Di Piero Cargnino



E siamo così giunti anche all’ultimo faraone nero con il quale si chiuderà la XXV dinastia kushita.
Dopo un anno di coreggenza, alla morte di Taharqa, sul trono dell’Egitto e del regno di Kush sale il nipote Tanutamani (Tanutamon) il cui nome di Horo era Wah-merut. Manetone non ne fa cenno ma il suo nome compare negli annali assiri.

Iniziò bene il suo regno, trovandosi l’esercito assiro lontano dall’Egitto, Tanutamon tentò il colpaccio, armò il suo esercitò e discese il Nilo fino a Tebe che raggiunse in breve e venne accolto con tutti gli onori dal governatore Montuemhat e dalla “Divina Sposa di Amon” Shapenewpet II.
Le principali notizie della suo campagna militare che sono giunte fino a noi provengono dalla stele nota come “Stele del Sogno”, scoperta a Gebel Barkal, eretta dal sovrano stesso, (da non confondere con la più nota “Stele del Sogno” di Thutmasi IV). L’etiope narra che nel suo primo anno di regno vide in sogno due serpenti, uno a destra e l’altro a sinistra, e il sogno gli fu interpretato con queste parole:
<< L’Alto Egitto ti appartiene, prendi ora possesso del Basso Egitto. Le dee dell’Avvoltoio e dell’Ureo sono apparse sul tuo capo, e il paese ti è dato per quanto è largo e lungo, e nessuno lo dividerà con te >>.


Grazie all’appoggio dei tebani, Tanutamani marciò col suo esercito verso nord con l’intento di riconquistare il Basso Egitto, iniziò una battaglia contro i principi egizi rimasti fedeli al sovrano assiro che sconfisse presso Menfi dove cadde pure Necao I di Sais che secondo alcuni viene considerato il fondatore della XXVI dinastia. Nella sua Stele del Sogno, Tanutamani descrive nei particolari come i principi sconfitti, guidati da Peqrur di Per-Soped, gli resero omaggio sottomettendosi. Stranamente nell’elenco dei principi non viene fatto alcun cenno a Psammetico I di Atribi, figlio di Necao I. E’ interessante il fatto che la battaglia sia stata raccontata anche da parte assira su di un cilindro scritto in cuneiforme anche se ovviamente dal loro punto di vista.

Possiamo immaginare con quale contrasto vengano esposte le due versioni, in quella etiope il vincitore fu Tanutamani, in quella assira ovviamente fu invece Ashurbanipal. Tanutamani partì dunque per Napata
<<…….salì sul trono di Horo e avanzò dal luogo dove si trovava, come Horo aveva avanzato da Chemmi…….>>
dove giunse senza alcun problema. Qui fece celebrare una grande festa in onore di Amon-Ra al cui termine discese il Nilo e andò ad Elefantina a rendere omaggio al dio Khnum, da qui poi si recò a Tebe per onorare il dio Amon-Ra.

Tornato in Egitto Tanutamani si diresse subito verso Menfi, durante il tragitto il sovrano venne accolto ovunque con scene di giubilo, dopo aver preso Menfi e ringraziato con offerte Ptah e le altre divinità, ordinò che a Napata venisse costruito un grande portale in ringraziamento agli dei. Tanutamani scese ancora verso il Basso Egitto per combattere gli ultimi principi ribelli i quali però si ritirarono dentro le loro mura e non uscirono a combattere con lui. Anziché assediare le città, forse per scarsità di soldati, il sovrano tornò a Menfi, non passò molto tempo che i principi gli mandarono a dire, per bocca del principe di Pi-Sopd, che erano pronti a servirlo ed a diventare suoi vassalli.

Tanutamani riunì allora tutti i principi nel palazzo reale e qui li informò che la sua vittoria gli era stata promessa dal suo dio, l’Amon di Napata. Terminato il banchetto il principi tornarono alle loro città, e l’iscrizione termina qui bruscamente. Ma il trionfo non ebbe lunga durata, Ashurbanipal scese nuovamente in Egitto, dove il suo esercito sconfisse quello di Tanutamani, dopo di che riconquistò Menfi, scese fino a Tebe che saccheggiò e derubò del tesoro del tempio di Karnak. Procedette quindi a dividere tutto l’Egitto in piccoli territori che affidò a principi a lui fedeli. Nei testi cuneiformi non troviamo più citato il faraone etiope ed a quanto pare neppure il re assiro. Tanutamani fuggì per l’ennesima volta e si rifugiò a Napata, pur continuando a considerarsi faraone legittimo, e qui morì nel 656 a.C. e fu sepolto a Kuru.

Da questo momento i sovrani etiopi non entrarono più in Egitto limitandosi a governare la Nubia e spostando la loro sfera d’influenza più a sud, dove daranno vita a quello che sarà il regno di Meroe.
Fonti e bibliografia:
- Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bologna, Bompiani, 2003
- Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
- Edda Bresciani, “L’Antico Egitto”, De Agostini, Novara, 2000
- Gianpiero Lovelli, “Tanutamani, l’ultimo monarca della XXV dinastia”, da Strorie di Storia, 2020
- R. William Gallagher, “Sennacherab’s campaign to Juda”, Boston, Brill Press, 1999
- Marco Joshua J., “Esathaddon”, Enciclopedia della storia mondiale, (estratto), 2019
- Radner Karen, “Antica Assiria: una brevissima introduzione”, Università di Oxford, 2015
- Nicolas Grimal, “Storia dell’antico Egitto”, 9ª ed., Roma-Bari, Biblioteca Storica Laterza, 2011 A. Kirk Grayson, Sennacherib in Anchor Bible Dictionary, New York, 1992