(Carter 239)
Di Andrea Petta
Il sacrario più interno, quello più vicino al sarcofago ed alla salma del Faraone defunto, fa riferimento alle origini ed alle divinità protettrici più importanti, un’estrema barriera a difesa del defunto.



La forma infatti è quella del “Santuario del Nord” pre-dinastico, il cosiddetto “pr-nw” ( o “per-nu”) o “palazzo Reale di Buto”, con il tetto a volta e due battenti o cornicioni davanti e dietro. Realizzato in legno di cedro, misura 2,90 m di lunghezza x 1,48 m di larghezza e 1,90 m di altezza e pesa intorno ai 900 chili complessivi.
Il tetto è decorato con le figure di Iside, Nephtys, Selkis e Neith, alternate a occhi udjat, figure di Anubi sdraiate ed avvoltoi Nekhbet. Gli udjat e le due figure di Anubi sono appoggiati a pilastri simili ai piloni dei grandi templi di Tebe, proprio come la statua di Anubi della Stanza del Tesoro. Le dee sono invece inginocchiate su simboli nbw (oro) una posa che abbiamo già visto nella tomba di Nefertari.

All’interno del soffitto è raffigurata Nut che spiega le ali sul defunto affiancata da due figure alate di Horus, tutte sopra tre segni nbw, insieme a due figure di Anubi.

L’interno del soffitto con Nut che spiega le ali sul defunto affiancata da due figure alate di Horus, tutte sopra tre segni nbw, insieme a due figure di Anubi. Schema di Piankoff

Sia sulle porte che sul retro un disco solare alato affiancato da due serpenti, uno con la Corona Rossa e l’altro con la Corona Bianca, sormonta Iside e Nephtys con le loro ali spiegate. Sulle porte è inciso il I Incantesimo del Libro dei Morti.


Come già specificato, questo sacrario non aveva sigilli.
Le pareti laterali presentano entrambe due figure di Thoth in forma di ibis che sorreggono il cielo, e una processione di dèi: Geb, Duamutef (raffigurato con una testa di falco), Anubi e Imset da un lato, Hapi, Anubi, Qebehsenuf (raffigurato con testa umana) e Horus Vendicatore di Suo Padre.



La direzione delle processioni è tale da fronteggiare gli dèi raffigurati sulle pareti esterne del terzo sacrario, a formare una “rete” impenetrabile di protezione.

Le pareti interne sono incise con l’Incantesimo 17 del Libro dei Morti.
Ricordiamoci che l’ordine dei testi parte proprio da questo sacrario: inizia da qui la trasformazione del Faraone defunto, l’Osiride, nel sole vivente, compiendo il ciclo imperituro del tempo. In questo Tutankhamon rende onore al suo prenomen Nebkheperure (Padrone delle Trasformazioni come Ra) in cui la “trasformazione” è proprio il ciclo vitale del sole.
A marzo 2021 è stato trasferito al GEM di Giza, in attesa della sua inaugurazione

Riferimenti:
- Howard Carter, Tutankhamon. Mondadori 1984
- Thomas Hoving, Tutankhamon. Mondadori 1995
- Henry James, Tutankhamon – Edizioni White Star
- Nicholas Reeves, The Complete Tutankhamun, 1998
- Piankoff, Alexandre. “Les chapelles de Tout-ankh-Amon.” (1951).
- The Griffith Institute, Tutankhamun: Anatomy of an Excavation. The Howard Carter Archives
- https://www.egy-king.com/
- Foto: Museo Egizio del Cairo, Henry James, The Griffith Institute, AKG Images, Merja Attia