Età Tolemaica, Mai cosa simile fu fatta

IL PAPIRO DI EFANKH

Epoca Tolemaica
Lunghezza 1912 cm – Altezza 30 cm
Collezione Drovetti – Museo Egizio di Torino C. 1791

Nell’immaginario collettivo i papiri, insieme alle mummie, sono i manufatti associati all’antico Egitto.

Effettivamente questa grande civiltà produsse un’ enorme quantità di documenti scritti, molti su papiro, inerenti tutti gli aspetti della vita quotidiana: lettere, testamenti, opere letterarie, atti giudiziari, mappe, testi religiosi.

Tra questi ultimi una posizione di primo piano spetta al cosiddetto Libro dei Morti, una raccolta di formule religiose scritte con inchiostro nero e rosso, corredato da illustrazioni policrome, che a partire dal Nuovo Regno faceva regolarmente parte dei corredi funerari dei personaggi abbienti.

La conoscenza delle varie formule che componevano la silloge avrebbe dovuto aiutare il defunto a superare gli ostacoli che questi poteva incontrare nel suo cammino verso l’aldilà.

Tra i vari ” capitoli” in cui è stato convenzionalmente suddiviso il Libro dei Morti, il più noto è certamente il 125 relativo alla psicostasia o pesatura dell’anima.

Nella raffigurazione ad essa associata, qui estratta dal Libro dei Morti di Efankh, è raffigurato il tribunale divino, composto da 42 giudici e presieduta da Osiride in trono.

Al cospetto di queste e altre divinità viene pesato su una bilancia il cuore del defunto che, se innocente, avrà accesso al mondo ultra terreno dove inizierà la sua nuova vita eterna.

Nelle scene di psicostasia l’esito della pesatura viene registrato per scritto, come in un vero processo.
È Thot, il dio della scrittura è della conoscenza, che si occupa di questa operazione.
Thot è raffigurato con la testa del suo animale sacro, l’ Ibis, intento ad annotare il verdetto utilizzando i tipici strumenti degli scribi, ed è inoltre rappresentato sotto forma di babbuino sopra la bilancia.

La bilancia, il fulcro dell’intera scena, è composta da due piatti sui quali sono posti l’immagine della dea della giustizia Maat, a sinistra e il cuore di Efankh, a destra, che deve risultare più leggero del suo contrappeso affinché il defunto sia salvo.
Le due divinità sotto la bilancia sono Anubi, a sinistra, il dio dell’imbalsamazione e delle necropoli, e Horus, a destra, figlio di Osiride.

Se il cuore posto sulla bilancia non supera la prova della pesatura e risulta più pesante del simbolo di Maat la piuma, il defunto è condannato a una seconda e definitiva morte che non gli consentirà l’accesso alla vita eterna.
In questo caso il suo cuore viene divorato da un essere mostruoso e ibrido, noto come “la grande divoratrice”, raffigurato con la testa di coccodrillo e il corpo metà di leone e metà di ippopotamo.

Fonte

I grandi musei: il Museo Egizio di Torino – Silvia Einaudi – Electa

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