Di Livio Secco
La stele di Merenptah, nuovo nome di un manufatto precedentemente chiamato Stele di Israele, è stato descritto QUI.
Io mi permetto di aggiungere soltanto un piccolo contributo avendo tradotto la stele durante il mio XII Laboratorio di Filologia Egizia svolto nel 2017.
Per fare le cose semplici allego una serie di cinque immagini che commento qui di seguito:

IMMAGINE 1: visualizzazione della stele esposta al Museo Egizio del Cairo di Piazza Tahrir. Durante un certo periodo di tempo, quando la relazione con lo stato ebraico sfociò in una lunga serie di guerre arabo-israeliane, la stele rimase esposta nel Museo ma si doveva andare a cercarla.

IMMAGINE 2: rilievo epigrafico della stele intera. Si riconosce la classica suddivisione in centina, con la raffigurazione degli dèi e del re, e testuale. Questa parte è formata da ventotto registri densi di scrittura geroglifica con lettura da destra a sinistra e dall’alto al basso. In corrispondenza della ventisettesima riga ho evidenziato l’etnonimo che indica il popolo ebraico.

IMMAGINE 3: grafia del sostantivo interessato. Come spesso era d’uso da parte degli Egizi, i toponimi e gli antroponimi stranieri erano scritti con l’uso dei monolitteri. Non significando nulla per gli Egizi, questi replicavano il suono della parola straniera cercando di riprodurlo con dei fonemi di base. Ovviamente la scrittura si arricchiva di ulteriori segni usati come determinativi per meglio specificare la semantica del lemma.
In nero ho evidenziato i suoni monolitteri, in blu la traslitterazione moderna.

IMMAGINE 4: traduzione di tutto il registro 27. La parte finale della stele elenca tutta una serie di territori che Merenptah ha distrutto durante la sua campagna militare in Asia. I regni stranieri sono accuratamente indentificati singolarmente.
Per quanto riguarda Israele è significativa l’indicazione che “non esista più il seme suo”. Questa terminologia si associa alle evirazioni imposte al nemico in epoca precedente con il palese significato che il ribelle non solo era stato ucciso ma era stato eliminato etnograficamente dalla faccia della terra.

IMMAGINE 5: l’analisi dei determinativi è relativa solo al ventisettesimo registro, ma è estensibile a tutta la stele e, più in generale, alla toponomastica egizia.
Quando gli Egizi volevano indicare un paese o comunque una nazione straniera usavano il geroglifico con i tre rilievi montuosi con il significato di “deserto” e, appunto, “terra straniera / paese estero”. Molto spesso questo geroglifico veniva accompagnato dal bastone da lancio che noi troviamo spesso raffigurato nelle pitture che rievocano la caccia in palude. In realtà il bastone da lancio era una vera e propria arma per la fanteria leggera. Sovente viene indicato come “boomerang” ma, dal punto di vista oplologico, si tratta di un’associazione assolutamente errata.
Come ultimo esempio ho messo in evidenza un altro modo con il quale gli Egizi indicavano i toponomi, cioè la mappa della città, una superficie circolare con due strade che s’incrociano perpendicolarmente (curioso che non esista nessuna città egizia con una simile mappatura). Il senso è che l’Egitto era ricco di città sia nel Delta che nella Valle, ecco perché il determinativo è raddoppiato.
Il senso generale del tutto è che nel Tardo Bronzo quelli che per gli antropologi sono i primi gruppi etnici che daranno origine agli Apiru, Habiru (Ebrei) non sono una nazione vera e propria, ma solo delle popolazioni nomadi e non stanziali.
Gli Apiru sono documentati anche da altre civiltà coeve (mesopotamiche) sempre con l’indicazione di gruppi mobili e comunque altamente inaffidabili formate da fuggiaschi che per vari motivi avevano abbandonato il loro paese.
Poiché all’epoca vigevano, tra i regni maggiori, accordi di estradizione, questi fuggiaschi si raggruppavano e vivevano in zone particolarmente impervie da raggiungere. Non concordo sul fatto che fossero utilizzati come mercenari. La loro elevatissima indisciplina sociale non ne permetteva un uso proficuo in tal senso. Spesso erano impiegati come manovalanza edile e cantieristica.
1 pensiero su “L’ETNONIMO ISRAELE SULLA STELE DI MERENPTAH”