Arti e mestieri, Materiali

ESTRAZIONE E LAVORAZIONE DELLE ROCCE

A cura di Stefano Argelli

La scelta del luogo

L’attività estrattiva veniva generalmente svolta in cave e in trincee a cielo aperto, anche se talvolta, per seguire i livelli di roccia desiderati, le coltivazioni continuavano in gallerie scavate in sotterraneo. La scelta dell’ubicazione del sito di estrazione che prevedeva l’attività di cava, era basata su una serie di fattori tra cui prima di tutto la qualità del materiale. ossia caratteristiche estetiche e tecniche, nonché la disponibilità di blocchi su misura, la vicinanza ai siti di costruzione o di lavorazione verso i quali il materiale era destinato e la vicinanza al Nilo, nel caso fosse stato necessario il trasporto via acqua.

Rampa centrale fiancheggiata da 2 serie scale, per sollevare e trasportare i blocchi dalle cave. Hetnub o Hatnub è un sito archeologico in Egitto a sud-est di Amarna a circa 65km da Minya. Fin dall’antichità la località era nota per le sue cave di Calcite traslucida, detta impropriamente Alabastro, impiegata fin dal periodo Protodinastico per la produzione di vasi.
Mons Clauudias era una cava romana situata nel deserto orientale egiziano, a metà strada tra Mar Rosso e Quena, qui si estraeva Granodiorite.

Tecniche di estrazione

Dal periodo Predinastico (3900-3300a.C.) l’estrazione e gran parte della lavorazione dei lapidei ornamentali duri veniva effettuata tramite utensili in pietra, come battenti o martelli, foggiati da da rocce più dure e resistenti alla rottura: il materiale più comune era la Dolerite (roccia Magmatica) ma venivano anche utilizzati Andesiti, Graniti a grana fine, Arenarie silicizzate e Gneiss anortositici, con queste rocce venivano anche fabbricati utensili per la molatura, che servivano per levigare le superfici ruvide. mentre l’effettiva lucidatura veniva realizzata probabilmente tramite sabbia comune ricca di Quarzo. Per quanto riguarda la lavorazione della roccia estratta, studi archeologici effettuati sulle antiche cave dell’area di Assuan indicano almeno due fasi: la prima fase consisteva nell’eliminazione dello strato corticale di alterazione, utilizzando il bordo tagliente degli utensili in pietra, per esporre le superfici fresche dei blocchi rocciosi, che venivano poi lavorati fino ad ottenere la taglia desiderata o la forma grezza di un determinato manufatto; la seconda fase prevedeva la smerigliatura e levigatura dalla superficie scolpita tramite una miscela di acqua e polvere di Quarzo e una lucidatura finale, effettuata invece con una miscela pastosa di acqua e polvere di Quarzo più fine.

Attrezzi da lavoro in pietra e Rame.

Tecniche di estrazione con l’utilizzo del ferro

Forse già dalla XXVI dinastia (672-525a.C. circa) furono utilizzati per la prima volta utensili in ferro che comprendevano grandi martelli da fabbro, picconi, scalpelli e cunei: per l’estrazione di blocchi dal substrato roccioso, sulla superficie veniva scolpita una fila di fori cuneiformi all’interno dei quali erano infissi dei cunei di ferro, che tramite martellamento ripetuto, provocavano la fratturazione della roccia lungo la fila di fori stessa.si ritiene che ai lati dei cunei venissero collocate sottili lamine di ferro chiamate “piume” per aumentarne la forza laterale di trazione.

Altri attrezzi da lavoro

Trasporto

Per quanto riguarda il trasporto dei blocchi di roccia estratti, durante il periodo Dinastico(3060-332a.C.) venivano utilizzate slitte di legno trainante da animali da tiro o più comunemente da squadre di uomini: per ridurre l’attrito, il traino veniva effettuato o su terreno bagnato o su travi di legno, predisposte trasversalmente rispetto alla direzione di trasporto, che venivamo ripetutamente ricollocate per terra di fronte alle slitte. Il traino delle slitte su cilindro di legno sembra invece essere meno verosimile, poiché questi risultavano efficaci su terreni duri e lisci e relativamente piani; lo stesso vale anche per l’utilizzo di carri su ruota, che a causa dell’elevato carico dei dei materiali rocciosi trasportati e della presenza di strade sterrate instabili, potevano bloccarsi o danneggiarsi. Solo nel periodo Romano (30a.C.-395d.C.) e forse nel tardo periodo Tolemaico, divenne prevalente il trasporto via terra dei materiali lapidei estratti, tramite carri trainati da animali, è questo grazie ad una rete di strade ben realizzate che collegavano i siti di cava nel deserto con la valle del Nilo. In tutti i periodi e per tutti i tipi di roccia, invece il materiale cavato veniva scalpellato sul sito, almeno parzialmente fino a raggiungere una lavorazione prossima a quella definitiva; questa procedura riduceva il peso del materiale da trasporto e permetteva di rilevare qualsiasi difetto nei blocchi di roccia, prima che lasciassero il il sito di estrazione.

Dipinto all’interno della tomba del monarca Djehutihotep: ai piedi della grande statua trasportata nel deserto si vede una persona intenta a versare acqua sulla sabbia, davanti al traino. XII dinastia 1990-1780 a.C.

Fonte: Museo Egizio di Torino

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