Cose meravigliose, Tanis

WENDJEBAUENDJED 

IL GENERALE DI PSUSENNES

Di Andrea Petta

Foto: Merja Attia

Non sappiamo molto della vita e delle imprese di Wendjebauendjed, ma deve aver vissuto una vita straordinaria per essere entrato nelle grazie di Psusennes I tanto da permettergli di avere la sua tomba nella necropoli reale di Tanis.

L’ultima tomba intatta scoperta da Montet fu infatti quella del generale di Psusennes, aperta dopo la Seconda Guerra Mondiale nel febbraio del 1946.

All’’interno un sarcofago antropoide in granito della XIX Dinastia, appartenuto originariamente ad un Terzo Sacerdote di Amon chiamato Amenhotep, conteneva una prima bara lignea dorata ed una seconda bara, nuovamente in argento, entrambe mal conservate e di cui non ci sono praticamente foto.

Il sarcofago esterno di Wendjebauendjed, riutilizzato
Il coperchio del sarcofago esterno di Wendjebauendjed
La testa del coperchio raffigurante Amenhotep (foto Montet)

Wendjebauendjed ebbe una lunghissima lista di titoli: Confidente del Re, portatore del sigillo del Re del Basso Egitto, Padre del Dio, generale e capo dell’esercito, alto amministratore (poi Sommo Sacerdote) di Khonsu a Tebe, Sacerdote di “Osiride signore di Mendes”, Sovrintendente dei Profeti di tutti gli dei e Sommo Sacerdote di Amon a Tanis. Non era di origine reale, anche se il titolo onorifico di “Padre del Re” ha suscitato diverse discussioni tra gli studiosi; probabilmente (dai suoi resti) era di origine nubiana. Da uno dei suoi titoli potrebbe essere stato originario di Mendes (Djedet), la capitale del XVI Nomo del Basso Egitto, nel Delta del Nilo.

Uno dei disegni di ciò che rimane della decorazione della bara in legno (foto originale di Montet)
Le barbe cerimoniali in bronzo ed i simboli djed e tyet delle bare di Wendjebauendjed (foto Montet). Quella a destra in basso è quella del sarcofago, mentre quella a sinistra è quella della bara in legno dorato che si è disintegrata con l’umidità. Sono dette “cerimoniali” perché in vita – ed erano essenzialmente dritte, simbolo del potere faraonico – erano indossate solo in occasione di cerimonie o riti sacerdotali, mentre quelle incurvate – come queste – sono riservate alle raffigurazioni funebri e sono un un richiamo ad Osiride.

Curiosamente, uno dei suoi ushabti ha un valore storico notevole perché è l’oggetto egizio più antico realizzato in ottone, anche se con una percentuale di zinco ancora molto bassa, circa il 7%.

FONTI:

  • Pierre Montet, La nécropole royale de Tanis (Parigi, 1951):
  • Pierre Montet, Les constructions et le tombeau de Psousennes à Tanis (1951)
  • Tanis: tesori dei faraoni, Henri Stierlin e Christiane Ziegler , Seuil, 1987
  • Tesori d’Egitto – Le meraviglie del Museo Egizio del Cairo, Francesco Tiradritti
  • Foto: Pierre Montet, Getty Images, Merja Attia, Museo del Cairo

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