A cura di Andrea Petta
È una stele (o meglio, un frammento di stele) in granodiorite grigia di 112×75 cm con inciso lo stesso testo in demotico, in greco antico ed in geroglifico.Si tratta di un decreto, promulgato nel 197-196 a.C., in occasione dell’anniversario dell’ascesa al trono di Tolomeo V Epifane.Dopo aver elencato le innumerevoli imprese di Tolomeo V, decreta che statue in suo onore debbano essere erette in tutti i templi, e che si tengano celebrazioni in suo onore. Il paragrafo conclusivo dichiara “E questo decreto sarà inscritto su stele di pietra dura, in santo (geroglifico) e in nativo (demotico), e in lettere greche”.


Fu probabilmente eretta nei pressi di un tempio, presumibilmente a Sais, e spostata in periodo medioevale, utilizzata come materiale di costruzione per Fort Julien vicino alla città di Rashid (Rosetta). Ne sono sopravvissute 14 righe in geroglifico, 32 righe in demotico e 54 righe in greco.
La storia
Riemerse alla luce nel luglio 1799 nel corso della spedizione napoleonica ad opera di tale Boussard o Bouchard (non è univoco), ma è probabile che sia stato riportato solo il nome del caposquadra dei lavori. La scoperta venne riportata nel “Courriere de l’Égypte” (il giornale ufficiale della spedizione francese) a settembre e fin da subito venne vista come la chiave per decifrare i geroglifici.



L’edizione del “Courier de l’Egypte” con la notizia del ritrovamento. La data è 29 fruttidoro, anno 7° (15 settembre 1799). La scoperta viene riportata come effettuata il 2 fruttidoro, anno 7° (19 agosto 1799). Nella terza pagina c’è l’immediata percezione che sia la chiave per la decifrazione dei geroglifici. Ritrovare queste immagini è stato un tuffo nella Storia.
Alla sconfitta dei Francesi in Egitto scoppia il pandemonio.
Gli Inglesi pretendono la consegna di tutti i monumenti, i papiri, le mappe, gli schizzi, i disegni. I Francesi si rifiutano.
Lo scienziato francese Etienne Saint-Hilaire dichiara al diplomatico inglese William Hamilton: “Bruceremo noi stessi queste ricchezze…farai i conti con la memoria della Storia. Avrai bruciato una nuova biblioteca di Alessandria“. Al che gli Inglesi ci ripensano e chiedono solo i monumenti.
Fourier in persona stila l’elenco: al n° 8 c’è la Stele di Rosetta. Poi ci ripensa e prova a nasconderla su una barca; Hamilton però la scopre e la requisisce.
Come abbiamo visto, calchi e copie di bassa qualità giunsero comunque in Francia, e nel 1822 finalmente la pubblicazione sulla “Description de l’Egypte” in quella che oggi definiremmo “alta risoluzione”.

Di lì in avanti la Stele non lascerà più l’Inghilterra nonostante ripetute e vane richieste di riportarla in Egitto come per altri reperti.Nel 2002 numerosi musei quali il British Museum, il Louvre, il Pergamon Museum di Berlino e il Metropolitan Museum di New York hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui dichiarano che “gli oggetti acquistati in tempi precedenti devono essere visti in alla luce di sensibilità e valori differenti che riflettono quell’era” e che “i musei non servono solo ai cittadini di una nazione ma il popolo di ogni nazione“, chiudendo di fatto ogni porta alle pretese di restituzione degli antichi reperti.
La Stele è quindi rimasta al British Museum (inventario EA24) dove, in tempi normali, bisogna scostare una massa oceanica di giapponesi per riuscire a fotografarla.

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