E' un male contro cui lotterò

I SERVIZI IGIENICI

Di Andrea Petta e Franca Napoli

Abbiamo visto come le principali fonti di informazioni sulle abitazioni egizie ci vengono fornite dai villaggi degli artigiani che non sono più stati “sepolti” dalle generazioni successive.

Nessuno di questi villaggi aveva dei pozzi: l’acqua era portata con dei contenitori dal Nilo e furono costruite delle cisterne comuni.

La zona per lavarsi con lo scarico delle acque reflue in una ricostruzione di James Dunn

La pulizia personale era considerata di importanza basilare e sia ricchi che poveri cercavano di lavarsi il più spesso possibile. Spesso una stanza della casa era adibita proprio a questa funzione, con un pavimento in pietra liscio e leggermente inclinato per far defluire l’acqua.

Non si conosceva il sapone, ma un surrogato formato da calcite, natron, sale e miele veniva usato come una sorta di scrub. Le donne cercavano di mantenere la pelle morbida con unguenti ed olii aromatici.

Famosi sono i coni di grasso animale impregnati di profumi che venivano collocati sulle parrucche dei più facoltosi durante i banchetti o altre cerimonie e che, sciogliendosi, liberavano le loro essenze.

Coni profumati sulle teste di giovani donne, tomba di Nebamun

Venivano utilizzati anche deodoranti, che secondo gli scritti pervenuti fino a noi, erano creati con la polpa di carruba o con incenso.

Sia uomini che donne si radevano il corpo per motivi igienici (i parassiti erano estremamente frequenti); gli uomini si radevano spesso anche la testa. Un’eccezione era composta dai pastori, spesso raffigurati con lunghe barbe.

Non ci sono evidenze di malattie veneree, anche se la prostituzione era presente come in tutta la storia umana.

All’interno delle case, vicino alla camera da letto che costituiva la stanza più riservata della casa e spesso posizionata nella zona sud-ovest, una o più stanze fungevano da bagno, latrina e ripostiglio.

Il “bagno” era dotato di un pavimento in lastre di pietra leggermente inclinato, con le pareti rivestite fino a una certa altezza (circa mezzo metro) con lastre di pietra grezza per proteggere dall’umidità e dagli schizzi.

Il drenaggio delle acque reflue veniva fornito posizionando un catino sotto uno scarico che raccoglieva l’acqua veicolata dall’inclinazione del pavimento, o talvolta tramite canali di drenaggio che attraversavano il muro esterno irrigando l’eventuale giardino intorno alla casa o scaricando direttamente nella sabbia del deserto. In mancanza di un sistema di acqua corrente, si immagina che l’acqua venisse versata da un inserviente posizionato dietro un basso muretto che separava la “zona doccia” dalla latrina.

I bisogni corporali venivano “espletati” normalmente su sedili di mattoni o di legno sotto i quali veniva posta una sorta di pitale oblungo riempito di sabbia o un vaso in terracotta chiudibile con un coperchio.

L’aspetto delle latrine egizie, con lo spazio per un vaso al di sotto della seduta

Le case più raffinate potevano avere sedili per i bisogni in pietra o ceramica, posti su grandi contenitori, sempre con della sabbia.

Uno dei primi sedili pervenuti fino a noi
Sedile in pietra calcarea, periodo di Amarna
E qui siamo al Museo Egizio di Torino, nella zona dedicata alla tomba di Kha e Merit: a destra la scatola dei cosmetici di Merit, e a sinistra il sedile per i bisogni della coppia
Una riproduzione moderna del sedile di Kha e Merit

I rifiuti venivano regolarmente portati in discariche all’esterno dei villaggi.

Ogni aspetto della vita quotidiana doveva avvicinarsi alla “Ma’at”, mantenendo un decoro ed un ordine che ebbero effetti positivi sulla salute degli Antichi Egizi.

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