C'era una volta l'Egitto, Nuovo Regno, XX Dinastia

IL FARAONE  RAMSES IV AMONHERKHOPESHEF

Di Piero Cargnino

Dopo la morte prematura dei suoi quattro fratelli più anziani, nel ventiduesimo anno di regno, Ramses III nominò Principe ereditario il figlio Ramses IV (Hekamara-Setpenamun Ramesse-Hekamara-Meramun). Nella sua qualità di successore designato poteva vantare tre titoli, “Principe ereditario”, “Scriba reale” e “Generalissimo”; i tre titoli sono iscritti su di una architrave che si trova a Firenze mentre gli ultimi due compaiono in un’iscrizione nel tempio di Amenhotep III a Soleb. Con questi titoli il principe viene rappresentato nella tomba tebana del sacerdote Amenemope mentre lo nomina “Terzo Profeta di Amon”.

Quando alla morte di Ramses III, a causa del lungo regno del padre, diventa faraone si pensa che fosse  un uomo sulla quarantina. Sulla base di iscrizioni scoperte di recente e pubblicate sul Journal of Egyptian Archaelogy, si ipotizza che la madre di Ramses IV possa essere la regina Tyti che vantava i titoli di “Figlia del re”, “Sposa del re” e “Madre del re”; questo è quanto emerge dal Papiro BM EA 10052 (conservato al British Museum) dove è citata come sposa di Ramses III. La Grande Sposa Reale di Ramses IV fu probabilmente Duatentopet.

Come detto in precedenza, la salita al trono di Ramses IV avvenne in circostanze drammatiche, la congiura dell’harem dove suo padre venne ucciso. Ramses IV, in quanto successore designato prese subito in mano la situazione facendo arrestare e condannare i cospiratori.

Ramses IV sfoderò subito la sua indole di costruttore sulla scia di Ramses II, fece raddoppiare il numero  degli operai di Deir el-Medina portandolo a 120 elementi, inviò numerose spedizioni alle cave di pietra dello Uadi Hammamat, altrettante le inviò nel Sinai alle miniere di turchese di Sarabit al-Khadim.

Nello Uadi Hammamat Ramses IV fece erigere una grande stele dove viene narrato il resoconto della terza spedizione svoltasi nell’anno “III Shemu, giorno 27”; nella stele si narra che parteciparono alla spedizione 5000 soldati, 2000 servitori del tempio di Amon, 800 Habiru e 130 cavapietre e scalpellini agli ordini di Ramessenakht, “Primo profeta di Amon”.

Si cita anche che diversi blocchi di pietra, del peso di 40 tonnellate, vennero trasportati per 96 chilometri dallo Uadi Hammamat fino al Nilo. Un’altra stele a Sarabit al-Khadim nel Sinai riporta:

In realtà questa stele è di difficile attribuzione, potrebbe riferirsi a Ramses IV o a suo padre poiché si sa che Sobekhotep svolse i suoi compiti a partire dal regno di Ramses III fino a quello di Ramses V. L’ultima spedizione nel Sinai è riportata su di una stele dello scriba dell’esercito Panufer il quale racconta che lo scopo di questa spedizione era duplice, primo di provvedere alle scorte di turchese, secondo di edificare una cappella nel tempio di Hathor a Sarabit al-Khadim per il culto del sovrano.

Il Papiro Mallet, conservato al museo del Louvre (cat. 1050), risalente ai primi anni di regno del sovrano, contiene sei colonne di scrittura concernente questioni agricole, in esso sono menzionati i prezzi di vari beni di consumo.

Tra i documenti più importanti in nostro possesso va citato il “Grande Papiro Harris I”, lungo 40 metri è conservato presso il British Museum. Il papiro fu redatto sotto il regno di Ramses IV, è scritto in ieratico e fa parlare in prima persona il padre Ramses III. Si compone di una prima parte religiosa dove sono elencate le varie donazioni elargite da Ramesse III ai templi e alle divinità di Tebe, Eliopoli e Menfi. Si tratta di un elenco lunghissimo, che occupa quasi interamente il papiro, dove viene specificato nel dettaglio l’oggetto della donazione, personale, terre, bestiame e denaro. In conclusione della parte religiosa, Ramses III chiede agli dei di benedire il proprio figlio Ramesse IV. Segue una seconda parte dove vengono elencate le vicende turbolenti e i disordini sociali che successero all’inizio della XX dinastia sottolineando come Ramesse III avesse riportato la stabilità riorganizzando sia l’amministrazione che l’esercito. Sono inoltre citate altre spedizioni a Punt per la mirra, nel Sinai per il turchese ed in miniere non individuate per il rame.

Di indole molto religiosa Ramses IV profuse molte energie nel culto delle divinità, in modo particolare verso Osiride al quale fece erigere una stele ad Abido dove pregava il dio:

Purtroppo Osiride non gli concesse tale onore, Ramses IV regnò solo sei anni. Venne sepolto nella tomba KV2 nella Valle dei Re ma la sua mummia fu rinvenuta nel 1898, come molte altre, nella tomba KV35 di Amenhotep II. La sua Grande Sposa Reale, Duatentopet venne sepolta nella tomba QV74 nella Valle delle Regine. Su di un ostrakon conservato al Museo Egizio di Torino compare una bellissima composizione scritta in occasione dell’ascesa al trono di Ramses IV, così l’ha commentata lo storico delle religioni, antropologo e saggista italiano, Alfonso Di Nola: “E’ un interessante esempio di innografia dinastica. Il testo riflette l’ideologia classica secondo cui l’ascesa di un nuovo faraone avrebbe comportato il rinnovamento della vita dell’universo e il trionfo dell’ordine (Maat) dopo la morte del precedente faraone, la quale, secondo gli egizi, turbava l’equilibrio del mondo”. Il testo recita:

Come abbiamo detto Ramses IV regnò sei anni dopo di che partì anch’egli per la Duat. Per quanto riguarda la tomba di Ramses IV aveva già provveduto ad iniziarla il padre Ramses III nella Valle delle Regine. Vi chiederete perché nella Valle delle Regine; il futuro Ramses IV era il quarto in ordine di discendenza per cui non si pensava che sarebbe stato lui a succedere al padre quindi, poiché in quei tempi di solito erano solo i re ad essere sepolti nella Valle dei Re mentre le regine, i figli reali o gli alti funzionari venivano sepolti nella Valle delle Regine, per cui Ramses III fece iniziare li la tomba del figlio.

Ovviamente, con la sua ascesa al trono, Ramses IV doveva per forza essere sepolto nella Valle dei Re. Secondo l’egittologo lettone Erik Hornung la ricerca del sito dove farsi costruire la tomba  richiese un tempo insolitamente lungo, Hornung ritiene che la causa fosse dovuta al fatto che Ramses IV aveva  un concetto di pianificazione completamente nuovo per la sua tomba. Su un ostracon in ieratico troviamo la nomina delle persone alle quali il sovrano assegna il compito di trovare il sito giusto.

<< L’anno secondo, secondo mese dell’inondazione, giorno 17, il governatore Neferrenpet venne da Waset con il maggiordomo del re Hori e con il maggiordomo del re Amonkha, figlio di Tekhy… per cercare un luogo per scavare la tomba di User-Maat-Ra Setepenamon (Ramses IV) >>.

Dopo gli indispensabili riti funebri Ramses IV venne sepolto nella tomba KV2 che si trova nella Valle dei Re situata tra la KV1 di Ramses VII e la KV7 di Ramses II. La KV2 ha una particolarità, è una delle poche tombe delle quali si sono conservati due schizzi che rappresentano la pianta della tomba, oggi sono conservati presso il Museo Egizio di Torino. Uno è rappresentato sul recto di un papiro, il “Papyrus Turin 1885”, sul cui verso sono contenuti diversi testi amministrativi. L’altro è un ostracon calcareo che riporta uno schizzo che potrebbe essere stato un semplice disegno di un operaio.

Come per molte altre tombe, KV2 è conosciuta fin dall’antichità ed è stata visitata da numerose persone, sulle pareti ci sono oltre 700 graffiti greci e latini e circa 50 graffiti copti sparsi in tutta la tomba. In tempi moderni il primo a visitarla fu il missionario ed egittologo gesuita francese Claude Sicard che visitò l’Egitto nel 1718 cercando di identificare i luoghi antichi e biblici.

Nel corso degli anni furono molti gli egittologi che si recarono a visitare la KV2 tra questi: Pococke, Bruce, Burton e John Gardiner, tutti quanti però si limitarono a tracciare planimetrie della tomba senza approfondire più di tanto la ricerca, non va dimenticato che a quell’epoca non si conoscevano ancora i geroglifici. Fu solo con la Spedizione franco-toscana del 1828/29 che vennero eseguiti i primi rilievi epigrafici. In quanto a scavi bisognerà attendere fino al 1905 quando Edward R. Ayrton inizia la sua campagna per conto di Theodore M. Davis, che in quel tempo aveva la licenza di scavo nella Valle dei Re.

Durante i suoi scavi dal 1905 al 1906, Ayrton scoprì un totale di nove depositi di pietre di fondazione all’ingresso coperto di roccia, uno dei quali conteneva ancora oggetti di fondazione. Nel 1914 la licenza per scavare nella Valle dei Re passò a Lord Carnarvon, sei anni dopo Howard Carter iniziò a lavorare alla tomba. Dopo un po’ trovò altri cinque pozzi intatti. Il numero totale di questi pozzi è insolito, soprattutto perché alcuni erano inutilizzati.

La tomba misura 88,66 metri di lunghezza che si estendono interamente nella roccia con una pendenza minore di quella delle precedenti tombe reali. Si compone di tre corridoi in lieve discesa che conducono a tre camere oltre ad altre tre laterali sul fondo.

La camera funeraria è molto ampia, circa 61 metri quadri ed è alta 5,22 metri, rispetto alle altre tombe della valle questa di Ramses IV ha i soffitti molto alti ed i corridoi e le rampe piuttosto ampi. Gran parte delle decorazioni sono rimaste intatte. Alcune iscrizioni geroglifiche presenti nei corridoi, sono realizzate a rilievo incavato e dipinte a differenza di quelle delle camere che sono solo dipinte. Gli elementi che ricorrono nelle decorazioni sono di vario tipo, all’ingresso della tomba compaiono le dee Iside e Nefti che rendono omaggio al dio Ra nella forma di Khepri, al mattino e di uomo dalla testa di ariete la sera.

Nei corridoi sono rappresentati, nel primo il sovrano di fronte a Ra ed alcune “Litanie di Ra”, nel secondo continuano le “Litanie di Ra”, nel terzo ci sono scene del “Libro delle Grotte”. Nell’anticamera è rappresentato il “Libro dei Morti” mentre nella camera funeraria sono riportati vari testi provenienti dal “Libro dell’Amduat” e dal “Libro delle Porte” mentre il soffitto, invece delle solite rappresentazioni “astronomiche”, è decorato con il “Libro dei Cieli”.

Gli altri locali ed il sarcofago sono decorati con il “Libro delle Caverne”. Particolare curioso è che il colore  dominante nella camera funeraria  è il giallo a simboleggiare l’oro, il metallo degli dei onde il nome di “per-nebu” (casa d’oro).

Il sarcofago, in granito rosso a forma di cartiglio venne già distrutto nell’antichità, la mummia del faraone era stata spostata nella tomba KV35 del faraone Amenhotep II trasformata in deposito delle mummie per preservarle dai saccheggi e qui venne ritrovata nel 1898 .

Fonti e bibliografia: 

  • Cyril Aldred, “I Faraoni: l’impero dei conquistatori”, Milano, Rizzoli, 2000
  • Sergio Donadoni, “Tebe”, Electa, 2002
  •  Alfonso Di Nola,  “Dal Nilo all’Eufrate. Letture dell’Egitto, dell’Assiria e di Babilonia”, Edipem, Novara, 1974
  • Pierre Grandet, “Ramses III, Storia di un regno”, Parigi, Pigmalione, 1993
  • Mario Tosi, “Dizionario enciclopedico delle divinità dell’antico Egitto”, Ananke, 2006
  • Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, Bari, Laterza, 1990
  • Ian Shaw, “The Oxford History of Ancient Egypt”,  Oxford University Press, 2000
  • A. J. Peden, “The Reign of Ramesses IV”, Aris & Phillips Ltd, 1994.
  • Claire Lalouette, “L’impero dei Ramses”, Roma, Newton & Compton, 2007
  • Virgilio Ortega (a cura di), Egittomania – “L’affascinante mondo dell’Antico Egitto”, Da Agostini, 1999  

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