Mai cosa simile fu fatta, Tombe

LA TOMBA DI SENNEDJEM

Di Franca Loi

Villaggio di Deir el-Medina. Veduta delle mura di cinta. Luxor, Egitto

Deir el-Medina racconta una storia che parla della quotidianità di persone che lavoravano al servizio dei sovrani dell’antico Egitto. Sono artigiani (oggi verrebbero definiti “artisti”) che svolgevano un compito di fondamentale importanza per la storia dell’antico Egitto: costruivano, decoravano e tutelavano le tombe sia della Valle dei Re e della Valle delle Regine, sia l’area conosciuta come ” Tombe dei Nobili.

Il villaggio, fondato intorno al 1500 a.C., e abitato da circa 500 persone, era ben strutturato e molto funzionale; aveva un’estensione di circa 2.000 ettari ed era protetto da un muro di cinta. L’ordine e la protezione di tutti gli abitanti erano assicurati da “posti di polizia” situati alle due uscite del villaggio in modo che gli artigiani potessero tranquillamente andare al lavoro lasciando le famiglie nelle loro case. Fu abitato per tutto il nuovo Regno.Con l’avvento della XXI dinastia il villaggio fu abbandonato allorché si conclusero le costruzioni delle due necropoli.

Cappella funeraria di Sennedjem

Poco ad ovest del villaggio vi sono circa 40 tombe di artisti e capi artigiani risalenti alle dinastie XVIII, XIX E XX e un piccolo tempio di epoca tolemaica. Quella di Sennedjem, artigiano della XIX dinastia, è una tomba che ci è giunta quasi intatta, con decorazioni, mobili, vasi, alimenti e fiori secchi.

La tomba di Sennedjem è affrescata con sfondo ocra In ottimo stato di conservazione con scene di cerimonie religiose e di vita comune. Fu trovata praticamente intatta e tutti gli arredi sono conservati al museo del Cairo
La parete Nord Est della tomba di Sennedjem , in cui sono raffigurati i Beati Campi Iaru, nell’aldilà. Archivio fotografico del Museo Egizio di Torino.

Nelle decorazioni delle proprie tombe, gli operai addetti alla preparazione degli ipogei della Valle dei Re e delle Regine, adottano uno stile lontano dai canoni ufficiali, come dimostrano le vivaci scene in cui Sennedjem e la moglie Lyneferti si sono fatti rappresentare in momenti di vita vissuta.

Sotto un elaborato baldacchino, Sennedjem è deposto con la testa ad ovest, sopra un letto zoomorfo dove il leone simboleggia la fine del viaggio nel Duat.

I temi decorativi sono focalizzati sulla realtà della vita quotidiana e ultraterrena del defunto “delle cui spoglie Anubi (con testa canina) procede all’imbalsamazione”.

Sennedjem e sua moglie inginocchiati sulla tomba e vestiti con abiti festivi.
La bellezza delle pitture sono uno dei migliori esempi di Deir-el Medina.

Notevole è la scena mitologica del gatto a forma di Ra che spezza il serpente, Apopolis: simbolo del male.

scena mitologica del gatto a forma di Ra che spezza il serpente, Apopolis: simbolo del male.

Le decorazioni seguono le tappe dell’esistenza e gli episodi di vita vissuta fino all’atto finale dell’esistenza. Tutto ciò rappresenta sicuramente una società che si va evolvendo: l’uomo egizio tende ad esprimere la propria individualità e la pittura, anche se perde accuratezza e precisione, riesce ad esprimere la realtà della vita, a volte sorretta da una variegata e vivace descrizione dei personaggi.

Sennedjem, con la sua sposa, gioca al senet
Sarcofago esterno di Sennedjem:
In legno dipinto e verniciato stringe fra le mani gli emblemi tit e djed. Sulla tipica parrucca ramesside si stende la figura protettrice di Nefti, cui corrisponde, sotto i piedi, l’immagine di Iside. Porta una collana-usekh. Al di sotto, la dea del cielo Nut, alata e inginocchiata, introduce la lunga iscrizione centrale in cui si invoca il suo nome. Nei riquadri centrali campeggiano altre figure di divinità
Sarcofago esterno di Khonsu, figlio maggiore di Sennedjem, decorato con il capitolo 17 del Libro dei Morti.

UNA CURIOSITÀ:

per la qualità delle pitture parietali della tomba, particolarmente ricche di decorazioni, con scene tratte dal libro dei morti, è stata ipotizzata la stessa mano di artista che aveva decorato la tomba di Nefertari.

L’egittologo Eduard Toda e il suo caro amico Gastone Maspero insieme ad altri egittologi, nel febbraio del 1886 ruppero Il sigillo di argilla con l’effige del dio Anubi ed entrarono nella tomba inesplorata di Sennedjem. Una cosa li stupì enormemente: il pavimento era ricoperto di mummie 11 per terra e 9 deposte in sarcofagi di legno;fra queste ultime quella del titolare della tomba. In questa foto Edward Toda e’ travestito da mummia nel museo di Bulaq, al Cairo, nel 1885. FOTO: Gerard Blot/ Rmn- Grand Palais
Eduard Toda, secondo da sinistra, con Gaston Maspero durante il suo soggiorno in Egitto, 1886.

FONTE:

STORICA- NATIONAL GEOGRAPHIC

VIAGGIO NELL’EGITTO DEI FARAONI-ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI

ANTICA TEBE

WIKIPEDIA

ARALDO DE LUCA

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