C'era una volta l'Egitto, Età Tarda

IL FARAONE SERSE I

KHSASSA

Di Piero Cargnino

Come abbiamo detto parlando di Dario I, dopo la sconfitta di Maratona, il re preparò una  terza spedizione contro la Grecia ma nel frattempo in Egitto si ebbero numerose rivolte, tutto il Delta del Nilo si ribellò. Secondo l’egittologo statunitense Eugene David Cruz-Uribe le rivolte furono organizzate principalmente da un governatore locale che si proclamò sovrano con il nome di Psammetico IV, probabilmente riferendosi  all’ultimo sovrano della XXVI dinastia,  Psammetico III. In realtà pare che a guidare la rivolta fosse il satrapo  persiano della zona.

Dario pensò prima a sopprimere la rivolta in Egitto ma doveva rispettare la legge persiana,  che prevedeva che prima di partire per spedizioni pericolose il sovrano nominasse un successore. A questo punto, vista la sua salute precaria, Dario si fece preparare la tomba nelle pareti rocciose di Naqsh-e Rostam, quindi nominò suo successore il figlio avuto dalla sposa Atossa.

Dario però non si riprese e nell’ottobre del 486 a.C. morì. L’ascesa al trono di Serse non fu però così semplice, in linea di primogenitura il trono sarebbe spettato al suo fratellastro, Artabazane che era il più vecchio di tutti i figli di Dario. Alcuni studiosi sostengono che Dario designò a succedergli Serse in quanto figlio di Atossa, figlia di Ciro il Grande a dimostrazione  della grande considerazione che aveva di Ciro e di sua figlia. 

Artabazane era si il primogenito ma nato quando Dario era un semplice suddito e la madre era  una persona qualunque. Salito al trono Serse represse in breve le rivolte in Egitto e Babilonia, dopo di che, secondo l’archeologo Roman Ghirshman, cessò di usare il titolo di “re di Babilonia” limitando il suo titolo a “re dei persiani e dei Medi”.

Pur dando per scontato che il giudizio dei greci sia inevitabilmente di parte, non si può negare che Serse,  a differenza dei suoi predecessori, esercitò il potere spesso in modo eccessivamente violento. Nel reprimere la rivolta di Babilonia non ebbe riguardo del fatto che si trattava di una città sacra, ma distrusse le mura, i templi e le statue degli dèi.

Per quanto riguarda l’Egitto impiegò circa due anni per reprimere le rivolte scoppiate nella regione del Delta del Nilo con grande crudeltà lasciandosi alle spalle una scia di odio e rancore. Una volta riportato l’ordine nominò suo fratello Achemene satrapo dell’Egitto.

In ogni caso Serse, profittando della sua sovranità sull’Egitto, nel 480 a.C. affidò ad una flotta egizia, composta da circa 200 navi, al comando di Achemene, il compito di tentare una rivincita sui greci.

Per l’Egitto non fece nulla di buono, non costruì templi o palazzi e non utilizzò neppure funzionari egizi nell’amministrazione. Unico punto a favore fu che durante tutto il suo regno almeno l’Alto Egitto visse un periodo di relativa tranquillità.

Serse  regnò una ventina di anni (trentasei secondo Sesto Africano ed Eusebio di Cesarea) trascurando l’Egitto considerato una turbolenta ed insicura provincia.

Dopo la sconfitta subita dai greci, Serse giunse a Sardi dove si innamorò della moglie di suo fratello Masiste facendo pressione per sottrargliela. Dopo aver dato in sposa al proprio figlio Dario la figlia di Masiste Artainte, s’invaghì di quest’ultima al punto da fargli dono di un mantello che sua moglie Amestris aveva tessuto per lui con le proprie mani. Scoperta la tresca, Amestris escogitò una vendetta terribile. Fece mutilare la moglie di Masiste, il quale fuggì coi figli nella sua satrapia di Battriana e cercò di sollevare una rivolta contro Serse il quale inviò un esercito che lo sconfisse ed uccise sia lui che i suoi figli.

Nel 465 a.C., il comandante della guardia del corpo reale, il potente funzionario Artabano, in virtù della grande popolarità di cui godeva negli affari religiosi e negli intrighi dell’harem, si rivoltò contro Serse e lo fece assassinare, poi assegnò ai suoi sette figli posizioni chiave così da spianarsi la strada per spodestare gli Achemenidi.

Dell’evento esistono due versioni contrastanti da parte di scrittori greci, secondo Ctesia di Cnido Artabano accusò dell’omicidio del sovrano il principe ereditario Dario convincendo il fratello Artaserse a vendicare il padre. Aristotele invece racconta che Artabano uccise prima Dario poi Serse; quando Artaserse venne a conoscenza del fatto fece giustiziare Artabano ed i suoi figli.

La dinastia Achemenide era salva anche grazie al fatto che il generale Megabizo, prima complice della congiura, in un secondo tempo passò dalla parte di Artaserse. Anche Serse sarebbe stato sepolto in una delle tombe di Naqsh-i-Rustam, conosciute localmente come le “croci persiane”, per la forma delle facciate delle tombe, nonostante il suo nome non compaia su nessuna.

La fine di Serse fu tragica come la sua esistenza; le parole di Eschilo al suo riguardo suonano come una condanna eterna:

Fonti e bibliografia:

  • Franco Cimmino, “Dizionario delle dinastie faraoniche”, Bompiani, Milano , 2003
  • Salima Ikram, “Antico Egitto” , Ananke, 2013
  • Edda Bresciani, “L’Antico Egitto”, De Agostini, Novara 2000
  • Toby Wilkinson, “L’antico Egitto. Storia di un impero millenario”, Einaudi, Torino, 2012
  • Federico Arborio Mella, “L’Egitto dei faraoni”, Milano, Mursia, 1976
  • Alan Gardiner, “La civiltà egizia”, Torino, Einaudi, 1997
  • Pierre Briant, “Storia dell’impero Persiano da Ciro ad Alessandro”, Fayard, Parigi, 1996
  • Franco Mazzini, “I mattoni e le pietre”, Urbino, Argalia, 2000
  • Jurgen von Beckerath, “Chronologie des Pharaonischen Agypten”, Ed. Zabern, 1997
  • Kenneth Kitchen, “Il terzo periodo intermedio in Egitto (1100–650 a.C.)” 3a ed, (Warminster: 1996

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