Età Predinastica, Kemet

I SITI PREDINASTICI: EL-ADAIMA

A cura di Ivo Prezioso

Il sito di El-Adaima è situato in Alto Egitto all’incirca a 8 Km. a Sud di Esna e a circa 25 Km.a nord di Ieraconpoli . Gli scavi, ripresi nel 1989 ad opera dell’Istituto Francese di Archeologia Orientale del Cairo (IFAO), hanno interessato un vasto abitato (circa 35 ettari) e due necropoli. In realtà il sito fu scoperto da Henri De Morgan che, nel 1908, lo riportò alla luce eseguendo scavi sia nel settore delle necropoli, sia dell’area abitativa. La maggior parte del materiale recuperato all’epoca è conservato presso il Museo di Brooklyn e, in misura minore, al Museo Archeologico Nazionale di Saint-Germain-en Laye. Nel 1973 il sito è stato nuovamente esplorato da Fernand Debono, nell’ambito delle attività svolte dall’ IFAO, che riportò alla luce una trentina di tombe. Nel 1988 l’installazione di motopompe ha distrutto una parte della necropoli e per di più furono costruite case sull’area dell’antico centro abitato. Grazie all’intervento del Servizio delle Antichità egiziano è stato possibile mettere in salvo le principali zone di scavo, ma l’estensione delle zone agricole ha provocato la totale distruzione dei siti localizzati sul bordo dei terreni agricoli.

A sinistra: vista satellitare dell’Egitto con la localizzazione del sito di el-Adaima; a destra: cartina con dettaglio dei siti archeologici egiziani. La stella rossa evidenzia la posizione di el-Adaima

Uno dei principali punti di interesse emersi ad el-Adaima è dovuto al fatto che gli scavi condotti tra il 1990 e il 1993 hanno interessato parallelamente l’area delle necropoli e quella del centro abitato, permettendo un confronto senza precedenti nel campo degli studi sulla preistoria egizia, conosciuta esclusivamente per i suoi cimiteri. In particolare, sono state evidenziate due necropoli distinte dal punto di vista topografico, geomorfologico e cronologico: la Necropoli Ovest che domina il panorama di tombe scoperte in passato da De Morgan (cronologicamente riferite alla fase finale del Naqada I, Naqada II e III) e la Necropoli Est (I e II Dinastia), prolungamento della precedente, che occupa una parte del letto di una Uadi che separa la Necropoli Ovest dall’area dell’abitato. Analizzeremo nel prosieguo le tre zone di interesse archeologico

Vaso globulare, con due ampi manici sulla spalla. Ceramica rossastra, decorata, in pittura bruno-rossastra, con spirali disposte in file ordinate; motivi semicircolari nella parte superiore; denso motivo incrociato sul labbro sottile e leggermente svasato, che si irradia sulla parte inferiore. Collo molto corto e fondo arrotondato. Naqada II (3500-3300 a.C.), Brooklyn Museum. Dimensioni 14×19,4 cm.

Fonte: Beatrix Midant-Reynes, Nathalie Buchez, Eric Cubezy, Thierry Janin (Institut français d’archéologie orientale, Le Caire)

Parte I, La Necropoli Ovest

Nella Necropoli Ovest sono state rinvenute duecentoquarantuno tombe, di cui solo una ventina intatte. Si tratta di semplici fosse scavate nella sabbia ed aventi una profondità molto variabile. Lo sviluppo delle sepolture è organizzato a partire dalla più antica (Naqada Ic). E’ situata sul punto più elevato e mostra delle notevoli peculiarità relative alle pratiche funerarie. In una fossa di circa 2,5 metri di diametro fu acceso un fuoco. Una volta spentosi vi furono deposte sei salme accompagnate da offerte consistenti in piccoli vasi decorati con motivi a zig-zag. Come già avvenuto tante altre volte, la tomba è stata saccheggiata per prelevarne gli oggetti più ambiti (forse dei gioielli realizzati in rame). Risulta evidente che queste tombe furono depredate a partire dall’epoca predinastica da persone che ne conoscevano sia ubicazione che il contenuto e la disposizione dei corpi. Era sufficiente affondare le mani nella sabbia, cercando gli oggetti di interesse situati, per lo più, laddove era posta la testa del defunto. Infatti, la parte cefalica è l’unica che è risultata alterata.

A partire da questa sepoltura, il cimitero si è sviluppato in direzione nord-est e soprattutto sud-est, con inumazioni semplici e multiple (in genere due o tre individui), rivelando pratiche funerarie note, ma che non erano mai state accuratamente documentate come, ad esempio, le inumazioni semplici, ricoperte unicamente da una stuoia, e l’asportazione di crani. L’insieme dei corpi venuti alla luce ha mostrato la presenza di pochissimi bambini, contrariamente a quanto rivelato dalla Necropoli Est.

Vaso con decorazione a zig-zag , Predinastico. Periodo Naqada II (ca. 3500-3300 a.C.) Argilla e pigmento.

L’oggetto è realizzato in ceramica color cuoio, con due larghe anse e base piccola appiattita. Il collo è corto, concavo, leggermente spostato dalla spalla la bocca dritta, piuttosto ampia. Il labbro discretamente ampio, ha la parte superiore appiattita e leggermente inclinata. Il lato inferiore è smussato, lievemente arricciato, e sporge nettamente sul collo. Il vaso è decorato, con pigmento bruno-rossastro, da sei bande di larghezza quasi uguale, riempite da linee orizzontali (simboleggianti l’acqua), dal collo alla base, manici inclusi.

Provenienza: el-Adaima. Brooklyn Museum.

Parte II, La Necropoli est

Nella Necropoli Est, a differenza di quella Occidentale, tutte le sepolture sembrano essere intatte ed appartengono in massima parte ad individui giovani. Da trentacinque tombe esplorate è emerso che si tratta di fosse scavate nel limo, con inumazioni in cofani di argilla cruda o in vasi che contengono il defunto oppure possono essere, più semplicemente, adagiati in posizione capovolta su di esso. Le offerte rinvenute si sono rivelate molto scarse, mentre sono evidentissimi numerosi casi di manomissione delle ossa.

La Necropoli Est durante gli scavi (foto A. Lecler, IFAO)

In particolare, una sepoltura secondaria (denominata S162), presentava un cofano in argilla cruda contenente varie parti del corpo: il cranio e la mandibola, l’osso iliaco, un femore ed una parte di colonna vertebrale. Ancora più particolare, costituendo un caso unico, è stato il rinvenimento di un cranio collocato rovesciato in una fossa e ricoperto da un vaso. Il tutto ad ulteriore riprova del danneggiamento dei cadaveri cosi frequente all’inizio dell’epoca dinastica. Tra le tipologie di vasi restituiti da questa necropoli, una parte preponderante è costituita da oggetti destinati alla cottura, come dimostrano i residui di sostanze carbonizzate. L’utilizzo di tale tipo di vasellame testimonia un evidente cambio di abitudini, dal momento che questo tipo di ceramica non era presente in ambito funerario, come dimostrano i ritrovamenti della Necropoli Ovest. Inoltre, la fattura piuttosto scadente (materiale cotto troppo a lungo, pareti non perfettamente modellate o crepate) denota una sorta di decadimento dei corredi funebri. Questo cambiamento così evidente pone una nuova serie di interrogativi sulla transizione delle pratiche funerarie tra il predinastico ed il protodinastico.

Considerazioni interessanti ci possono venire dall’applicazione delle recenti tecniche applicate all’archeologia. E’ stato infatti messo a punto un interessante progetto di paleobiologia che coinvolge vari Laboratori ed Istituti di ricerca, nell’intento di sfruttare le possibilità offerte dallo studio del DNA fossile avente come scopo primario lo studio dei rapporti di parentela delle necropoli di el-Adaima. Come sappiamo, il DNA rappresenta il codice genetico degli individui ragion per cui il suo studio ci fornisce una serie di informazioni relative ad un osso appartenente ad un determinato soggetto. Grazie a queste informazioni è possibile ricostruire con certezza l’appartenenza di varie ossa ad una determinata persona, le sue relazioni genetiche ed eventuali rapporti di consanguineità con gli altri corpi inumati. Si sono, parimenti, potuti individuare alcuni aspetti epidemiologici, come dimostrano i casi di tubercolosi ossea scoperti in molti soggetti della Necropoli Ovest. Altre patologie evidenziate sono vari tipi di calcoli urinari e biliari e la presenza di diversi gangli calcificati.

Parte III, L’AREA ABITATIVA

I risultati delle indagini condotte nell’area abitativa, anche se meno spettacolari, hanno fornito evidenze non meno interessati. Sono state individuate due zone di insediamento: una su una terrazza ghiaiosa ai margini settentrionali del sito e l’altra sul rivestimento sabbioso che digrada in direzione sud.

Veduta aerea dell’area abitativa. Foto A. Lecler, IFAO

Nel primo caso si evidenziano fossati di modesta larghezza e profondità, rivestiti di malta molto dura e contenenti buchi per pali, che delineano tre strutture rettangolari. E probabile si tratti di resti di costruzioni utilizzate come magazzini a giudicare dal rinvenimento in situ di grani di cereali. Ma gli sforzi esplorativi si sono concentrati prevalentemente sul 900 metri quadrati di superficie relativi alla ghiaiosa e sue adiacenze. Si è scavato per una profondità di circa cinquanta centimetri sino a raggiungere il terreno vergine. A causa dell’azione degli agenti erosivi, i vari livelli di occupazione sono stati alterati, causando sovrapposizioni o, addirittura, grovigli molto difficili da ricomporre. In questa zona le strutture appaiono meno permanenti e presentano focolari, buchi per i pali, resti di paletti lignei e zone di deiezione indicativi di un’occupazione domestica molto varia su questo territorio.

Sono state rinvenute sepolture di neonati (del tutto assenti nella contemporanea Necropoli Ovest) e inumazioni di animali, in particolare quattro cani ed un porcellino. Il ritrovamento della metà di un cranio umano, conservato in un sacco di cuoio, non può che essere ricondotto alle asportazioni di crani avvenute in quella stessa Necropoli). Uno dei risultati più stimolanti è stata l’individuazione di una cronologia verticale, resa possibile dall’applicazione dei moderni metodi di indagine e dallo studio delle ceramiche rinvenute. Ne emerge un filo conduttore che, partendo dai livelli più profondi, delinea un quadro cronologico perfettamente coerente che ha potuto essere integrato da una decina di datazioni C14.

Si sono così potuti individuare due grandi periodi suddivisi in un certo numero di fasi. La più antica ricopre tutta la seconda fase dell’epoca naqadiana (cioè dalla fine del Naqada I e tutto il Naqada II) ed è databile in un periodo che si colloca tra il 3600 e il 3400 a.C. Il livello più recente copre l’arco temporale corrispondente alla parte finale del predinastico (Naqada III) ed è databile tra il 3300 ed il 2950 a.C.

Alla base della sequenza sono stati rinvenuti piccoli focolari circolari, mediamente del diametro di circa 20 cm., costituiti da rametti combusti per tre quarti. Trattandosi di fuochi di breve durata, si potrebbe ipotizzare che debbano essere collegati ad un area originariamente destinata alla sepoltura. Gli scavi, però non hanno confermato tale utilizzo. Al livello successivo emergono evidenze di costruzioni leggere (parti di recinti), costituiti da paletti lignei del diametro di circa 5 cm. Di particolare interesse si è rivelata una struttura allungata (5 metri di lunghezza x 1 metro di larghezza), costituita da un paletto del diametro di 15-20 cm alle estremità e da paletti più piccoli per lo più riuniti in gruppi di due o tre. Si può escludere che questa struttura sia da porre in relazione con un’abitazione; probabilmente, è da ritenersi connessa ad un’attività economica, agricola o legata alla pastorizia. La presenza dei pali portanti all’estremità suggerisce la possibile esistenza di una copertura, che avvalorerebbe l’ipotesi di una struttura per lo stoccaggio di cereali.

I risultati delle analisi carpologiche (studio dei semi) effettuati in quest’area evidenziano, infatti, una accurata setacciatura del grano e la pratica dello stoccaggio dell’orzo. Accanto a queste strutture leggere, sono state rinvenute tracce di costruzioni più solide, come sembrano confermare la presenza di buchi per pali praticati nel limo di riporto e delle ceramiche utilizzate come elementi di bloccaggio.

Sono da ricondurre a questa fase le sepolture per i quattro cani (di cui una contenente anche un vaso di offerte), del porcellino e di tre neonati di pochi mesi. Uno strato di limo e sabbia induriti, formatosi grazie anche all’accumulo di materiale organico, sigilla il livello relativo a questo periodo.L’attività in quest’area riprende nel periodo Naqada III ed è attestata dalla presenza di grandi fosse con residui di cenere, mentre l’attività umana si sposta più a nord in prossimità del fiume ed ai margini delle coltivazioni attuali. Già una raccolta di superficie, operata nel 1989 sotto la direzione di A. Hesse, aveva dimostrato che la zona interessata dall’abitato era migrata verso le sponde alla fine del predinastico. Gli scavi del 1993 (Midant-Reynes ed altri) hanno confermato questa ipotesi.

Fonte:

Beatrix Midant-Reynes, Nathalie Buchez, Eric Cubezy, Thierry Janin (Institut français d’archéologie orientale, Le Caire)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...