ovvero dall’oscurità alla luce divina
Di Andrea Petta

La bara più interna di Kha, che conteneva la sua mummia, è anch’essa di pregevolissima fattura, interamente ricoperta da foglia d’oro posata su uno strato di gesso, a testimonianza ulteriore della posizione altolocata del defunto.

Era originariamente decorata da ghirlande floreali, e completa un “percorso” di rigenerazione: dal nero del sarcofago esterno alla luce dell’oro, passando attraverso la bara esterna dove dove gli esseri divini e i testi sacri sono mostrati “solarizzati” sullo sfondo nero.


Viene così ricreata la “camera sepoltura di Osiride” o “camera d’oro”, quel luogo segreto e magico in cui Osiride si unisce a Ra, la cui luce, come l’oro, risplende in eterno, nel percorso di resurrezione che si trasla anche al defunto.


Insieme alla bara esterna di Kha ed al suo sarcofago, rappresenta quindi uno dei reperti (a mio personalissimo parere) più simbolici ed affascinanti del Museo Egizio di Torino.

Fonti:
- Museo Egizio di Torino
- Sousa, R. (2019). Gilded flesh: coffins and afterlife in Ancient Egypt.