C'era una volta l'Egitto, Età Tarda

IL FARAONE PSAMMETICO III

Di Piero Cargnino

Come abbiamo detto in precedenza, il re persiano Cambise II, dopo aver conquistato le città costiere fenice per utilizzarle come basi navali scagliò l’attacco finale contro l’Egitto. Il faraone Amasis era morto da poco, al trono gli successe Psammetico III, figlio del faraone e di una delle sue mogli, la regina Takheta. Lo aspettava un trono ormai traballante le cui sorti erano già segnate.

Il suo regno durò meno di un anno, Sesto Africano, che lo chiama Psammecherites, parla di  sei mesi mentre Eusebio di Cesarea non ne parla neppure. Su di una stele nel Serapeo di Saqqara è citato il primo anno di regno.

Cambise stava già per raggiungere il paese senza incontrare una grande resistenza, le uniche truppe di cui disponeva il faraone consistevano in un manipolo di mercenari greci ed alcune truppe locali. Cambise sbaragliò l’esercito egizio nella battaglia di Pelusio quindi pose l’assedio alle principali città che caddero una dopo l’altra; un po’ più a lungo resistette Menfi, dove si era rifugiato Psammetico III e che era difesa da mercenari greci, ma alla fine cadde anch’essa.

Non si sa che fine fece Psammetico III, secondo alcuni fu messo subito a morte, secondo altri venne catturato ma fu risparmiato e tradotto in catene a Susa. Cambise lo trattò in modo onorevole in un primo momento; a questo proposito si racconta un aneddoto su Psammetico e Cambise. Portato a Susa il sovrano della Persia lo volle umiliare con l’intento di metterlo alla prova. Lo fece condurre presso un pozzo nei sobborghi della città e sedere assieme ad altri prigionieri egiziani. Fece quindi sfilare davanti al faraone, vestite da schiave e costrette a recarsi ad attingere acqua, sua figlia e altre fanciulle di nobile famiglia. Mentre gli egiziani presenti si lamentano e piangono, Psammetico riesce a dominare il dolore, limitandosi a chinare la testa. Cambise fece allora una seconda prova, gli fece passare innanzi il figlio con altri duemila egiziani della stessa età, con una corda legata al collo e un morso in bocca. Venivano tratti a morte. Anche in questo caso, mentre gli egiziani presenti si lamentano e piangono, Psammetico rimane impassibile come aveva fatto quando passò sua figlia. Ad un tratto un uomo, piuttosto anziano, che un tempo era stato compagno di mensa del re, decaduto ora dalla fortuna e che nient’altro possedeva se non quanto possiede un mendico e chiedeva l’elemosina. Quando giunse accanto a Psammetico e lui lo vide, scoppiò in un pianto dirotto e, chiamando il vecchio compagno per nome, si batté con le mani sconsolato la testa. Cambise rimase stupito della sua condotta, per mezzo di un messo gli rivolse questa domanda: “O Psammetico, il tuo signore Cambise ti chiede perché mai al vedere la tua figliola oltraggiata e il tuo figlio che s’avviava alla morte non hai emesso né un grido né un gemito mentre hai concesso questo onore a un pezzente che con te, a quanto mi riferiscono, non ha legame alcuno”. Psammetico rispose: “O figlio di Ciro, le sventure della mia famiglia erano troppo gravi perché io le potessi compiangere; ma degna, bensì, di lacrime, era la disgrazia del mio compagno, che, caduto da una condizione di grande ricchezza, è precipitato nella miseria, ormai alle soglie della vecchiaia”. A queste parole piansero anche i persiani che assistevano e si dice che Cambise stesso fu preso da un senso di compassione. Ripeto quanto già detto a proposito di Erodoto: <<…….Presti fede ai racconti degli Egiziani chi ritiene credibili queste notizie……..>>.

4 – Rappresentazione dell’incontro tra Cambise II e Psammetico III di Adrien Guignet

In ogni caso passato un po di tempo Psammetico venne coinvolto in un  tentativo di rivolta quindi venne giustiziato. Un’altra versione lo da come fuggitivo del quale si perdono le tracce. Con Psammetico III non se ne va solo l’ultimo faraone della XXVI dinastia ma se ne va l’ultimo sovrano di etnia egizia. Manetone racconta che Cambise, entrato da trionfatore in Egitto, si incoronò re e come tale lo considera il primo faraone della XXVII dinastia. L’Egitto diventa una satrapia dell’impero persiano e lo rimarrà per oltre un secolo.         

Fonti e bibliografia:

  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano , 2003
  • Salima Ikram, “Antico Egitto” , Ananke, 2013
  • Edda Bresciani, “L’Antico Egitto”, De Agostini, Novara 2000
  • Toby Wilkinson, “L’antico Egitto. Storia di un impero millenario”, Einaudi, Torino, 2012
  • Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
  • Giuseppe Zaccarino, “Le lacrime del faraone”, rebstein.wordpress.com, 2021
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
  • Franco Mazzini, “I mattoni e le pietre”, Urbino, Argalia, 2000
  • Jurgen von Beckerath, “Chronologie des Pharaonischen Agypten”, Ed. Zabern, 1997
  • Kenneth Kitchen, “Il terzo periodo intermedio in Egitto (1100–650 a.C.)” 3a ed, (Warminster: 1996

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