Luce tra le ombre

IL MITO DI OSIRIDE

Durante la trattazione relativa al culto funerario, si è spesso fatto cenno al mito di Osiride, una divinità che per l’impatto che ha avuto sul pensiero religioso, etico e sociale degli antichi egizi (con notevoli ripercussioni finanche su quello occidentale), merita senz’altro un piccolo approfondimento.

Gli inni, le preghiere e la letteratura funeraria giunti sino a noi, abbondano di riferimenti alle azioni compiute da Osiride ed Iside, ma paradossalmente, forse proprio a causa della loro popolarità, a tramandarci la narrazione più nota di questo mito è l’adattamento greco di Plutarco (Περὶ Ἴσιδος καὶ Ὀσίριδος – Su Iside e Osiride), scritto circa 2500 anni dopo la nascita del culto, le cui origini precedono di gran lunga le prime menzioni del suo nome. Immagini rituali, in seguito associate a Osiride, risalgono infatti già alla I dinastia, mentre gli epiteti del dio e il suo collegamento al santuario di Abydos derivano dalla fusione con un’antica divinità funeraria: lo sciacallo Khenti-Amentiu (lett. “il Primo degli Occidentali”). Attestato con certezza per la prima volta durante la V dinastia (circa 2350 a.C.), Osiride è una figura fondamentale della tradizione mitologica del grande centro cultuale di Eliopoli, facendo parte dell’Enneade (Immagine n. 1), la teologia solare elaborata dai sacerdoti di quella città (Iunu per gli antichi egizi, On in greco ed ebraico).

Immagine n. 1 Rappresentazione schematica dell’ Enneade Eliopolitana. Dall’alto in basso e da sinistra a destra sono raffigurate le divinità che la compongono: Atum, Shu e Tefnut, Geb e Nut, Osiride, Iside, Seth e Nefti. (da Wikipedia, licenza Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication).

Secondo questa storia della creazione, in origine era il Nun (un oceano di acque primordiali indifferenziato) dal quale emerse un tumulo sul quale sedette Atum (il creatore, generato da se stesso ed equiparato a Ra)che attraverso lo sputo (o, secondo altre versioni, attraverso l’emissione di seme) diede vita alla prima coppia divina: Shu (l’aria) Tefnut (l’umidità). I due fratelli si unirono generando Geb (la terra) e Nut (il cielo notturno) da cui nacquero Osiride (Immagine n. 2), Iside (Immagine n. 3), Seth (Immagine n. 4) e Nefti (Immagine n. 5).

Immagine n. 2 Osiride, con significato ambivalente sia di mummia sia di sovrano dell’Aldilà, è rappresentato in questa statua proveniente dal tempio funerario di Ramses III a Medinet Habu. Museo Egizio del Cairo (© “ Religione della piramide” di James P. Allen ne “I Tesori delle Piramidi” a cura di Zahi Hawass, pag.25)
Immagine n. 3 Un celebre immagine dalla tomba di Nefertari (QV66). La regina è portata per mano dalla dea Iside (a destra) che indossa la stretta tunica arcaica. (© National Geographic ph. Cordon Press)
Immagine n. 4 Dettaglio di Seth ripreso da uno splendido gruppo statuario del Museo del Cairo che rappresenta l’incoronazione di Ramses III ad opera di Horus e Seth (da Wikipedia, licenza Creative Commons CC0 1.0 Universal Public Domain Dedication © ph. A. Parrot)
Immagine n. 5 Particolare del sarcofago in quarzite di Tutankhamon in cui e raffigurata la dea Nefti (© Grande Enciclopedia Illustrata dell’Antico Egitto a cura di Edda Bresciani, pag.239)

Il mito ci tramanda che come primogenito di GebOsiride ottenne il diritto a regnare sull’Alto e Basso Egitto, nonché su cielo e terra, su uomini e dei. Dotato di grande saggezza, sposò la sorella Iside e si circondò dei migliori consiglieri, scegliendo Toth (Immagine n. 6), dio della sapienza, come visir.

Immagine n. 6 In questa statuetta in legno dorato e bronzo proveniente da Luxor, Thot, dio della sapienza, della scrittura, della lingua, della saggezza e patrono degli scribi è rappresentato con testa di ibis sacro (un’altra tipica iconografia ce lo presenta, invec, con testa di babbuino). New York, Collezione Schulz (© Maurizio Damiano “Egitto” vol. 3, pag. 126)

Di ben altro temperamento, il fratello Seth, unito a Nefti da un matrimonio senza amore, era accecato dalla rabbia in quanto aspirava anch’egli al trono. Escogitò, allora, un piano per impadronirsene con l’inganno. Secondo la versione classica del mito, l’ignaro Osiride fu tradito durante una sfarzosa festa di divinità, in occasione della quale Seth mise in palio un premio molto singolare: un sarcofago sarebbe stato donato a chi fosse riuscito ad entrarci perfettamente. Diversi dèi si cimentarono nella prova, ma la bara era stata realizzata in modo tale da adattarsi unicamente alle misure di Osiride. Non appena il dio vi si adagiò, Seth ed i suoi complici sigillarono il feretro e lo gettarono nel Nilo. Osiride annegò e la morte fece il suo ingresso nel mondo e l’Egitto piombò in un periodo di caos e desolazione. Con grande fatica Iside riuscì a recuperare il corpo del marito assassinato, ma Seth ritrovò la salma e la fece a pezzi spargendoli per tutto il Paese (in seguito, ogni provincia d Egitto avrebbe avuto una reliquia ed un santuario dedicato al dio defunto).

Al termine di una lunga ricerca Iside, accompagnata dalla sorella Nefti, recuperò i resti dispersi del marito (ad eccezione del membro virile) e con l’aiuto di Anubi ne ricompose il corpo smembrato sostituendo ciò che mancava con una replica d’argilla e utilizzando bende, oli resine e unguenti per tenere insieme i pezzi. Ancora cadavere, Osiride fu rinvigorito dalle arti magiche della sua sposa e in un ultimo soffio di vita riuscì a fecondarla (Immagine 7).

Immagine n. 7 Osiride sul suo letto funebre. La scultura proviene dalla tomba di Djer a Umm el-Qa’ab nei pressi di Abydos che, fin dall’antichità, fu considerata l’estrema dimora di Osiride. Fu un sovrano della XIII dinastia a fornire la camera funeraria di questo manufatto che mostra la procreazione di Horus operata da Osiride e da Iside (rappresentata in forma di sparviero). La scultura è stata inizialmente attribuita a un altro re della XIII dinastia, Khendjer, ma recenti esami delle iscrizioni hanno dimostrato che originariamente recava il nome di Djedkheperw. Medio Regno, approssimativamente risalente al 1772-1770 a.C. Diorite nera. Museo del Cairo (JE32090). (Foto: Christoph Gerigk © Franck Goddio / Hilti Foundation)

Ma, purtroppo, il dio aveva definitivamente lasciato il mondo terrestre per regnare nell’Aldilà (la Duat) e presiedere al tribunale oltremondano al quale si sarebbe dovuto presentare ogni defunto al fine di essere giudicato meritevole (o meno) della vita eterna. Tuttavia, l’ultima unione con la sua amata sposa avrebbe portato alla nascita del figlio Horus (Immagine n. 8), erede al trono d’ Egitto, legittimo, devoto e leale.

Immagine n. 8 Horo e Iside a fianco alla figura di Osiride rappresentato accovacciato e con i lineamenti del faraone Osorkon II. Pendente in oro del Terzo periodo intermedio (regno di Osorkon, II XXXII dinastia, ca. 874-835 a. C.). altezza: 9 cm; larghezza: 6,6 cm. Oro, lapislazzuli e vetro rosso. Museo del Louvre. (© ph. Guillaume Blanchard, 2004)

Anche Horus, però, dovette intraprendere una dura e lunga lotta (durata circa ottanta anni) con lo zio Seth per disputarsi il trono lasciato vacante da Osiride. Dopo una lunga serie di gare e cimenti, ben documentata nell’arte e nella letteratura egizia, il tribunale degli déi dichiarerà Horus vincitore e suo padre vendicato.

Ma questa è un’altra storia, anzi un altro straordinario mito di cui ci informa il papiro Chester Betty I, risalente all’epoca di Ramses V (fine della XX dinastia), ma che quasi certamente è l’adattamento di un racconto che già era noto nel Medio Regno.

Fonti: Franck Monnier: “L’Univers Fascinant des Piramides d’Égypte”, pag.245

David P. Silverman: “Antico Egitto”, pagg. 134-135

Edda Bresciani: “Letteratura e poesia dell’antico Egitto”, pag. 363”

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