C'era una volta l'Egitto, Nuovo Regno, XX Dinastia

IL FARAONE RAMSES VII

Di Piero Cargnino

Ramses VII, il cui nome completo era Usermaatra-Setepenra-Meriamon Ramses-Itiamon-Netehekaiunu, era figlio di Ramses VI e della Grande Sposa Reale Nubkhesbed, questo è anche attestato sul montante di una porta proveniente dal villaggio di Deir el-Medina.  Di lui possediamo una documentazione estremamente scarsa, il “Papiro di Torino” (1883) attribuisce ad un imprecisato faraone del periodo un regno di 8 anni, poiché la data più alta attestata del regno di Ramses VII è l’anno 7, mese 5,  alcuni ritengono trattarsi proprio di lui.

Secondo Jacobus Johansen Janssen, ciò si dovrebbe ad un ostrakon che è datato al secondo mese della stagione Shemu dell’anno 7 di Ramses VII, mentre per il ricercatore Raphael Ventura, che ha studiato il “Papiro di Torino” (1907-1908) si dovrebbero considerare undici anni di regno. Esistono anche altre ipotesi circa gli anni di regno ma poiché si differenziano di un anno o due al massimo non credo che sia il caso di citarle tutte.

Non si conosce il nome della sua Grande Sposa Reale, ma pare abbia avuto almeno un figlio chiamato Ramses,. secondo alcuni non sarà comunque lui che gli succederà al trono ma lo zio Ramses VIII, Pare che anche i successivi faraoni ramessidi provengano da Ramses VIII il quale era figlio di Ramses III.

Anche lui non deve essere stato un grande sovrano, sono lontani i tempi del Grande Ramses II, incapace o impotente non seppe dare all’Egitto un buon governo, la situazione  economica continuava a precipitare, il prezzo del grano, forse anche grazie alle speculazioni del clero di Amon, che ormai cresceva senza freno alcuno, raggiunse un prezzo tale da renderlo quasi inaccessibile alla popolazione ed il tesoro della corte non riusciva più a fornire le dovute derrate agli operai.

Non agendo in alcun modo Ramses VII non faceva altro che peggiorare la situazione che si accentuerà ancor più sotto i regni che seguiranno. Notizie molto confuse parlano che in questo periodo si riscontrano anche problemi ai confini orientali. Anch’egli rispettoso delle tradizioni religiose, quando durante il suo regno morì un toro Mnevis, come i suoi predecessori, gli costruì una tomba e lo fece seppellire, con tanto di riti, nella necropoli dei tori sacri a Heliopolis. La tomba è rivolta a sud verso il tempio di Tem e si accede da una ampia porta larga 1,20 metri  che conduce ad una camera di 5,86 per 7,79 metri. L’interno è decorato con rilievi che riproducono il re ed il toro Mnevis (che diventerà il dio Osiride-Mnevis) alla presenza delle divinità funerarie. Su un dipinto si può osservare il faraone che fa offerte al toro sacro che viene rappresentato sdraiato su di un piedistallo incorniciato dalle dee Iside e Nefti  che lo proteggono. Per procedere all’apertura della tomba si dovette rimuovere dieci massicce lastre che formavano il soffitto, all’interno erano ancora presenti i resti dell’animale, le ossa e parte del legno del sarcofago. Nonostante la tomba fosse già stata saccheggiata fin dall’antichità, al centro delle ossa sono stati ritrovati uno scarabeo e alcune parti in bronzo che facevano parte del sarcofago. La tomba comprendeva anche una cappella di culto che venne rinvenuta nel 1902 da Ahmed bey Kamal nel sito di Arab el-Tawal, a nord del recinto principale della città del dio del sole.

La scoperta di questa tomba di Mnevis è di grande importanza in quanto poche tombe di Mnévis sono state portate alla luce a Heliopolis. La camera funeraria conteneva dieci vasi canopi, quattro in alabastro sicuramente appartenenti al toro mentre gli altri, in pietra calcarea, saranno state lasciate dopo il restauro della necropoli per preservarli dai saccheggi. Questa tomba si può considerare degna di un monumento reale, persino i mobili che accompagnavano il toro sacro, nella loro discreta semplicità ci danno un’idea delle lussuose sepolture di cui beneficiarono queste divine ipostasi.

Ramses VII morì, così, senza meriti ne gloria alle prese con una crisi irrisolvibile contro la quale però non riuscì a fare nulla. Neppure la sua tomba può trasmettere un senso di grandezza e di potere, la KV1 di piccole dimensioni è localizzata in un piccolo wadi, presso l’accesso alla necropoli, possiede comunque un ingresso monumentale benché non sia mai stata ultimata. Dopo l’ingresso si accede ad un corridoio trasformato in camera funeraria con un piccolo ampliamento del vano a causa dell’improvvisa morte del sovrano.

Nel corridoio sono presenti, a sinistra una processione degli dei solari Horakhti, Atum e Khepri con in testa il re, a destra, sempre il re in testa, una processione composta dagli dei Ptah, Sokar e Osiride, seguono capitoli del “Libro delle Porte” e dal “Libro delle Caverne”. Prima di quella che parrebbe una camera funeraria sono rappresentate le dee Uerethekau, Sekhmet e Bastet.

Il sarcofago non esiste, probabilmente il corpo venne sistemato in una fossa aperta nel pavimento sulla quale fu poi posta una grande lastra di pietra. Le pareti della “camera funeraria” presentano brani del “Libro della Terra” mentre sul soffitto sono rappresentate due raffigurazioni della dea Nut oltre alle costellazioni dello zodiaco egiziano. La difficile situazione economica del paese in quel momento sicuramente ha inciso di brutto.

La KV1 era anch’essa conosciuta fin dall’antichità, lo testimoniano numerosi graffiti greci e copti come pure si riscontra che venne utilizzata come abitazione da parte di eremiti cristiani. Sicuramente venne sepolto nella KV1 ma la sua mummia non fu mai trovata, non fu neppure trasportata nella cachette DB320 di Deir el-Bahari dove però, nel 1881, furono trovate quattro vasi in faience che riportavano il nome di Ramses VII il che potrebbe suggerire che uno dei corpi non identificati fosse suo.

Nel soffitto della “camera funeraria” della KV1 è raffigurata la dea leonessa Sekhmet (dea della guerra) forse a conferma di un detto antico egizio secondo il quale a volte la dea Sekhmet abbandonava le sembianze di leonessa per diventare un gatto, la dea dell’amore Bastet.

La capitale rimase a Pi-Ramses ed il sovrano potrebbe aver alloggiato presso la città di Tellel-Yahoudieh tra Heliopolis e Pi-Ramses. Su di una stele, oggi alla National Gallery of Victoria a Melbourne, in Australia, si trova un simbolo del culto di una statua del re, il dipinto presenta Ramses VII come una statua mentre deambula. Indossa la corona  bianca (hedjet) dell’Alto Egitto e tiene in mano gli scettri Heka e Nekhekh, di fronte, sul segno séma-taouy, si trova  il doppio cartiglio del re. I rapporti che Ramses VI intrattenne con L’Alto Egitto sono scarsamente attestati, da alcuni ostraka dove si evince la poca attenzione che veniva prestata alla sua tomba da parte degli operai di Deir el-Medina.

Fonti e bibliografia:

  • Alessandro Roccati, “L’area tebana”, Quaderni di Egittologia, n. 1, Roma, Aracne, 2005
  • Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bologna, Bompiani, 2003
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
  • Alan Gardiner e  R.O. Faulkner,”The Wilbour Papyrus”, Oxford, 1941-1952
  • Alfred Heuss ed alt, “I Propilei”,  Verona, Mondadori, 1980
  • Nichelas Reeves, Richard Wilkinson, “The complete Valley of the Kings”, Thames & Hudson, 2000
  • Christian Jacq, “La Valle dei Re”, traduzione di Elena Dal Pra, Milano, Mondadori, 1998
  • Alberto Siliotti, “Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane”, White Star, 2010
  • Alberto Siliotti, “La Valle dei Re”, Vercelli, White Star, 2004
  • Erik Hormung, “La Valle dei Re”, trad. di Umberto Gandini, ET Saggi, Torino, Einaudi, 2004

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