Di Piero Cargnino

Ed eccoci giunti finalmente alla fine dell’epoca ramesside, epoca che ha caratterizzato l’intera XX dinastia, iniziata con faraoni importanti e finita miseramente con sovrani effimeri.
Ramses XI regna su un regno per la maggior parte in mano al clero di Amon, per un lungo periodo, 27 o 30 anni. Non è ben chiaro chi fosse il padre, forse Ramses X pur se non esistono prove inconfutabili. Si pensava che la madre fosse la regina Tyti ma in seguito ad approfondite ricerche accademiche sul “Papiro Harris”, che tratta la “Congiura dell’Harem” a seguito della quale venne ucciso Ramses III, è emerso che la regina Tyti era una sposa dello stesso Ramses III vissuto oltre mezzo secolo prima.
Sua Grande Sposa Reale si pensa sia stata la regina Tentamon, figlia di Nebseni, dalla quale ebbe due figlie, Duathathor-Henuttaui, che andò sposa al Sommo Sacerdote di Amon Pinedjem I che avocherà a se il titolo regale in virtù della sua potentissima carica sacerdotale; l’altra figlia fu forse Tentamon che diverrà la Grande Sposa Reale del successore del padre, Smendes, primo faraone della XXI dinastia.

Va preso atto che a Tebe si era venuta a creare una situazione assai anomala, quando Ramses IX tolse l’incarico di primo profeta di Amon a Amenhotep che si era fatto rappresentare con le stesse dimensioni del faraone per rivendicare pari dignità, successero disordini nel XVII distretto dell’Alto Egitto. A sedare la rivolta riportando la normalità ci aveva pensato il viceré di Kush, Panehesi il quale però poi si insediò a Tebe da dove iniziò a governare quelle terre comportandosi come un conquistatore continuando così anche per qualche tempo durante il regno di Ramses XI.

Nel diciassettesimo anno di regno Panehesi si scagliò contro il primo profeta di Amon, asserragliato in un tempio fortificato a Medinet Habu e, dopo una schiacciante vittoria, si autoproclamò lui stesso Sommo Sacerdote di Amon. Dopo aver saccheggiando alcune città del Medio Egitto assunse il controllo dell’Alto Egitto. A questo punto Ramses XI chiamò il generale Herihor al quale affidò l’incarico di scacciare Panehesi, la battaglia non fu lunga e vide la vittoria di Herihor che costrinse l’avversario a ritirarsi a sud della prima cateratta del Nilo. Ma Herihor, che aveva raggiunto un’altissima posizione a corte assumendo importanti incarichi, era di origini libiche e il detto egiziano di non fidarsi troppo dei libici, anche in questo caso si dimostrò valido, dopo aver scacciato Panehesi, Herihor si comportò allo stesso modo del suo predecessore.
Ma quello che Herihor fece superò sicuramente le aspettative del Sovrano, nel 18° anno di regno di Ramses XI avvenne di fatto la vera rottura con il potere centrale. Autonomamente Herihor proclamò la “Ueehann-mesue”, la cosiddetta “Ripetizione delle nascite” (o Rinascita), ovvero una specie di giubileo nel quale si azzerava il conteggio degli anni per iniziarne uno nuovo, una nuova era in base alla quale cominciò a contare i suoi anni. Prima di lui solo Amenemat I della XII dinastia e Seti I della XIX avevano dichiarato il “Ueehann-mesue”.

A questo punto il grande Egitto del glorioso Nuovo Regno si ritrova con un faraone che risiede nel Delta, a tutti gli effetti sovrano dell’Alto e Basso Egitto, il cui potere si estende però solo al Basso Egitto ed un Primo Profeta di Amon, che risiede a Tebe con tutti i titoli e le prerogative reali senza che uno dichiari decaduto l’altro.
La fine dell’era ramesside, in particolare di Ramses XI, ci ha fornito un gran numero di importanti papiri oggi sparsi in vari musei, primo fra tutti il Museo Egizio di Torino. La maggior parte dei papiri riguarda problemi amministrativi e processuali che mettono in evidenza la situazione del periodo.
Un papiro molto interessante per la sottigliezza psicologica dei quadri sia dei personaggi sia degli eventi presentati e che generalmente viene considerato un capolavoro della narrativa antica ci presenta un testo letterario, risalente alla XXII dinastia, scritto in ieratico del quale venne trovata una copia nel 1890 ad al-Hibah. si tratta del “Papiro Puixkin 120” (conservato a Mosca).

L’argomento è quello di un racconto romanzesco che si evidenzia per la ricchezza e l’originalità della trama in cui l’avvenimento si colloca intorno al quinto anno dopo la “Ripetizione delle nascite”, tra il 18° e il 19° anno di regno di Ramses XI. La situazione ci presenta un quadro dell’Egitto della XXII dinastia ancora nominalmente sotto il controllo reale mentre il potere effettivo viene esercitato dal visir del Basso Egitto Smendes che aveva sposato Tentamon acquisendo così il diritto alla successione di Ramses XI.

Su un graffito è registrato che nel suo 29° anno di regno, il III Shemu, giorno 23, il generale e Sommo Sacerdote di Amon, Piankhi rientrò a Tebe dopo aver condotto una campagna in Nubia durante l’anno 28 del regno di Ramesse XI. Alcune fonti ci presentano un Egitto, che in certe regioni occidentali del Delta e in alcune oasi del deserto occidentale, è occupato da piccole enclave governate autonomamente dai discendenti delle popolazioni libiche entrate in Egitto al tempi di Ramses III.
Dopo aver trasferito la capitale politica dell’Egitto a Tanis, Ramses XI muore in circostanze sconosciute intorno al 1078/77 a.C. e sul trono si insedia il genero Smendes che diviene di fatto il primo faraone della XXI dinastia anche se di fatto non controllava il Medio e l’Alto Egitto che continuava ad essere nelle mani del Sommo Sacerdote di Amon a Tebe.
Finisce così, senza gloria alcuna la parentesi del Nuovo Regno iniziato cinque secoli prima con Ahmose ed inizia quello che viene definito come il “Terzo Periodo Intermedio”.
Per l’ultimo ramesside gli fu preparata, ma non completata, e solo parzialmente decorata, la tomba KV4 dove però Ramses XI non venne mai sepolto ed a tutt’oggi la sua mummia non è mai stata ritrovata. Unica particolarità è che, la tomba KV4 presenta caratteristiche piuttosto inusuali: il soffitto della camera sepolcrale è sorretto da quattro pilastri di forma rettangolare anziché quadrata ed un pozzo funerario centrale profondo oltre nove metri e lungo oltre 10 metri, forse per contrastare le incursioni dei ladri.

All’interno si trovano pochi frammenti di decorazione, altri residui di suppellettili funerarie starebbero ad indicare un riutilizzo, come tomba, durante la XXII dinastia durante il governo del Primo Profeta di Amon, Pinedjem. Uno studio recente dell’egittologo britannico John Lewis Romer dimostrerebbe che la tomba venne utilizzata come laboratorio di restauro delle mummie prima di portarle in un luogo più sicuro. In seguito venne utilizzata come abitazione e stalla da diverse comunità copte e cristiane e non attirò mai la curiosità degli egittologi.
In questo periodo la necropoli reale viene trasferita a Tanis ed il villaggio di Deir el-Medina viene abbandonato; si pensa che la KV4 sia stata l’ultima tomba della Valle dei Re, la causa dell’abbandono è sicuramente dovuta al fatto che in una condizione di instabilità politica in cui si trovava l’Egitto non era più possibile far fronte ai continui saccheggi e quindi garantire l’incolumità delle tombe.
Fonti e bibliografia:
- Alessandro Roccati, “L’area tebana”, Quaderni di Egittologia, n. 1, Roma, Aracne, 2005
- Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
- Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bologna, Bompiani, 2003
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
- Alan Gardiner e R.O. Faulkner,”The Wilbour Papyrus”, Oxford, 1941-1952
- Alfred Heuss ed alt, “I Propilei”, Verona, Mondadori, 1980
- Nichelas Reeves, Richard Wilkinson, “The complete Valley of the Kings”, Thames & Hudson, 2000
- Christian Jacq, “La Valle dei Re”, traduzione di Elena Dal Pra, Milano, Mondadori, 1998
- Alberto Siliotti, “Guida alla Valle dei Re, ai templi e alle necropoli tebane”, White Star, 2010
- Alberto Siliotti, “La Valle dei Re”, Vercelli, White Star, 2004
- Erik Hormung, “La Valle dei Re”, trad. di Umberto Gandini, ET Saggi, Torino, Einaudi, 2004
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