiamo sopra riportato relativa a «profezie in forma cifrata… fino ad includere la seconda venuta di Cristo».

L’elemento essenziale “scoperto” da Piazzi Smyth fu il “pollice piramidale”, equivalente a 1,001 pollici inglesi (non dimenticate questa coincidenza), con cui era possibile individuare tutte le date riportate nella Bibbia; bastava, infatti, misurare la distanza tra un punto A e un punto B, in pollici piramidali s’intende, e ottenere proprio la data voluta, assegnando ad ogni pollice il valore di un anno. Nei suoi studi ricavò, inoltre, altre misure come la “pinta piramidale”, il “cubito reale” e la “scala delle temperature piramidali”.

Quanto al “pollice piramidale” era di certo la misura divina assegnata da Dio a Sem, figlio di Noè che venne guidato, nella costruzione dell’arca, proprio dalla mano di Dio.

A conferma di tale asserto, Smyth portò il fatto che il perimetro di base della piramide (ovviamente sempre in pollici piramidali) era pari a 100 volte il numero dei giorni di un anno, ed esisteva un rapporto tra l’altezza della piramide in pollici e la distanza tra la terra e il sole… ma questa volta in miglia.

La misurazione del sarcofago della Grande Piramide da parte di “Jessie” Duncan. Una delle foto scattate con il flash al magnesio da Piazzi Smyth:

Lavorando sulle congetture di Taylor, inoltre, giunse a identificare il popolo ebraico negli Hyksos, che avevano regnato in Egitto per circa 250 anni, e i costruttori della piramide, perciò, proprio nel popolo ebraico.

Ma, e qui si potrebbe svelare l’intento politico sotteso alle dichiarazioni di Piazzi Smyth, è bene precisare che questi fu sempre un convinto oppositore dell’introduzione del sistema metrico decimale in Gran Bretagna.

Una teoria pseudo-antropo-archeologica, detta dell’“anglo-ebraismo”, risalente al XVI secolo e ancora in auge all’epoca, infatti, voleva che gli inglesi fossero i diretti discendenti delle dieci tribù perdute di Israele. In tal senso, l’adozione del pollice piramidale, data anche la quasi uguaglianza con quello inglese (ricordate? 1 pollice piramidale = 1,001 pollici inglesi), era la dimostrazione di tale discendenza e la prova che il sistema di misurazione inglese, derivante direttamente da Dio attraverso le tribù d’Israele, era perfetto, a fronte di quello metrico decimale derivante dall’ateistica terra di Francia; un’idea, peraltro, cara a Piazzi Smyth e più volte rimarcata anche in molte delle sue opere scientifiche.  

Dalle sue attività sul campo, Piazzi Smyth ricavò “Our Inheritance in the Great Pyramid” (“La nostra eredità nella Grande Piramide”), “Life and Work at the Great Pyramid” (“Vita e lavoro nella Grande Piramide”) in tre volumi, nel 1867, e “On the Antiquity of Intellectual Man” del 1868.

Inutile dire che «… la seconda venuta di Cristo…» profetizzata da Piazzi Smyth, secondo i suoi calcoli piramidali, per il 1882, non si verificò, così come a nulla valse lo spostamento che operò della data ad un imprecisato anno tra il 1892 e il 1911. Nonostante tutto, per la completezza delle misurazioni della Grande Piramide (le più complete all’epoca), e per le numerose fotografie scattate, anche in interno, Piazzi Smyth fu premiato con la Keith Gold Medal 1865-1867 dalla “Royal Society of Edinburgh[5].

Una delle tavole a corredo dell’opera di Piazzi Smyth sulle misurazioni della Grande Piramide

Nel 1874, però, aldilà della motivazione di ordine pratico, le sue teorie numerologiche furono rigettate dal mondo scientifico, così come quelle di Taylor, cosa che contribuì, nel 1888 e unitamente al titolo sarcastico di “piramidiota” con cui venne etichettato, alle sue dimissioni da “astronomo reale”.

Una delle tavole a corredo dell’opera di Piazzi Smyth sulle misurazioni della Grande Piramide

La tomba di Charles Piazzi Smyth nel cimitero di Sharow, nel North Yorkshire

Flinders Petrie

Fu così che, alla fine del XIX secolo, le teorie di Taylor e Smyth caddero nel dimenticatoio, anche perché lo stesso Taylor, nel frattempo, qualche anno dopo la pubblicazione del suo saggio “piramidologico” aveva dichiarato che il suo era stato semplicemente uno scherzo e che tutti i “numeri” che aveva dato corrispondevano “a posteriori”, un po’ come le misurazioni del personaggio di Umberto Eco con cui abbiamo iniziato questo articolo.

Come succede spesso in questi casi, pensando a un ripensamento strumentale per non perdere “clienti” (oggi parleremmo anche di teoria del “complotto”, che va tanto di moda), nessuno gli credette e le legioni di “piramidologi” si ingrossò sempre di più arricchendo, ovviamente, in primis le tasche degli “esperti” a discapito di coloro che, in perfetta buona fede, credevano e credono, a queste cose!

Sir William Matthew Flinders Petrie

Un improvviso ritorno di fiamma si ebbe con Sir William Matthew Flinders Petrie (1853 –1942), illustre egittologo inglese, iniziatore del metodo scientifico nella ricerca archeologica e nella salvaguardia dei manufatti, e primo titolare della cattedra di egittologia del Regno Unito. Grande estimatore, sulle prime, del lavoro di Smyth, ne restò poi fortemente deluso quando, nel 1880, eseguì, sul campo, nuove e più esatte misurazioni della Piramide di Keope scoprendo che la stessa era parecchi “piedi” più bassa delle misurazioni di Smyth, il che, ovviamente, inficiava tutte le misurazioni e le valutazioni precedenti, ivi compreso, e prima di tutto, il “pollice piramidale”.

Aldilà dei convincimenti personali, che ovviamente, come tali, possono essere differenti anche solo per partito preso, resta il fatto che, alla base dello scetticismo per la numerologia piramidale, c’è la mancanza di scientificità, ovvero di numeri fissi, o di riferimenti univoci, che proprio perché tali siano accettati, o accettabili, da chiunque voglia cimentarsi con i “numeri della piramide”.

Come sopra visto, Taylor non visitò mai l’Egitto, né mai vide la piramide basandosi, per le sue elucubrazioni, su numeri dati da altri; lo stesso Smyth, che pure, invece, eseguì personali misurazioni, tanto da essere per questo premiato (da chi, tuttavia quelle misurazioni non aveva fatto, né potuto controllare), basò tutti i suoi calcoli su un numero, il “pollice piramidale”, che non molto tempo dopo, si sarebbe dimostrato inesatto.

La numerologia piramidale, visti i presupposti, consente di “scoprire” tutto e il contrario di tutto, un po’ come visto nell’iniziale brano di Umberto Eco.

Inutile dire che, come fatto del resto dallo stesso Piazzi Smyth a proposito del sistema metrico decimale, la numerologia ha avuto anche il suo sfruttamento politico diventando, ad esempio, un “cavallo di  battaglia” di sètte identitarie che tendono, ancor oggi, partendo dal presupposto di una preferenza diretta assegnata da Dio, da un lato a voler dimostrare una preminenza del presunto ramo anglo-ebraico (movimento “British-Israel”) su altre culture, dall’altro, grazie alla presunta discendenza dalle tribù di Israele, a indicare i popoli celtici e anglosassoni come eletti, superiori e destinatari delle promesse di Dio.

Edgar Cayce, “il profeta dormiente”

Presso i Greci, esisteva una “tassa sulla stupidità”, può sembrare strano, ma è vero. Il blachennomio (da βλακεννόμιον = sugli stupidi e τέλος = tassa), infatti, era la tassa che indovini, auguri e astrologi dovevano pagare sulle somme percepite da chi, magari in buona fede, a loro si rivolgeva credendo nelle loro potenzialità divinatorie. Appare chiaro che, ovviamente, anche nella storia della numerologia piramidale sono emersi tanti che meriterebbero di pagarla… e profumatamente.

Tra questi, forse il più “temerario” fu il “profeta dormiente”, come si faceva chiamare poiché cadeva in lunghe trance narcolettiche, Edgar Cayce (1877-1945) che, analizzando la numerologia piramidale scoprì che, in una delle sue tante vite precedenti, si chiamava Ra-Ta, era un gran sacerdote ed era stato il responsabile, con il suo aiutante Isis e con il capo dei costruttori Ermes, della costruzione proprio della Grande Piramide cui avevano lavorato, in una sorta di consorzio internazionale, egizi, atlantidei e nomadi provenienti dall’area russa.

Edgar Cayce, “The sleeping prophet

Nella montagna di pietra costituita dalla piramide di Keope, sempre secondo Cayce, si doveva inoltre individuare il tempio presso cui Gesù era stato istruito durante i cosiddetti “anni mancanti” (ovvero quelli intercorrenti tra l’infanzia e l’inizio del suo ministero). In base alla numerologia piramidale, e alle profezie nascoste e riservate ai soli adepti, la piramide aveva inoltre lo scopo di fungere da archivio della storia umana fino al 1998, anno in cui, secondo i suoi calcoli (come si vede ben diversi da quelli di Smyth), si sarebbe verificato il secondo avvento di Cristo …

Per ulteriore curiosità, può essere utile aggiungere che, nelle sue vite precedenti, Cayce era stato (tra l’altro) un re persiano, un guerriero troiano, un discepolo di Cristo e, addirittura, un angelo che aveva preceduto Adamo ed Eva. Altre sue premonizioni furono la scomparsa improvvisa del Giappone e del Nord Europa, l’esondazione dei Grandi Laghi del nord America con allagamento di gran parte del Midwest (che, ricordo, è costituito da almeno otto Stati, se non dodici), l’improvviso sprofondamento di California e Georgia, la deriva cristiana e democratica della Cina entro il 1968 e, nello stesso anno o al massimo nel 1969, il riemergere di Atlantide e lo spostamento dell’asse terrestre, evento che avrebbe causato la fine del mondo… nel 1998.

Giuseppe Esposito

Roma, 18 novembre 2022

Bibliografia

  • (in inglese) William Fliders Petrie,  “The Pyramids and Temples of Gizeh”, ed. Histories & Mysteries of Man, 1990, Londra.
  • (in inglese) Charles Piazzi Smyth, Life and Work at the great Pyramid during the months of January, February, March, and April, A.D. 1865.
  • (in francese) Charles Piazzi Smyth, La grande pyramide, pharaonique de nom, humanitaire de fait, ses merveilles : ses mystères et ses enseignements, 1875.
  • Gina Cerminara, Edgar Cayce uomo e medium, 1975, Mediterranee.
  • Jess Stearn, Edgar Cayce, 1978, De Vecchi.
  • (in inglese) Dale Beyerstein, Edgar Cayce. In Encyclopedia of the Paranormal. Prometheus Books 1996. pp. 146–153.
  • (in inglese) Edgar Evans Cayce, On Atlantis, New York: Hawthorn, 1968.
  • (in inglese) Jess Stearn, The Sleeping Prophet, Bantam Books, 1967.

[1]    Piramide di Gaio Cestio, o Piramide Cestia, fu eretta, come sepolcro, tra il 12 e il 18 a.C., in soli 330 giorni per volere del defunto. Gaio, septemiviro Epulone, lasciò ai suoi eredi, come clausola per ottenere il suo patrimonio, proprio che la piramide fosse eretta in quei termini. Alta 36,40 m, ha un lato di base di 30; è costruita in calcestruzzo con sovrastruttura in mattoni e copertura in marmo bianco di Carrara 

[2]    In figura, la prima edizione del testo di Taylor del 1859.

[3]    Giuseppe Piazzi (1746-1826); nel 1790-91 fu il fautore della costruzione dell’Osservatorio astronomico di Palermo, nella torre di Santa Ninfa a Palazzo Reale (oggi Palazzo dei Normanni). Nel 1791 venne chiamato a Napoli per la costruzione dell’Osservatorio astronomico di quella città divenendo, poi, Direttore  di entrambi gli osservatori. 

[4]    Jessica “Jessie” Duncan (1812-1896), appassionata dei primi processi fotografici, accompagnò il marito in Egitto per i suoi studi della Grande Piramide della quale scattò centinaia di foto, esterne e interne, utilizzando, per la prima volta, il flash al magnesio.

[5]     La “Keith Medal” era, ed è tuttora, un premio, istituito dalla “Royal Society of Edinburgh” nel 1827, da destinarsi a pubblicazioni in ambito scientifico, alternatamente per matematica e in materia ambientale, con cadenza quadriennale.

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