C'era una volta l'Egitto, Età Tarda

IL FARAONE DARIO I

STUTRA

Di Piero Cargnino

Dario I di Persia successe a Cambise II  sul trono achemenide; appartenente alla famiglia di Ciro era figlio di un dignitario persiano di nome Istaspe. Al fine di garantirsi il potere sposò Atossa, figlia del re Ciro II, sorella di Cambise, e dalla loro unione nacque Serse I, suo successore. Per avvalorare ancor più il suo diritto al trono, durante il suo regno Dario I fece incidere una gigantesca iscrizione sulle rocce di Bisotun affinché servisse da testimonianza per i posteri.

Il suo nome in persiano antico era Darayavahus che significa “Colui che possiede il bene”; oltre ad essere re di Persia fu anche sovrano d’Egitto con il nome di Stutra.

Subito furono evidenti i progetti che presero vita durante il suo regno; dapprima avviò la costruzione della sua nuova capitale Persepoli, abbandonando la vecchia capitale Pasargade, che considerava troppo legata alla memoria della dinastia di Ciro il Grande e di Cambise II sottolineando così la volontà di volersi distinguere.

Fece della sua nuova capitale una stupenda città d’arte con giardini e palazzi ed amministrata con giustizia. Persepoli vantava mura alte 20 metri e larghe 11, Anche le varie province videro un’intensa attività edilizia rivolta soprattutto alla realizzazione di strade ed altre vie di traffico. La sua magnanimità traspare anche dal fatto che nel 515 a.C. permise agli ebrei di riedificare il tempio di Salomone a Gerusalemme distrutto da Nabucodonosor nel 586 a.C..

Di grande importanza il suo interesse per l’antica civiltà egizia caduta sotto il suo dominio, troviamo il suo nome nei templi che fece costruire a Menfi ed a Edfu; permise inoltre la riapertura della “Casa della vita” a Sais.

Nel terzo anno del suo regno inviò un ordine al satrapo d’Egitto affinché radunasse gli uomini più saggi del paese, sia militari che sacerdoti che scribi affinché compilassero una raccolta di tutte le leggi egizie dagli inizi fino all’anno 44 di Amasis, compito che impegnò i responsabili per ben sedici anni. Questo episodio ci è noto solo attraverso una copia assai più tarda scritta dietro ad un papiro in demotico. Alan Gardiner non ha dubbi sull’autenticità del papiro che sarebbe confermata anche da Diodoro Siculo che nella sua opera definisce Dario I come il più grande legislatore d’Egitto.

Narra Erodoto che una delle sue opere più grandiose fu il completamento del canale fra il Nilo ed il Mar Rosso, che il faraone Necao II fece iniziare abbandonando poi il progetto. Dario non solo fece riparare la parte esistente ma lo fece completare e ci fece passare ventiquattro navi cariche di tributi dirette in Persia.

Tra le tante iscrizioni che ci parlano di questo periodo una su tutte è la più completa biografia in geroglifico scritta da un alto funzionario egiziano vissuto tra la XXVI e la XXVII dinastia Wedjahorresnet, noto per aver cercato di promuovere le usanze egiziane ai primi invasori persiani. Scrisse la sua autobiografia su di una statua che lo ritrae conosciuta come il “Naoforo Vaticano”, in origine si trovava nel tempio di Neith a Sais, oggi è esposta nel Museo Gregoriano Egizio di Roma.

Wedjahorresnet racconta che fu lui a comporre il nome egizio di Cambise:

Racconta inoltre, con enfasi, come gli presentò l’Egitto:

Dario viene considerato come un sovrano illuminato, non un despota avido di potere, si interessava personalmente delle sorti del regno e non si limitava a lasciare che fossero solo i suoi satrapi a curare il benessere dei suoi domini. Le innovazioni portate da Dario I nella gestione del potere centrale portarono però i governanti delle province più esterne dell’impero a credere in una certa debolezza da parte del re, cosa che pensarono potesse agevolarli nel tentativo di riottenere la propria indipendenza.

Ci furono ribellioni in Babilonia, a Susa, Media e Margiana dove sorsero piccoli regni locali che si dotarono di grandi eserciti. Nonostante il suo modesto esercito composto da Persiani e Medi, ma guidati da esperti e fedeli generali, Dario I, nel giro di un anno, riuscì a sedare tutte le ribellioni e ristabilire la sua autorità su tutto l’impero.

Durante tutto il suo regno, Dario I visitò l’Egitto una sola volta, nel 517 a.C. pur senza disinteressarsene, come abbiamo detto sopra. Ora noi non seguiremo le sue ulteriori imprese in quanto esulano dalla storia dell’Egitto ma ci trasportiamo  all’indomani della sconfitta persiana a Maratona, nel 490 a.C., ad opera degli ateniesi. Dario I riuscì a mantenere il suo impero ancora per poco: nel 486 a.C., venne distolto dalla preparazione della terza spedizione contro la Grecia da una ribellione in Egitto ma poco dopo Dario morì dopo trentasei anni di regno.

Venne sepolto nel sito di Naqsh-e Rustam, dodici chilometri a nord-ovest di Persepoli, in una  delle quattro tombe rupestri dei re achemenidi scavate nella roccia ad una notevole altezza dal suolo. La sua tomba è distinguibile dalle altre in quanto contiene un’iscrizione che la identifica come tale.

Le altre tre, senza iscrizioni, potrebbero appartenere a Serse I, Artaserse I e Dario II; ne esiste una quinta, mai terminata, che potrebbe essere di Artaserse III o di Dario III. Le tombe vennero tutte saccheggiate durante la conquista della Persia ad opera di Alessandro Magno.         

Fonti e bibliografia:

  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano , 2003
  • Salima Ikram, “Antico Egitto” , Ananke, 2013
  • Edda Bresciani, “L’Antico Egitto”, De Agostini, Novara 2000
  • Toby Wilkinson, “L’antico Egitto. Storia di un impero millenario”, Einaudi, Torino, 2012
  • Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
  • Pierre Briant, “Storia dell’impero Persiano da Ciro ad Alessandro”, Fayard, Parigi, 1996
  • Franco Mazzini, “I mattoni e le pietre”, Urbino, Argalia, 2000
  • Jurgen von Beckerath, “Chronologie des Pharaonischen Agypten”, Ed. Zabern, 1997
  • Kenneth Kitchen, “Il terzo periodo intermedio in Egitto (1100–650 a.C.)” 3a ed, (Warminster: 1996)

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