Iconografia

L’IPPOPOTAMO FEMMINA – LA DEA TUERIS O TAWERET

A cura di Luisa Bovitutti

L’ippopotamo femmina era simbolo di fecondità e fu divinizzata con i nomi di Ipet (‘harem’), Reret (‘la scrofa’) e Tueris (‘grande’) che alla fine assimilò le altre due versioni.

Museo egizio di Torino – XIX dinastia

Tueris o Taweret (il nome ha molteplici altre varianti) fu una divinità domestica ed apotropaica molto popolare; nell’Antico Regno apparve come madre e nutrice divina del Faraone, poi divenne patrona delle partorienti, dei bambini e delle donne incinte e vegliava sul sonno.

Nel Medio Regno e ancora di più nel Nuovo Regno la sua immagine fu utilizzata per adornare oggetti magici in avorio di ippopotamo probabilmente usati nei rituali associati alla nascita e alla protezione dei bambini; Hatshepsut la rappresentò come presente alla sua nascita divina ed i sovrani tolemaici la raffigurarono insieme a Bes sulle pareti esterne dei templi per tenere a bada le forze del male.

1400 – 400 a. C. – oro – galleria Bollinger – Londra

Come dea della fertilità e dell’inondazione veniva definita “La signora del cielo”, “La padrona dell’orizzonte”, “Lei che rimuove l’acqua”, “La padrona dell’acqua pura” e “La signora della casa natale”.

Nel Nuovo Regno la sua immagine veniva spesso usata negli zodiaci per rappresentare una costellazione del nord (si vedano ad esempio le tombe di Senenmut e di Seti I).

Epoca tolemaica – faience – MET New York

Con il tempo assunse anche il ruolo di divinità funeraria, evidenziato dalla pratica comune di collocare ippopotami decorati con flora palustre (come William, per intenderci) in tombe e templi con lo scopo di facilitare il processo di rinascita dopo la morte.

Essa veniva raffigurata come una femmina di ippopotamo ritta su zampe posteriori leonine, incinta e con i seni penduli, appoggiata al nodo protettivo sa, simbolo della protezione magica (una stuoia arrotolata e legata) e con una coda di coccodrillo sul dorso; indossava un copricapo con le corna e il disco solare di Hathor e talvolta teneva in mano anche altri simboli di protezione come l’ankh, il flabello, una fiaccola, un coltello o serpenti velenosi.

Fin dal periodo predinastico si usarono amuleti protettivi con le sembianze di ippopotami femmine (3000–2686 a.C. circa) e la tradizione di fabbricarli e di indossarli continuò fino all’epoca romana (390 d.C.).

Museo del Cairo – proveniente dalla cappella di Osiride Nedbjet a Karnak. Scisto, XXVI din, h. 95 cm.

FONTI: 

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