XXV Dinastia, Regno di Piye (747 – 716 a.C.) Grovacca e doratura. Museo Egizio del Cairo (Acc. Nr. JE 59870)
Questa statua che raffigura Shepenwepet II, figlia di Piye, sovrano kushita appartenente alla Venticinquesima Dinastia, era in origine completamente dorata per evidenziarne la condizione divina.
Subito dopo avere affermato la sua autorità su Tebe, Piye dispose che Shepenwepet fosse accolta all’interno dei ranghi delle Spose Divine di Amon, presso il tempio di Karnak. A causa di questo ruolo prestigioso ella è qui raffigurata mentre indossa la corona con le doppie piume del dio Amon e il disco solare racchiuso fra corna di vacca. La statua fu scoperta nel 1933 nelle pertinenze del tempio funerario di Ramses III, presso Medinet Habu.
Il termine “Sposa Divina di Amon” (hemet netjer nt Imen) è attestato per la prima volta all’inizio del Nuovo Regno nella forma di una carica religiosa che Ahmose I (1550 – 1525 a.C.) aveva attribuito alla sua sposa, Ahmose Nefertari. In seguito divenne strettamente associato al titolo di “Divina Adoratrice” (dwat – netjer) che fu portato dalla figlia del Primo Sacerdote di Amon sotto Hatshepsut (1473 – 1458 a.C.) e dalla madre della Grande Sposa Reale durante il regno di Tuthmosi III (1479 – 1425 a.C.), anche se la sua importanza a quel tempo si era alquanto ridotta.
A partire dal regno di Amenhotep III (1390 – 1352 a.C.) e fino alla fine della Diciottesima Dinastia non vi è evidenza di donne appartenenti alla famiglia reale titolari dell’ufficio di Sposa Divina di Amon.
Compito della Sposa Divina era quello di interpretare la parte di consorte di Amon nelle cerimonie religiose, in questo sottolineando la credenza che i re fossero concepiti dall’unione tra Amon e la Grande Sposa Reale.
Il titolo “Mano del Dio” era anche talvolta usato in riferimento all’atto di masturbazione compiuto da Atum mediante il quale questi avrebbe generato Shu e Tefnut. In tal senso la Mano di Atum era quindi considerata di natura femminile. Durante la Diciannovesima Dinastia (1295 – 1186 a.C.) il titolo fu reintrodotto, ma la sua importanza era meno evidente rispetto ai periodi più antichi. Alla fine della Ventesima Dinastia, tuttavia, Ramses VI (1143 – 1136 a.C.) conferì a sua figlia Isis un titolo ibrido che combinava quello di Sposa Divina di Amon e quello di Divina Adoratrice, creando in questo modo quello che diventerà un ufficio fortemente politicizzato. Il titolo fu, da quel momento in poi, conferito alla figlia del re che, in qualità di sacerdotessa, avrebbe detenuto un grande potere sia religioso che politico nella città di Tebe.
Le sarebbe stato precluso il matrimonio, imposto l’obbligo di castità e avrebbe dovuto adottare la figlia del successivo sovrano in qualità di erede del suo ufficio sacerdotale. In questo modo il re cercava di assicurarsi il mantenimento del potere in Tebe e di impedire alle figlie maggiori di appoggiare eventuali rivali pretendenti al trono. La Sposa Divina era in effetti il più prominente membro di un gruppo di “concubine di Amon”, tutte vergini e tutte obbligate ad adottare quelle che sarebbero subentrate loro. Durante la Venticinquesima e Ventiseiesima Dinastia (747 – 525 a.C.), la Sposa Divina e l’erede da lei adottata giocarono un importante ruolo nel trasferimento del potere regio. Questo ufficio fu talvolta combinato con quello di capo delle sacerdotesse di Amon. Una misura della ricchezza e dell’influenza di queste donne è riscontrabile nella costruzione di una “tomba con cappella” da parte di Amenirdis I, sorella del re Shabaqo (716 – 702 a.C.) della Venticinquesima Dinastia, all’interno del recinto del tempio di Medinet Habu.
Riferimenti:
B. Alm. Women of Power and Influence Nile Magazine (19). April-May 2019
I. Shaw, P. Nicholson The British Museum Dictionary of Ancient Egypt The American University in Cairo Press – 1995
La nascita e sviluppo della XXV dinastia egizia nubiana, da vassalli a faraoni del Basso e Alto Egitto.
Siamo nel Terzo periodo intermedio. Mentre in Egitto il caos stava prendendo il sopravvento, tra la fine della XXII dinastia e l’inizio della XXIII; (la XXIV dinastia comprende solo due sovrani, di cui solo uno citato, Boccori) l’Egitto in questo periodo era diviso in tanti principati, a volte comprendenti anche una sola città. In più c’era il problema dell’espansione a est dei temibili Assiri. la Nubia esce dal mutismo dei testi e ci restituisce un nome (grazie a un documento posteriore): il sovrano adesso è Alara (ca. 780-760 a.C. , che sarà l’antenato venerato di una lunga successione di sovrani neri.
Cartiglio di Alara, così come appare nella stele di Nastasen di epoca molto posteriore 335-315-310 a.C. la stele in granito è alta 163 cm. È stata ritrovata a Dongola, ora al museo di Berlino. Nastasen é l’ultimo sovrano Kushita a essere sepolto nel cimitero reale di Napata. La tomba sotto alla sua piramide è invasa dalle acque. Potrebbe essere intatta.
Piramide di Nastasen a Nuri. Un sito di circa 70 ettari.
Cimitero reale di Nuri
Altra vista della necropoli reale di Nuri.
Di Alara sappiamo poco. Fondatore del potere kushita nella dinastia reale Napatan ed è stato il primo principe di Nubia registrato. Unificò tutta l’Alta Nubia da Meroë alla Terza Cataratta.
Sua moglie è la regina Kasaqa; sua figlia Tabiry divenne la moglie del re Piye? . Sepolto nella tomba di Kurru (el Kurru) 9 (?); sua moglie Kasaqa a Kurru 23.
A lui successe il fratello Kashta (il Kushita” ca. 760-747 a.C) anche di lui si sa ben poco.ma sufficiente a far luce sulla situazione storica. Le sue armate avanzarono verso nord e nella stele di Elefantina egli appare come “Re dell’Alto e Basso Egitto” parte della titolatura, la lingua e lo spirito religioso sono ormai quelli dei sovrani egizi. La sua avanzata non deve far pensare ad una azione di guerra. Probabilmente il tutto fu già concordato tra casa reale, clero di Napata e sacerdoti tebani. La sovranità del re non dovette mai superare Assuan. Kashta non fece altro che riempire il vuoto di potere in Alto Egitto e il bisogno, da parte dei sacerdoti tebani di Amon, di avere le spalle coperte, possibilmente da un re lontano che non potesse indagare troppo a fondo sugli affari e le ricchezze del clero. Da anni il clero delle due città sacre, Napata e Tebe, dovevano essere in contatto e potevano aver pianificato l’azione; inoltre ormai da secoli le truppe egizie erano in larga parte formate da nubiani. Kashta arrivò così a Tebe senza lotte e fu accolto da un popolo egiziano che acclamava il difensore della fede. (Non dimentichiamo che nelle nuove leggende Gebel Barkal “la montagna pura, era considerata la vera sede di Amon); il clero fu ben felice di ratificare le cariche del sovrano, chiedendone formalmente la protezione.
Il sito archeologico di El-Kurru (scavato da George Resner) circa un secolo fa… 1918-19 si trova sulla riva orientale del fiume Nilo, 20 km a sud della città di Karima. Era il cimitero reale di Napata e contiene i resti di decine di tombe: Pianky, Kashta, Shabaka e Tawentamani. Le tombe più antiche risalgono al IX° secolo a.C. e venivano solamente coperte con un tumulo o una pietra. Le piramidi iniziarono a essere costruite con la XXV° dinastia di Re Pianky o Piye . La maggior parte delle piramidi si è sgretolata e l’unica che è possibile ancora ammirare appartiene a un Re sconosciuto risalente al 360 AC.
Situla bronzea recante i cartigli di Amenardis I e di Kashta. Walters Art Museum Baltimora.
Ingrandimento dei cartigli
Trascrizione dei due cartigli:
Statue in granito dei sovrani kushiti nubiani della 25a dinastia, VII secolo aC, al Museo di Kerma (Alta Nubia, Sudan settentrionale). Da sinistra a destra: Faraoni Tantamani, Taharqa, Senkamanisken, Tantamani, Aspelta, Anlamani e Senkamanisken.
PIYE(PIANKHY)
Inizia con Piye la XXV dinastia dei faraoni neri. Anche se Kashta non fu investito di tutti i titoli dei re egizi, aveva posto le basi per la nascita di una dinastia nubiana; se ne tornò più che soddisfatto a Napata, dove morì nel 751 ca. a.C.
A lui successe suo figlio Piye (Piankhy) (751-716 aC). Egli iniziò conquistando gran parte dell’Egitto già nel suo primo anno di regno e anche questa volta la conquista fu incruenta: essa era infatti legittimata dal fatto che Amenardis I , sorella di Piye, fosse la “Divina Adoratrice di Amon”, la più alta carica nel clero femminile di Amon (carica imposta precedentemente al clero da Kashta al suo arrivo in Egitto).
Conquistato gran parte dell’Egitto, Piye tornò a Napata, per regnare pacificamente sulla Nubia. Dell’Egitto sembra gli importasse poco o nulla . Dopo 20 anni di regno, lo troviamo ancora nella sua capitale regnare tranquillo. Forse non si sarebbe neppure mosso, se non fosse stato chiamato proprio dagli Egizi; evidentemente i sacerdoti non avevano dimenticato il patto di protezione stipulato con Kashta.
Il patto venne invocato perché il principe Tefnakht, della città di Sais nel Delta, decise di riunificare l’Egitto, ormai ridotto a un universo di piccoli regni locali, marciando con le sue truppe alla volta di Tebe.il clero e gli ufficiali tebani inviarono degli ambasciatori sino a a Napata, ricordando a Piye che a lui era stata attribuita la titolatura completa dei re egizi. Era l’atto di nascita ufficiale del primo faraone nero e della XXV dinastia regnante sull’Egitto.
Grande e imponente stele di granito con un piano arrotondato che misura 180 cm per 180 cm di altezza e 43 cm di spessore, per 2300 kg di peso è ora conservata nel Museo del Cairo.
“Ascolta cosa ho fatto per superare gli antenati. Io sono il re, la rappresentazione di dio, l’immagine vivente di Atum, che uscì dal grembo contrassegnato come sovrano, che è temuto da quelli più grandi di lui, il cui padre sapeva e la cui madre percepì anche nell’uovo che avrebbe sii sovrano, il buon dio, amato dagli dei, il Figlio di Ra, che agisce con le sue due braccia, Piye, amato da Amon….
Il documento più importante é forse della XXV dinastia è questa stele, che narra le vicende della guerra di liberazione dell’Egitto del faraone nubiano. Nella lunetta si vede Amon in trono(1) dietro cui sta la sua sposa Mut “dama d’isheru(2) davanti alle divinità in piedi a danneggiata vediamo la figura di Piye(3) cui rendono omaggio”le spose del re”(4) il re Nermud che porta un cavallo in dono(5) Per terra, in atto di sottomissione, troviamo tutti i grandi d’Egitto, il re Osorkon, faraone legittimo e nominalnente sovrano d’Egitto(6) il re Auapet(7) il re Peftjauauibastet( ,il principe ereditario Petisis(9)il conte Patjenefi,(10 il conte Pmui,(11)il gran capo dei Ma” Akanosh(12),il gran capo dei Ma” Djedsmenef ankh,(13) in basso segue l’inizio del testo.
In questo disegno sono presenti anche i Ma”; chi sono i Ma”?
Meshwesh (spesso abbreviati in egiziano antico come Ma ) erano un’antica tribù libica di origine berbera proveniente da oltre la Cirenaica . Secondo le iscrizioni nei geroglifici egiziani , i Libu e i Tehenou/Tehenu abitavano questa zona.
I primi documenti sui Meshwesh risalgono alla XVIII dinastia egizia dal regno di Amenofi III . Durante le dinastie 19th e 20th (c. 1295 – 1075 aC), i Meshwesh erano in conflitto quasi costante con lo stato egiziano. Durante la fine della XXI dinastia , un numero crescente di libici di Meswesh iniziò a stabilirsi nella regione del Delta occidentale dell’Egitto. Alla fine avrebbero preso il controllo del paese durante la fine della XXI dinastia, prima sotto Osorkon il Vecchio . Dopo un interregno di 38 anni, durante il quale i re egiziani nativi Siamun e Psusennes II salirono al trono, il Meshwesh governò l’Egitto per tutto il22a e 23a dinastia sotto potenti faraoni come Shoshenq I , Osorkon I , Osorkon II , Shoshenq III e Osorkon III .
Fatto sta che Piye dopo vent’anni trascorsi nelle sua amata e pacifica Nubia si mosse. Abbiamo la fortuna di seguire le vicende grazie alla grande stele fatta incidere dal sovrano e ritrovata a Gebel Barkal. La stele racconta con parole dettate dal re, come il Delta fosse caduto nelle mani di Tefnakht e come proseguisse la sua avanzata verso sud con un esercito numeroso. I principi fedeli a Piye mandavano messaggi ogni giorno aggiornandolo sul peggiorare della situazione; anche Nemrod principe di Ermopoli in Medio Egitto, era passato dalla parte di Tefnakht.
Piye si rivelò un abile stratega e un grande comandante del suo formidabile esercito. Quanto alla politica egizia, non si può dire che Piye non avesse le idee chiare: se già l’aveva dimostrato in guerra, dimostrò ancor più in tempo di pace che poco o nulla gli importava dell’Egitto. Infatti sconfitto Osorkon IV, l’ultimo pretendente al trono, Piye assunse la piena titolatura come re dell’Alto e Basso Egitto, oltre che della Nubia; poi confermò tutti i principi e reucci nelle loro cariche e se ne tornò nella sua Napata.
Stupisce tale comportamento da parte chi aveva in mano l’Egitto e un esercito potente e avrebbe potuto conquistarsi un impero come ai tempi dei dei grandi faraoni. Ma la stele ci mostra un uomo pio e devoto e dobbiamo pensare che il saggio re preferisse la pace della Nubia, con un popolo dedito alla alla vita quotidiana e felice di servire il re è Amon, piuttosto che un Paese in decadenza, dove l’attività principale era il complotto. Piye era intervenuto per liberare la città di Amon, Tebe, è l’aveva fatto avendo anche eliminato il pericolo che qualcuno fosse ancora tentato dall’impresa. Così ottenuti i solenni giuramenti di fedeltà da quei reucci che aveva reinsediato sui loro troni, se ne tornò a casa. I nobili ringraziarono Piye, ma appena il re voltò le spalle, dimenticarono tutto e ricominciarono a brigare per allungare le mani su tutto l’Egitto.
Il faraone nero non aveva nessuna intenzione di lasciarsi disturbare da quei piccoli uomini e sapendo Tebe al sicuro, lasciò i nomarchi a macerarsi nei loro veleni e non lasciò mai più la sua Napata, dove visse in pace gli ultimi dieci anni di vita.
Questa forse per l’Egitto fu un’occasione mancata, perché quel grande sovrano avrebbe potuto ridargli una parte dell’antica dignità e potenza.
Ricostruzione virtuale di una tomba; non propio come quella di Pinkhi. Piye naturalmente fu sepolto a El Kurru,dove aveva già deposto le tombe di sei delle sue mogli,con pozzi dal tetto a volta in n muratura. Nella sepoltura del faraone si osserva: una scala viene scavata nella roccia fronte al punto dove sorgerà la sovrastruttura; camere sotterranee si succedono in linea con la scala d’accesso, on genere tre camere per le tombe dei re e due per quelle delle regine, piccole sale erano stuccate e dipinte con scene funerarie. La sovrastruttura e sempre una piramide con facce lisce e priva di decorazioni al cui fianco orientale si appoggia una cappella . Cambiamenti radicali negli usi funerari (corredo funerario,corpo avvolto in una rete di perline, ushabti, vasi csnopici, ecc) avvennero dopo la campagna egizia di Piye, che era rimasto colpito dallo sfarzo dell’Egitto faraonico: ormai era nato lo schema definitivo delle tombe reali che sarebbero rimaste in uso sino alla caduta di Meroe,più di mille anni dopo.
Proseguiamo a narrare la storia dei faraoni neri;(XXV dinastia ca.751′ 653 a.C.) tenendo sempre come riferimento il libro del Prof. Damiano. A Piankhi non succedette il figlio ma il fratello Shabaka, come era stato per Alara e Kashta, perché a differenza dei faraoni egizi, quelli di Kush non si succedevano secondo le regole dell’eredità paterna; il nuovo sovrano veniva scelto dal precedente e spesso fu un fratello del re defunto, poi l’altro è così via.. finché la corona tornava sulla fronte di uno dei figli del primo re. Ciò era dovuto al fatto che i successori dovevano assicurare la loro provenienza regale attraverso la madre, che doveva essere la sorella del re, è quindi la monarchia era matrilineare, praticata in Nubia sino al Medioevo preislamico. La decisione finale comunque spettava al clero di Amon, mentre l’esercito la doveva ratificare; il nuovo faraone doveva poi ringraziare Amon e il suo clero, con un pellegrinaggio indispensabile per la cerimonia di incoronazione: il trionfale corteo partiva da Napata o da Meroe ( secondo l’epoca e la capitale del momento) e visitava le quattro località sacre al dio: Gebel Barkal, Tore,Kawa e Pnubs.
Cuore del paese kushita e impero kushita della XXV dinastia egizia, circa 700 aC.
A Pijye quindi successe il fratello Shabaka, dal 716 al 702, seguito da Shabataka , figlio di Piye ,che regnò dal 702 al 690 a.C. a essi però mancava la saggezza del fondatore della XXV dinastia, che gli aveva suggerito di sviluppare la Nubia e lasciar perdere l’Egitto. Shabaka trasferì la capitale a Tebe, ma a differenza di Piye, Shabaka amava potere, battaglie e sangue. In più gli mancava la pietà dimostrata dal fratello: riconquisto tutto il paese e riservò a uno dei re indipendenti, Bocchoris, figlio e successore di Tefnakht , una atroce fine lo bruciò vivo. Inoltre non contento di un impero che andava dal delta, sino si deserti della Nubia, cominciò a stuzzicare il pericoloso (come oggi) Medio Oriente.
Bellissima testa di una sfinge in origine, in granito rosa di Shabaka al museo del Cairo
Iniziò a tramare cospirazioni coi reucci di Siria e Palestina, ai danni dell’Assiria: ogni occasione era buona per una rivolta, una protesta, attentati ma anche qui le apparenze erano salve: gran sorrisi e ambascerie cariche di doni si scambiavano fra i sovrani dei due Paesi, mentre sotto sotto le cose andavano altrimenti. L’Assiria era un osso troppo duro per i Nubiani e se Shabaka scampò a una brutta fine perché morì prima, il nipote Shabataka pagò il prezzo.di una politica spregiudicata.
Pietra di Shabaka in mostra al British Museum . La pietra misura 0,66 per 1,37 metri, per più di 400 kg. Di peso. Negli anni successivi, la pietra fu probabilmente usata come una macina, motivo per cui i geroglifici sono parzialmente danneggiati. Questo danno è stato amplificato da altre deturpazioni intenzionali, lasciando l’iscrizione geroglifica in cattive condizioni.
1901, James Henry Breasted identificò la pietra come una lastra rettangolare di granito nero.Mentre altri studiosi ipotizzavano che il monumento fosse una lastra o un basalto o una pietra di conglomerato, una recente analisi di uno scienziato del British Museum ha rivelato che la pietra era una breccia verde proveniente da Wadi Hammamat. I principi della teologia menfita sono esposti sulla PIETRA DI SHABAKA, scritta in corsivo geroglifico. Tuttavia, il prologo del testo precisa che si tratta della copia di un documento più antico, trascritto sulla pietra per essere conservato. L’utilizzo di un linguaggio arcaico fa supporre che la composizione del testo risalga all’antico regno, un’epoca della storia egizia che vide l’affermarsi di tre importanti centri religiosi: Eliopoli, Menfi ed Ermopoli.
Rilievo di un consorte divino, periodo tardo, c.780-656 aC (arenaria) Fitzwilliam Museum, University of Cambridge, UK
Cucchiaio cosmetico a forma di ragazza che balla, da una tomba a Sanam, Nubia, Epoca tarda, c.747-702 aC (maiolica smaltata in maiolica) Ashmolean Museum, University of Oxford, UK
Le statue reali kushite, in particolare esempi dell’Alto Egitto, sottolineano l’origine straniera e non egiziana dei loro sudditi. Questa testa, forse del re Shabaqa, mostra il sovrano con una faccia larga e quasi rotonda, caratteristica del popolo kushita. Le sue insegne riflettono anche l’influenza kushita e i suoi capelli corti, legati da un’ampia fascia, sono una caratteristica mai vista sulla scultura egiziana nativa. Una manopola, ora scomparsa, nella parte anteriore dell’archetto, un tempo ospitava due cobra urei. The Brooklyn Museum. Materiale:scisto verde.
Shabataka. l’Assiria alla conquista del il vicino Oriente.È passato un po’ di tempo dal post precedente sull’argomento, ma meglio tardi che mai Buona domenica.Quando l’assiro Sennacherib decise di conquistare il vicino Oriente, si trovò davanti una coalizione (in cui non doveva essere estraneo l’Egitto) che cadde ben presto, come le città di Samaria e Giudea. Il re di Giuda pagò a Sennacherib il tributo richiesto, ma l’Assiro, incassata la somma di 300 talenti di argento e 30 d’oro, pose comunque l’assedio a Gerusalemme, che era però ben difesa. A questo punto Shabataka uscì allo scoperto, inviando un’armata comandata da un giovane di vent’anni, fatto venire dalla Nubia assieme ad altre truppe di fiducia: suo fratello Taharqa. Sennacherib non tremò troppo; la Bibbia riporta le sue parole, rivolte al re della terra di Giuda: 《E adesso, su chi poni la tua fiducia, per esserti rivoltato contro di me? Ecco che ti sei posto sotto la protezione dell’Egitto, questa canna spezzata che perfora e penetra la mano di chiunque vi si appoggi : tale è il faraone re d’Egitto, per chiunque si appoggi a lui》Senza un miracolo l’esercito assiro avrebbe spazzato via quello nubiano; Taharqa, assieme a Gerusalemme, fu fortunato, perché pare che il miracolo ci fu.La versione della Bibbia dice che Javeh inviò degli angeli a uccidere 185.000 soldati assiri; un’altra versione di Erodoto narra dell’invasione di una miriade di topi,che mise a terra l’esercito assiro, rosicchiando le corde degli archi e cinghie di carri e scudi, ecc; qualunque sia la verità sappiamo che i due eserciti non si incontrano e che gli Assiri dovettero battere ritirata per cause non militari. Tra le varie ipotesi si può pensare ad un’epidemia di peste, o a una rivolta improvvisa a Babilonia.L’appuntamento col destino era solo rimandato.
SHABATAKA
L’Assiria alla conquista del il vicino Oriente.
Faraone egiziano (ca. 701-689 aC) della XXV dinastia. Successore e forse figlio di Shabaka (secondo altri figlio di Piankhi), come per il suo predecessore le fonti egiziane sono scarse, mentre qualche notizia può ricavarsi dalle fonti orientali (Bibbia e annali dei re assiri) e da quelle greche. Intorno al 701nella prima fase intervenne in favore delle città palestinesi invase da Sennacherib di Assiria, ma sembra sia stato sconfitto ad Altaku. Diversamente andarono le cose nella seconda fase, in cui partecipò Taharqa. Come il predecessore, fece anch’egli erigere delle costruzioni entro il recinto di Karnak a Menfi e nell’oasi di Kawa, si fece poi seppellire in una piramide a el-Kurru Museo nubiano di Assuan. Testa di una statua in granito. Mis: cm 21,9×32,8×8,6
Quando l’assiro Sennacherib decise di conquistare il vicino Oriente, si trovò davanti una coalizione (in cui non doveva essere estraneo l’Egitto) che cadde ben presto, come le città di Samaria e Giudea. Il re di Giuda pagò a Sennacherib il tributo richiesto, ma l’Assiro, incassata la somma di 300 talenti di argento e 30 d’oro, pose comunque l’assedio a Gerusalemme, che era però ben difesa.
A questo punto Shabataka uscì allo scoperto, inviando un’armata comandata da un giovane di vent’anni, fatto venire dalla Nubia assieme ad altre truppe di fiducia: suo fratello Taharqa. Sennacherib non tremò troppo; la Bibbia riporta le sue parole, rivolte al re della terra di Giuda:
《E adesso, su chi poni la tua fiducia, per esserti rivoltato contro di me? Ecco che ti sei posto sotto la protezione dell’Egitto, questa canna spezzata che perfora e penetra la mano di chiunque vi si appoggi : tale è il faraone re d’Egitto, per chiunque si appoggi a lui》
Senza un miracolo l’esercito assiro avrebbe spazzato via quello nubiano; Taharqa, assieme a Gerusalemme, fu fortunato, perché pare che il miracolo ci fu.
La versione della Bibbia dice che Javeh inviò degli angeli a uccidere 185.000 soldati assiri; un’altra versione di Erodoto narra dell’invasione di una miriade di topi, che mise a terra l’esercito assiro, rosicchiando le corde degli archi e cinghie di carri e scudi, ecc; qualunque sia la verità sappiamo che i due eserciti non si incontrano e che gli Assiri dovettero battere ritirata per cause non militari. Tra le varie ipotesi si può pensare ad un’epidemia di peste, o a una rivolta improvvisa a Babilonia.
L’appuntamento col destino era solo rimandato.
XXV dinastia ca. 715-656 a.C. Mis: cm 29,7×15,5 legno dipinto. Cleveland Museum.
L’elevata domanda di shawabty nel periodo tardo, un’epoca in cui nella tomba con il defunto venivano collocati fino a 400 o più shawabty, diede origine a un contenitore specializzato per conservarli: la shawabty box. Questo esempio è inscritto per la padrona di casa, Ditamenpaankh, ed era probabilmente uno di una coppia originariamente realizzata per lei. La barca unialbero sul coperchio della scatola è forse un’allusione al pellegrinaggio del defunto alla città santa di Abydos, la città di culto di Osiride, re dei morti. Gli shawabty all’interno sono esempi grezzi prodotti in serie fusi in uno stampo aperto. Realizzati in terracotta, la loro vernice blu imita shawabtys più costosi fatti di maiolica. Per quanto riguarda l’incantesimo shawabty, è stato rimosso dalla sua posizione tradizionale sul davanti dello shawabty e riposizionato sui lati della scatola, dove doveva essere scritto solo una volta
Pendente oro e ametista, XXV Dinastia, ca. 700 a.C. Mis: cm 3,5×2,9×2,7 Cleveland Museum
Questo ciondolo è composto da due parti: una testa di leone superbamente scolpita in ametista che è stata incastonata in una base d’oro a forma di D composta da una piattaforma circondata da otto babbuini seduti. La testa di leone è un cimelio del Nuovo Regno, molto probabilmente un pezzo da gioco che era stato adattato nel periodo Napatan per servire come amuleto pendente. Questa procedura era abbastanza comune nell’antichità come mezzo per riciclare pietre preziose. L’importanza delle divinità leonine nella religione nubiana è stata ovviamente la forza motivante dietro la creazione di questo spettacolare ornamento
TAHARQAil grande costruttore690-664 a.C.
Il più noto dei faraoni neri, Taharqa,il grande costruttore, colui il cui nome troviamo nella Bibbia,ha lasciato numerosi suoi ritratti, compresa questa magnifica testa,con un copricapo carstteristico dei re nubiani,in granito nero,esposta al Museo del Cairo (N.1185 esposta nella sala R24 lato nord; proveniente da Luxor alta 35 cm
Nel 689 a.C. Taharqa succedette a Shabataka, forse perché questi gli lasciò il potere o forse ( secondo il greco-egizio Manetone) perché accelerò la dipartita del fratello assassinandolo.(dibattuto) da ciò che sappiamo di lui, sembrerebbe che fosse un sovrano amante della pace, a giudicare dagli immensi lavori che fece compiere da un capo all’altro del suo impero: troviamo il suo nome dal Basso Egitto sino a Tebe e ancor più in Alta Nubia: Tabo, Kawa,Sanam, o Gebel Barkal, che volle trasformare anche architettonicamente in una controparte di Karnak.
Statua di Amon come ariete che protegge Re Taharqa in Gneiss granitico. Dimensioni: cm106x63x163 British Museum Londra
I primi anni di regno furono di pace e prosperità, da un testo si sa che l’Egitto era tornato florido a causa di piogge abbondanti in Nubia, (sesto anno di regno?) con relativa piena eccezionale. Questo testo è molto importante come sottolineava il nostro Prof Damiano qualche giorno fa; (argomento da sviluppare col Prof.) perché su tremila anni di letteratura egizia, è il solo documento che da una spiegazione scientifica della piena. Vista la situazione politica nel vicino Oriente il re si trasferisce a Tanis nel Delta.
La Sfinge di Taharqa è una scultura datata circa 680 aC,È stata trovata durante gli scavi archeologici dall’egittologo britannico Francis Llewekkyn Griffith . All’interno del ” Tempio T ” di Kawa, precisamente nell’area “E” della parte sud-occidentale del tempio. Situato nella regione della Nubia, nel sud dell’Egitto e nel nord del Sudan. Anticamente questa località faceva parte del Regno di Kush. Nel 1932 la Sfinge fu acquisita dal British Museum di Londra (Gran Bretagna), dove entrò a far parte della sua collezione d’arte all’interno del dipartimento dell’Antico Egitto e del Sudan. Si tratta di una scultura rotonda o autoportante che rappresenta la figura di una sfinge , cioè un essere mitologico che presenta il corpo di un leone e la testa di una persona umana. Il corpo del leone è rappresentato sdraiato, si nota come le zampe anteriori siano distese in avanti, mentre le zampe posteriori siano raccolte. Si vede anche come la coda del leone sia appoggiata sulla coscia destra Il volto della sfinge nette in risalto gli occhi a mandorla delineati da fini incisioni. Il naso è piatto e largo, mentre le labbra sono spesse. Da notare che la sfinge mette in risalto i tratti del viso del faraone, rivelando la sua origine africana. Descrizione: Ha un’altezza di 40 cm e una lunghezza di 73 cm. È realizzato in granito, utilizzando la tecnica dell’intaglio. Nella parte superiore della testa, sulla fronte, è rappresentato il doppio cobra di ureo (rappresentazione della dea Wadjet in forma di cobra eretto). Il doppio cobra ureo è considerato l’insegna reale dei re di Kush. Si apprezza anche come sul petto sia presente il cartiglio con il nome del faraone scritto in scrittura geroglifica. l’intera scultura poggia su un piedistallo rettangolare realizzato con lo stesso granito utilizzato per realizzare la scultura
Da Tanis Taharqa cominciò a pensare a quell’Asia che non aveva potuto gustare e cominciò anche lui a fomentare rivolte contro gli Assiri. Assarhaddon, successore di Sennacherib, dopo le campagne consecutive contro le città ribelli si dedicò sull’Egitto, sconfiggendo continuamente le armate di Taharqa e spingendosi sino a Menfi; qui caddero nelle sue mani i figli e le figlie di Taharqa, assieme al suo harem e tutti i suoi averi. Assarhaddon dichiarò di aver estirpato la razza etiope dall’Egitto, ma in realtà aveva solo conquistato il Delta. Il faraone nubiano si era rifugiato a sud, mentre i principi egizi, compreso quello di Tebe, pagavano un tributo all’Assiria. Assarhaddon soddisfatto tornò indietro. Ma Taharqa ritornò alla carica immediatamente, appena gli Assiri si ritirarono, e riuscì a sollevare i principi egizi. Così Assarhaddon tornò indiretto alla volta dell’Egitto, ma ancora una volta avvenne il miracolo: il re assiro morì per la strada è gli succedette il figlio Assurbanipal, che pensò innanzi tutto agli affari interni.
Una delle maggiori costruzioni dei faraoni neri a Karnak è il grandioso chiosco di Taharqa, fatto edificare di fronte a quello che oggi è il secondo pilone. Di questa grandiosa costruzione rimane in piedi una sola colonna a capitello papiriforme, alta 21 metri. Poiché la distanza fra le colonne ne avrebbe reso impossibile la copertura litica, il chiosco doveva essere coperto da un tetto di legno.
Così il faraone godette di almeno tre anni di pace, fin quando nel 666, Assurbanipal ripensò sull’Egitto e vi inviò un esercito, le sue armate coquistarono l’Egitto; Taharqa fuggì a Tebe, ma questa volta l’Assiro arrivò sino alla città santa e il re nubiano dovette fuggire nella sua terra natia; pare che Tebe fosse risparmiata.
.Statua di Mentuemhat, governatore di Tebe, dal tempio di Amon, Karnak, all’epoca di Taharqa L’uomo porta la parrucca doppia. gonnellino plissettato, lo shendyt, sostenuto da una cintura con scritto il suo nome e i titoli; la base e il pilastro dorsale presentano iscrizioni contenenti formule di offerte a varie divinità. Materiale granito nero,museo egizio del Cairo. 670 a.C.
La parabola di Taharqa era giunta al termine. Quando gli Assiri si ritirarono scoppiarono altre rivolte in Egitto, immediatamente domate, da Assurbanipal questa volta cambiò tattica: non solo graziò i capi della sollevazione, ma uno dei due, Nekao, fu rinviato a Sais, la sua città, carico di doni; inoltre il re assiro nominò il figlio Psammetico principe di Athribis nel Delta. Riguardo a Taharqa le iscrizioni ci dicono che da Menfi e Tebe veniva ancora considerato il faraone legittimo, ma non tornò più al nord. Passò gli ultimi anni (probabilmente solo due) nella sua tranquilla Nubia dove si fece costruire una piramide che inaugurò la nuova necropoli di Nuri,vicino a Napata.
A sinistra: statua del re Taharqa che adora il dio falco Hemen, egiziano, terzo periodo intermedio (oro, argento, scisto e legno) museo del Louvre di Parigi. A destra: piccola sfinge in bronzo di Taharqa esposta al Louvre. Mis: altezza cm 16 larghezza 13,6
Splendido santuario con bellissimi rilievi in arenaria eretto dal faraone Taharqa nella corte del Tempio di Amon a Kawa (Sudan-Nubia) Ashmolean Museum, University of Oxford, UK. (Sicuramente merita un approfondimento)
La fine della vita di questo grande faraone e restauratore è un mistero: forse morì a Napata e fu sepolto nella sua piramide di Nuri; in questo caso le centinaia di statuette funerarie ritrovate nella sepoltura ne testimonierebbero l’utilizzazzione. La mancanza del corpo e del resto del corredo funerario sarebbero dovuti ai saccheggi, che non hanno risparmiato nessuna sepoltura. Taharqa concluse la sua vita con la sconfitta, ritirandosi nella Nubia. L’avventura dei faraoni neri in Egitto era quasi alla fine. Tirando le somme Taharqa aveva lasciato un regno i cui confini corrispondevano a quelli trovati da da Piye.
Necropoli reale di Nuri La più antica piramide (Nu. 1) è attribuita a Taharqa, penultimo sovrano della XXV dinastia egizia, ed ha un lato di base di circa 51 m mentre l’altezza originaria doveva essere tra i 40 ed i 50 metri.
L’ULTIMO TENTATIVO: TANUTAMON 664-653 a.C
Statua di Tanwetamani, re di Kush in granito nero Questa statua fa parte di una serie di re di Kush in stile egiziano arcaico. Le statue furono rotte durante un’incursione egiziana nel 591 a.C. circa e successivamente seppellite con cura. Fotografia per gentile concessione della missione archeologica svizzera franco-sudanese di Kerma/Dukki Gel (Sudan). Museo Nazionale del Sudan
Il posto di Taharqa fu preso da Tanutamon (in nubiano Tanwetamani), secondo alcuni figlio di Shabataka, secondo altri di Shabaka.
Seguiamo la sua breve storia attraverso un documento trovato a Gebel Barkal, “la stele del sogno di Tanutamon“.
Essa narra che il primo anno 《del suo levarsi come Ra’, Sua Maestà vide nella notte un sogno: due serpenti, uno alla sua destra, l’altro alla sua sinistra》 Al risveglio il sovrano domandò delucidazioni ai saggi, che gli spiegarono come si trattasse del Paese del Sud (la Nubia) e di quello del Nord (l’Egitto), destinati a essere entrambi nelle sue mani.
Gioioso per il presagio il re andò a Gebel Barkal e fece le consuete offerte ad Amon di Napata; adesso era pronto per l’impresa.
S’imbarcò con il suo esercito e ridiscese il Nilo senza incontrare alcuna resistenza in Alto Egitto, poiché gli Assiri non vi avevano lasciato truppe. A Menfi invece i principi del Delta vollero battersi e persero; come il suo antenato Piye, anche Tanutamon si precipitò al tempio di Ptah, si purificò e fece offerte agli dei. Quindi ordinò che si costruisse un palazzo reale a lavoro ultimato, si recò nel Delta per abbattere i principi fedeli all’Assiria (in realtà fedeli solo a se stessi, poiché erano praticamente indipendenti) ma 《essi entrarono entro le loro mura come serpenti che sono dentro i loro buchi. Sua Maestà passò numerosi giorni ad aspettarli, ma non uscì uno di loro a combattere con sua Maestà》 Tanutamon se ne tornò a Menfi, nel nuovo palazzo reale; la stele racconta che li vennero i principi a fare atto di sottomissione: il sovrano era raggiante e andò a vedere i principi che aspettavano davanti alla porta. 《Li trovò stesi sul loro ventre che baciavano la terra davanti a lui. Disse Sua Maestà:”la predizione è verità. Il Sogno si é realizzato: è l’ordine di Dio che si é realizzato”》
La stele termina con il racconto dei principi che rientrano alle loro città inviando sono e essendo sottomessi come schiavi.
Testa di Amun in quarzite marrone scuro incisa sul pilastro posteriore con il nome di Horus di Tanewatamani Ashmolean Museum Oxford.
La testa di un ariete di Amon nel nome del re Tanoutamon (25a dinastia).Un sistema di clip sul retro ha permesso di appenderlo alla barca processionale di Amon. Data664-656 Bronzo Dimensioni: Altezza: 17,0 cm; Larghezza: 9,6 cm Collezione Museo del Louvre.
Purtroppo per Tanutamon la storia è ben diversa, in quanto ciò che la stele narra è solo la prima parte e si capisce che il re si sia ben guardato dal raccontare la seconda. L’Assiria infatti, non rimase a guardare: i suoi eserciti piombarono sul re nubiano e l’obbligarono a una rotta precipitosa; Tanutamon si rifugiò a Tebe ma gli Assiri l’obbligarono alla fuga in Nubia e questa volta senza risparmiare la città santa.
Dopo millenni di storia gloriosa, era la fine della grande Tebe dalle cento porte. In Egitto il regno di Amon era caduto per srmpre.il mondo antico fu talmente scosso dalla crudele distruzione che la Bibbia cita quel disastro come esemplare. Il profeta Nahum dice infatti:
《Sei tu migliore di No-Amon [Tebe] che stava in mezzo ai Nili [Nilo e i suoi canali], circondata dalle acque? Il suo baluardo era un mare,un mare la sua muraglia. L’Etiopia [antico nome della Nubia] aveva una potenza illimitata, così come l’Egitto. Puth [Punt,sul Mar Rosso] e i Libici erano i suoi ausiliari. Eppure anch’essa è partita in deportazione. Lei se n’è andata prigioniera; i suoi bimbi sono stati schiacciati agli angoli di tutte le vie; hanno tirato a sorte i suoi notabili e tutti i suoi grandi sono stati caricati di catene.
Finiva Tebe: terminava un’epoca. Il Sogno egizio dei faraoni neri era stato spezzato per sempre.
Tanwetamani (secondo il nome nubiano), da rifugiato in Nubia, cominciò a vedere le cose con occhio diverso; e divenne re. Non più il conquistatore, né il guerriero-imperatore, solo re. Abbandonato per sempre il sogno di conquista dell’Egitto, restava restava pur sempre il sogno dei faraoni neri, quello di un regno di pace, prospero e duraturo. Tanwetamani e i suoi successori si ripiegarono sulla Nubia, dedicandosi alla sua organizzazione e alla sua stabilità; con successo, visto che il loro regno crollò solo nel IV sec d.C. più di mille anni dopo la morte di Tanwetamani, un record ancora oggi invidiabile.
Tanwetamani morì verso il 653 a.C e si fece Seppellire a El Kurru (Ku16), località che ormai ospitava tutti i re della XXV dinastia escluso Taharqa.
Esterno ed interno dell’entrata della tomba di Tanwetamani, necropoli di ElKurru
El-Kurru modello 3D di Franck Monnier
Le pareti sono state imbiancate e la decorazione realizzata con un’applicazione piatta di pittura, le linee guida dell’artista rosso sono ancora molto visibili. Nessuna parte delle pareti è scolpita. A causa di allagamenti e frane, l’arredo è andato perso ad un’altezza variabile, tra 0,60 me 1,60 m. La tomba non era stata completata, alcuni disegni e geroglifici erano stati completati solo come bozzetti. Alcuni colori non hanno resistito al tempo, motivo per cui numerose parti in nero o in blu sono oggi scomparse. È particolarmente vero per alcune parrucche, che originariamente erano di colore lapislazzuli, come i capelli degli dei, e che oggi sono bianche. Il nero degli occhi è particolarmente mal conservato. La composizione generale è semplice, con scene di benvenuto nell’anticamera e con scene più strettamente funerarie nella camera funeraria. La carnagione delle sagome obbedisce al rigoroso canone egiziano classico (che gli egiziani dell’epoca avevano tuttavia in gran parte abbandonato), con la pelle degli uomini rosso scuro e quella delle donne gialla, quasi paglierina. Il contorno dei personaggi è realizzato in giallo, e non in nero, come ci si aspetterebbe. Quelli dei geroglifici sono in rosso. La qualità delle rappresentazioni è media, che appare rigida e misurata, lontana dalle rappresentazioni tebane del secolo scorso. La grande dimensione dei personaggi è simile a quanto realizzato per i figli di Ramesse III nella Valle dei Re. Ma lì, la scarsità dei temi è stata comunque compensata da una bella qualità tecnica, che qui manca.
Fonti:
IL SOGNO DEI FARAONI NERI di Maurizio Damiano,
Civiltà al sole di C.W. Cream
Dizionario dell’antico Egitto di Guy Rachet e Boris Rachewiltz